Blitz anti-pizzo a Palermo: 18 arresti a Brancaccio

BARBARA FILIPPONE

Ultimamente  l’idea che il pizzo non si pagasse più a Palermo andava crescendo sempre più, ci si illudeva che questa pratica mafiosa non facesse subire ai poveri negozianti  l’umiliazione e il disagio economico di sottomettersi alla volontà mafiosa, in realtà non se ne parlava più; ma la realtà è che sono solo cambiate le modalità del pizzo e tutto diventa solo più silenzioso. A Palermo infatti l’operazione, battezzata “Zefiro“, condotta dalla sezione Criminalità organizzata della squadra mobile di Palermo, coordinate dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi e dai sostituti Francesca Mazzocco, Caterina Malagoli ed Ennio Petrigni, ha ricostruito la vita criminale di uno dei più potenti mandamenti mafiosi cittadini negli ultimi anni ed ha registrato, accanto alle tradizionali attività di lucro di Cosa Nostra, anche contatti nuovi con cellule criminali provenienti da altre organizzazioni, nello specifico di Napoli e Milano.

Luogo delle intercettazioni è stato un magazzino nella zona orientale della città, dove Natale e Bruno  ricevevano i commercianti che si presentavano direttamente per pagare il pizzo. Naturalmente la richiesta non era esplicita ma si affidava solo al buon cuore del commerciante che si doveva concretizzare in un’offerta natalizia e pasquale, o addirittura nell’organizzazione delle feste del quartiere per esempio. Fra i 18 arresti spicca infatti proprio il proprietario del magazzino, Natale Bruno, fedelissimo dei Graviano, storici padrini di Cosa Nostra e del quartiere Brancaccio, i capimafia delle stragi del 1992-1993, che ordinarono l’assassinio di don Pino Puglisi, che nonostante il carcere duro dettano ancora legge dal carcere. Ma quella stanza dove Bruno riceveva i commercianti era diventata, a sua insaputa, una stanza del Grande Fratello, imbottita di cimici e microspie, ignari anche i residenti di un tranquillo stabile che non immaginavano assolutamente che in quel magazzino potessero svolgersi simili “faccende”. Oltre il pizzo c’era anche lo spaccio di droga e fra gli arrestati anche un cantante neomelodico conosciuto col nome d’arte Gianni Clemente.

Gente senza scrupoli autori di estorsioni, spedizioni punitive e di danneggiamenti per il rispetto delle regole di cosa nostra, pronti a far rispettare le regole di Cosa Nostra. Ma questa volta hanno avuto una brutta battuta d’arresto, la punta di un iceberg che dovrebbe fare da apri pista nella lotta alla mafia; ma si sa che la mafia ha sette vite come i gatti, non morirà mai. Purtroppo.

Intanto: “Esprimo la netta condanna per la nuova vile intimidazione contro il Centro Padre Nostro a cui va la mia solidarietà”, lo ha detto il sindaco Leoluca Orlando che ha espresso anche “apprezzamento per la manifestazione di solidarietà di ieri al Teatro Brancaccio sostenuta da questa amministrazione”, ringraziando le Forze dell’ordine per “l’incessante impegno a difesa della legalità nella nostra città”.

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