PIPPO FALVELLA: il salto tra le nuvole … nella storia !!

Aldo Bianchini

SALERNO – “Papà, sei nella storia !!” ha gridato con quanta forza aveva in corpo la giovane Francesca nel Duomo di Salerno per salutare suo padre Filippo Falvella (detto Pippo, da sempre e per sempre). Forse Pippo non verrà ricordato negli annali della grande storia ma sicuramente rimarrà nei nostri cuori e nella nostra storia per sempre. Lo conoscevo da oltre quarant’anni, da più di un anno non lo vedevo aggirarsi nel tratto di Corso Vittorio Emanuele compreso tra il Bar Moka e il Tribunale, cioè nella sua abituale casa giornaliera. Mercoledì mattina 19 novembre la gravissima notizia della sua morte mi è stata data da un amico nel Bar Umberto di Piazza Amendola; una notizia che mi ha sconvolto lasciandomi senza parola. Nel pomeriggio, come tantissimi altri salernitani, mi sono recato nella Casa del Mutilato per il doveroso ossequio alle sue spoglie; resto in silenzio e ancora più sconvolto rispetto alla mattina, Pippo è letteralmente irriconoscibile. Probabilmente tutta colpa di quel dolore immenso che covava dentro di lui da quella maledetta sera del 7 luglio 1972 quando suo fratello diciannovenne Carlo (il gigante buono tra i militanti dell’allora MSI) fu ucciso al termine di un banale litigio verificatosi tra il lungomare e Via Velia con alcuni militanti del PCI (Giovanni Marini, Francesco Mastrogiovanni, ecc.); un dolore che si è scaricato tutto d’un tratto frantumandogli ogni possibile resistenza umana. Resto immobile, lo guardo dentro la bara, e mi dico che non può essere lui; è vero, lì c’è soltanto quel che resta delle sue spoglie irriconoscibili, lui ha già spiccato il salto tra le nuvole, e non solo per andare dritto nella storia. Mi giro, esco dalla camera ardente, a stento saluto qualche amico tra i tanti che fanno i capannelli sul piazzale antistante la Casa. La notte stento a prendere sonno, l’immagine di quel corpo irriconoscibile mi spalanca le pupille, poi lentamente chiudo gli occhi e mi addormento. Lo vedo, eccolo, ancora e di nuovo un po’ sovrappeso, rotondetto come  lo è sempre stato, con tutta la forza dei suoi 59 anni sta compiendo l’esercizio più importante della sua vita: il salto tra le nuvole, verso suo fratello Carlo (nato due anni prima di lui) che lo aspetta serenamente lassù tra gli angeli custodi. Ovviamente per Pippo il percorso è un po’ articolato, dovrà fermarsi qualche giorno nell’enorme sala d’attesa, dovrà rifocillarsi alla bisogna, negli ultimi mesi per combattere la sua malattia ha speso e consumato molte sue energie, e poi sarà chiamato e potrà fare il suo ingresso tra le nuvole vere, quelle che costituiscono la sede celeste per le persone buone; e Pippo è sempre stato una persona buona. Lui ancora non può vedere oltre quello sbarramento ideale che circoscrive l’enorme sala d’attesa, ma dall’altro lato un po’ spostato sulla destra c’è un salottino che alcuni anni fa Vittorio Bachelet e Guido Rossa hanno creato appositamente per Carlo (lì non ci sono barriere ideologiche e colorazioni di maniera !!) e che viene  utilizzato in special modo nella ricorrenza dell’uccisione del giovane salernitano; viene usato per meglio osservare dall’alto delle nuvole le manifestazioni che si sono succedute nel corso di questi ultimi quarantadue anni. Quest’anno, nella data del 7 luglio 2014, grazie ai buoni uffici degli assennati Tommaso Biamonte (89 anni suonati) e Nino Colucci (appena 73) c’è stato addirittura un tentativo, riuscito solo in parte, di allargare la tavola rotonda del salotto anche a Francesco Mastrogiovanni (58 anni), Angelo Vassallo (57 anni) e Giovanni Marini (59 anni) per incominciare una discussione, possibilmente pacata e assennatamente storica, sui fatti che portarono all’uccisione di Carlo ma anche alla forzata morte di Francesco senza trascurare quella di Angelo ed, infine, di Giovanni. Dopo quel timido tentativo del 7 luglio scorso tutti si erano dati appuntamento per il giorno 4 agosto 2014 per continuare anche nelle successive date del 5 settembre e del 23 dicembre il discorso appena iniziato nel pomeriggio di luglio. Stranamente le date del 4 agosto e del 5 settembre sono saltate, qualcuno di loro (mi sembra Tommaso, il più saggio !!) ha anche sussurrato il motivo di quelle assenze legate molto verosimilmente all’arrivo imminente di Pippo nel gruppo che sta cercando di riscrivere la storia di quegli anni. Pippo, adesso, è arrivato anche se è ancora nel salone d’attesa e non può materialmente vedere il trambusto e la trepidazione che pervade Tommaso, Nino, Vittorio, Guido, Carlo Giovanni, Francesco e Angelo per il suo imminente arrivo. Incomincia ad essere impaziente, Pippo, nella sala ed incomincia a scartabellare tra i tanti fascicoli legali che ha portato con se, vuole preparare al meglio l’incontro con il fratello in modo da porgli le domande giuste; del resto quella della precisione e della puntigliosità è stata una delle sue armi vincenti quando con la sua presenza fisica, con il timbro di voce e con la giusta preparazione professionale ha affrontato qui, sulla terra, anche processi molto importanti e significativi che hanno rappresentato tappe coraggiose nel mondo del lavoro e del sindacato. Non ha mai voluto sfruttare, spocchiosamente, la tragedia del fratello ai fini personali di una escalation politica che lo avrebbe sicuramente portato anche in Parlamento; ha preferito lavorare in silenzio ma con fermezza e decisione alla costruzione del mito che da sempre avvolge la figura e il ricordo di Carlo.  Ora lo attende un lavoro impegnativo di ricostruzione storico-giudiziaria, con serena meticolosità e senza falsi ideologismi, della morte del fratello Carlo ma anche di quella di Mastrogiovanni (legato per novanta ore su un letto di contenzione nell’ospedale di Vallo della Lucania) e di Vassallo ucciso da nove colpi di pistola esplosi per mano ignota, senza trascurare il fatto che poco più di un anno prima lo stesso Vassallo aveva sottoscritto il protocollo TSO a carico di Mastrogiovanni motivandolo con il disturbo alla quiete pubblica provocato da Francesco in quei caldissimi primi giorni dell’agosto 2009. Insomma Pippo avrà certamente un bel da fare lassù, tra le nuvole e gli angeli custodi, con il ritrovato fratellone Carlo che per lui è stato sempre un mito, una sorta di totem della libertà di pensiero troppo presto abbattuto a causa di ideologie che oggi appaiono spente e superate. Il fratello Marco, la moglie Gina e la figlia Francesca, muti nella notte buia del dolore attendono un segnale rassicurante che potrebbe arrivare alla prossima data utile, quella del 23 dicembre, giorno in cui molto probabilmente si terrà finalmente il primo incontro tra tutti quei personaggi prima citati sotto la guida illuminata dell’ultimo arrivato: Filippo Falvella, detto Pippo. Sicuramente gli sarà dato, anzi restituito, il giusto ruolo che in tanti, qui sulla terra, hanno sempre cercato di negargli.

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