Caimangate: quando i morti aiutano a vivere … da Franco Amatucci ad Edilberto Ricciardi.

Aldo Bianchini

SALERNO – Le ultime notizie sui processi a carico del sindaco di Salerno Vincenzo De Luca hanno fatto storcere il naso a molti osservatori. C’è chi ha parlato di “andamento giudiziario altalenante” e chi più direttamente come il senatore penta-stellato Andrea Cioffi ha dichiarato: “Come mai è cambiato l’orientamento della Corte ? Questa storia è alquanto bizzarra. A chi giova ? Non giova ai cittadini   che si trovano un sindaco che fa un po’ come gli pare, non giova alla causa della giustizia giusta perché è una situazione talmente   chiara ed evidente che non si capisce perché allungare il brodo”. Il tutto, ovviamente, riferito all’udienza del 2 dicembre scorso nel contesto della quale si doveva arrivare ad una conclusione logica e, quindi, ad una sentenza sulla decadenza dalla carica di sindaco di De Luca (richiesta con apposito ricorso del Movimento 5 Stelle) che non si era dimesso dopo essere stato nominato vice-ministro (senza deleghe !!) del 2013 con il governo Letta. Tutto è andato in fumo e la Corte d’Appello ha rinviato alla data del 22 gennaio 2015 l’udienza forse conclusiva del dibattimento, dopo la nomina di un nuovo difensore di Vincenzo De Luca in considerazione del fatto che quello già nominato, l’avvocato ed ex sottosegretario di stato Edilberto Ricciardi, è improvvisamente deceduto domenica 30 novembre scorso mentre passeggiava per la Via dei Mercanti del suo amato centro storico. Ai 51 giorni concessi dalla Corte se ne dovranno aggiungere almeno altri 60 per l’eventuale decisione ed ecco che i termini per l’eventuale decadenza scadranno proprio nell’imminenza, se non proprio delle consultazioni elettorali regionali della prossima primavera, almeno della scadenza dei termini per la presentazione delle candidature a governatore. Tutto questo sempre che entrambe le parti decidano di riassumere il procedimento, altrimenti c’è il rischio serio che a decadere sia il procedimento e non il sindaco. Un uomo decisamente fortunato, Vincenzo De Luca, non c’è che dire; la sua vita politica è stata spesso contrassegnata da improvvise morti eccellenti che ne hanno garantito la sua sopravvivenza al di là di ogni ragionevole dubbio. Il caso più eclatante fu quello che vide coinvolto il prof. ing. Franco Amatucci (uno dei due compassi d’oro della cosiddetta e famosa tangentopoli salernitana). Il predetto ingegnere, nella qualità di vicepresidente nazionale dell’Idrotecna aveva lanciato numerose accuse contro De Luca per la questione della Salerno Sistemi e per la spartizione dei lavori che dovevano, da quella nascente società, essere attribuiti in appalto e in subappalto. Dopo varie e meticolose indagini il pm Filippo Spiezia decise di dare luogo ad un confronto all’americana tra lo stesso Amatucci e De Luca, il confronto si sarebbe dovuto tenere la mattina di lunedì 10 dicembre 2001. Ebbene nel corso del pomeriggio della domenica, 9 dicembre 2001, il professore Amatucci improvvisamente fu colto da infarto e morì nel suo studio. Addirittura il pm Spiezia dispose il fermo della salma per una serie di incredibili indiscrezioni che furono ricamate sull’improvvisa morte; poi il compianto prof. avv. Nino Dalia riuscì a sbloccare la situazione (anche perché furono ritrovate, dalla polizia giudiziaria all’uopo incaricata, le chiavi dell’auto e la borsa personale di Amatucci contenente una serie di documenti utili per il confronto del giorno successivo) e la salma fu restituita alla famiglia per le doverose esequie. Il confronto all’americana, ovviamente, non ci fu più e l’inchiesta cominciò a battere la fiacca ed a rimanere sepolta nel dimenticatoio anche a seguito del trasferimento di Spiezia alla Corte Europea di Giustizia (e più precisamente alla Procura Europea). Ma la strada politica di Vincenzo De Luca è lastricata di morti eccellenti; il primo in assoluto, a mia memoria, fu il compianto senatore Nicola Trotta coinvolto brutalmente nell’inchiesta giudiziaria della Fondovalle Calore. Trotta, già visibilmente ammalato, fece in tempo a patteggiare la sua pena nel corso della prima udienza dibattimentale del novembre 1993 e poco dopo morì senza aver mai parlato o almeno senza aver detto tutto quello che probabilmente sapeva (così dissero e dicono in tanti !!) su quello che era forse stato l’accordo bipartisan tra PSI e PCI per l’accaparramento dei lavori di appalto e di subappalto di quel primo grande lavoro pubblico. Lo seguì poco dopo l’ingegnere Cosmo Mastrandrea (uno dei tecnici progettisti del Trincerone Ferroviario che portò in galera Giordano, Salzano e Bonavitacola); per non parlare dell’architetto Annibale Casilli che era rimasto coinvolto in una strana e incredibile vicenda con accuse e controaccuse nei confronti del sistema tangentizio; ma anche lo stesso architetto e docente universitario Giovanni Giannattasio (verso i cui eredi il sindaco si è da sempre sentito in debito !!) non riuscì a sottrarsi a questo infausto destino della morte rapida e prematura; anche in questo caso la morte arrivò prima che fossero completati i processi in cui, suo malgrado, Giannattasio era coinvolto. Questi sono soltanto alcuni dei casi più eclatanti, sufficienti per arrivare a pochi mesi fa quando, dopo lunga e penosa malattia, è deceduto Donato Paolantonio (per anni cerimoniere del sindaco De Luca) che secondo alcuni era il custode di tanti segreti che potevano riguardare il Comune di Salerno. Fino all’ultimo in ordine di tempo, Edilberto Ricciardi avvocato di fiducia di De Luca, che guarda caso è morto di domenica, sulla soglia del mese di dicembre, un pò come il professore Franco Amatucci. Alla prossima.

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