I malati immaginari … di Marino !!

Aldo Bianchini

ROMA – Sinceramente mi meraviglio che tutti si meraviglino di quanto è accaduto nella capitale per via dell’assenza per malattia dell’ 80% e passa di agenti della Polizia Roma Capitale nei giorni cruciali di fine anno. Mi meraviglio perché il caso romano non è affatto una novità nel panorama multicolore del mondo del lavoro italiano; il fenomeno è antico almeno quanto la Prima Repubblica ed attraversa, ciclicamente, tutti gli strati sociali. Il picco c’è stato tra gli anni 70 e 80 con l’apice del benessere frutto del precedente “miracolo economico” degli anni 60. Nonostante sia stato oggetto di studi approfonditi non è mai stata trovata una soluzione definitiva e, quindi, il fenomeno si presenta, o meglio si ripresenta, a fasi alterne. Si tratta nella quasi totalità di “malattie immaginarie” che, contrariamente a quanto accaduto ad Argante ne “Il malato immaginario” di Molière, non si concludono mai con la morte ma nella quasi totalità dei casi con qualche giornata di beato e immeritato riposo dal lavoro, e sempre in coincidenza degli appuntamenti canonici festivi o feriali estivi. Va anche detto che il fenomeno è maggiormente diffuso nel pubblico impiego piuttosto che nel settore privato. Avendo lavorato, per alcuni decenni, nel settore pubblico con mansioni ispettive mi sono sempre chiesto come mai il fenomeno non viene stroncato alla radice ed in maniera certa e rapida. Per assentarsi dal lavoro ci sono tre vie ufficiali: richiesta di ferie, permesso per motivi familiari straordinari, malattia. Se per le prime due occorre una richiesta del dipendente ed un nulla osta del dirigente competente, la terza via è ovviamente indipendente dalla volontà sia del dipendente che del dirigente essendo legata ad uno stato fisico che deve essere assolutamente certificato da un medico di base (cioè dal medico di famiglia). Tutta qui la cura per far svanire il fenomeno: colpire con durezza i medici di base la cui categoria andrebbe rapidamente rivista e riformata, una categoria che costa una cifra altissima allo stato sociale e che di contro si è appiattita su ricette e formulari preconfezionati e richieste di accertamenti e ricoveri fuori da ogni logica sanitaria. In effetti il ruolo del medico curante di un tempo si è rapidamente trasformato in medico certificante. Punto. In questa livellata e bassa qualità professionale si annida facilmente la lotta intestina alla categoria per l’accaparramento di quanti più pazienti possibili fino alla concorrenza del numero previsto per legge. Nell’ambito dello squallido fenomeno la parte meno colpevole, a mio sindacabile avviso, è proprio il dipendente pubblico che si limita soltanto a chiedere il certificato medico per giustificare l’assenza dal lavoro; difatti anche se spregevole la richiesta rimarrebbe soltanto una richiesta se il medico di base non assecondasse sempre, o quasi, la richiesta del suo cliente-paziente. C’è poi la figura del medico controllore che, pur nella menomazione degli orari utili per visite fiscali imposti dai sindacati e previste in poche ore al giorno, non contestano quasi mai la prescrizione del medico di base e si limitano a confermarla se non, addirittura, ad allungarla; dipende dalle conoscenze e dalle amicizie. Tre, dunque, la cause colpevoli del fenomeno: sindacati, medici di base e medici di controllo. Sarebbe sufficiente stangare con durezza almeno le due categorie di medici per risolvere alla radice il gravissimo problema. Invece tutte le Autorità romane (dal sindaco al governo) parlano di “duri provvedimenti per i dipendenti colpevoli” di questa forma surrettizia di “sciopero sanitario” come se la responsabilità del fenomeno fosse da addebitare soltanto  a loro. Probabilmente finirà in chiacchiere, come sempre, e il fenomeno continuerà ad esistere anche perché nessuno vuole cominciare seriamente a colpire e risanare la categoria dei medici di base. Solo per la cronaca mi piace ricordare un fatto che ho vissuto in prima persona molti anni fa nel corso di un controllo ispettivo presso la Superbox di Battipaglia (una multinazionale che produceva scatoli di latta per pomodori e prodotti gastronomici). Un dipendente, sindacalista della CGIL, invia un certificato medico in azienda a copertura di un periodo di assenza per malattia. La Superbox scopre che il dipendente era stato tratto in arresto a Palermo in flagranza di furto aggravato; il dipendente viene licenziato e il sindacato fa scendere in sciopero tutti gli operai in segno di protesta. Dopo qualche anno la multinazionale ha annullato il suo impegno a Battipaglia trasferendo altrove le maestranze. Questo per dire che fenomeni del genere, tutti italiani, fanno in modo da tenere sempre più lontani dal nostro Paese gli investitori stranieri. Con buona pace di tutti.

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