Caro Travaglio, la colpa dei mali italiani non è solo della classe politica

Da Franco Pelella

PAGANI – Caro direttore, Marco Travaglio ha dedicato un suo editoriale ai tanti primati negativi dell’Italia (Andante con ritmo; Il Fatto Quotidiano, 2/1/2015). Secondo lui l’Italia è il Paese europeo col maggior numero di leggi e col più alto tasso di illegalità; è il primo in Europa, nel G7 e nell’intero Occidente per corruzione percepita; la nostra evasione fiscale è la più alta d’Europa, l’economia in nero è il 21% di quella legale; l’Italia è prima in Europa per procedure d’infrazione Ue (ben 99), multe per trasposizione tardiva delle norme europee (36), reclami all’Ue di cittadini italiani contro il loro Stato (438) e frodi comunitarie; siamo primi in classifica per ignoranza e disinformazione ma pure 64esimi al mondo per libertà d’informazione; siamo ultimi nell’Ocse per spesa nella scuola e nella ricerca in rapporto al Pil, per investimenti esteri siamo al 56° posto nel mondo e al 18° in Europa, per competitività, 49esimi nell’Ocse; l’ultimo rapporto dell’Ufficio Studi Confartigianato colloca l’Italia sotto la media europea in ben 42 indicatori economici e sociali su 50: primeggiamo in peggio per tasso di abbandono scolastico, efficienza della spesa pubblica, costi dell’energia, tempi di procedure import-export, rapporti telematici con la PA, e così via. La conclusione di Travaglio è che “Dall’alto di questo medagliere olimpico, non possiamo che guardare con rinnovata fiducia al futuro e con profonda gratitudine a chi ci ha così ben governati, a cominciare dai vari premier e dal più longevo presidente della Repubblica, che ora purtroppo ci lascia dopo appena nove anni. Grazie a tutti per averci salvati dal baratro, alla faccia dei gufi e dei rosiconi”.
 

E’ comprensibile il tentativo di Travaglio di attribuire alla classe politica che ci ha governato negli ultimi anni la colpa delle gravi deficienze dell’Italia. Ma i problemi che egli ha tirato fuori sono tali e tanti che limitare il discorso delle colpe solo alla classe politica suona falso. Si può pensare che la classe politica abbia la colpa oggettiva dei mali e dei ritardi perché essa sovrintende la vita pubblica ed è quindi giusto che essa vada considerata “politicamente” responsabile delle cose che non vanno. Ma una riflessione più compiuta sui molti mali italiani chiama immediatamente in causa anche altri responsabili; il discorso può partire dalle mafie e dalla burocrazia ma esso inevitabilmente va allargato a tutti coloro che non fanno il proprio dovere. Ma esso non va limitato neanche all’oggi perché deve comprendere necessariamente anche le ragioni storiche di alcuni ritardi e di tante deficienze; inevitabilmente va fatto anche il discorso relativo al senso civico degli italiani, alla caratterizzazione che esso assume nei vari territori e ai motivi per cui non si registrano mutamenti significativi in senso positivo negli ultimi decenni.

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