CRINIERA/4: D’Onofrio, a testa alta e con orgoglio in difesa del mio onore.

 

Maddalena Mascolo

PAGANI – La giustizia degli uomini, amministrata in nome e per conto del popolo, ti costringe spesso a scendere in campo direttamente per difendere l’intangibilità di alcuni principi fondanti della nostra vita quotidiana e associativa. Dare ai pentiti, ad esempio, una credibilità tout-court è una delle aberrazioni del nostro sistema giudiziario; eppure si contano già a centinaia i casi ampiamente dimostrati di “confidenze dirette e/o per de relato” assolutamente non rispondenti alla verità. Ma che fa ! un’inchiesta deve essere condita di tutti quei riferimenti che i pentiti distribuiscono a destra e a manca pur di ottenere un obiettivo o un beneficio. Il caso, il nuovo caso giudiziario che sta travolgendo Pagani, ci appassiona in maniera particolare perché questo può essere un “caso di studio” in quanto in esso si intravedono tutte le cose aberranti che il sistema giudiziario riesce comunque a riversare all’esterno. Il direttore di questa testata giornalistica in un precedente articolo ha spiegato in tutti i dettagli l’intricata vicenda definita “Sistema Pagani” passando in rassegna tutte le inchieste, piccole e grosse, che in esso convergono: da Linea d’Ombra ai processi a carico della segretaria generale del comune, dalle indagini sulla portavoce del sindaco fino allo scandalo INPS che può aprirsi a nuove ed eclatanti sorprese. Ebbene in questa grossa “mangiatoia inquisitoria” ci sguazzano tutti, dai magistrati ai giornalisti, dai funzionari pubblici al semplice cittadino; e tutti intenti appassionatamente a rimescolare storie vecchie e nuove (ma assolutamente identiche), a rivangare accuse che sono già state analizzate e smantellate da un processo pubblico. Sinceramente non si riesce a capire come tutto questo sia possibile. Addirittura lunedì prossimo 19 gennaio l’inchiesta Criniera ritornerà dinanzi al “Tribunale del riesame” per la discussione dell’appello depositato dai due pm (Volpe e Montemurro) contro le decisioni del gip che non ha accettato alcune richieste importanti come il 416/bis che avrebbe spedito dritto dritto tutti gli indagati al carcere duro. Ed è proprio da questa mangiatoia inquisitoria che il consigliere comunale Massimo D’Onofrio cerca con tutte le sue forze di uscire per meglio tutelare la sua integrità morale; non è la prima volta che D’Onofrio scende personalmente in campo ed anche questa volta lo fa con la passione che lo contraddistingue da sempre; per questo abbiamo accolto la lettera di Massimo D’Onofrio dandole la giusta pubblicizzazione: “”Sono nuovamente costretto a difendermi da accuse infondate per le quali più volte e nelle sedi opportune sono stato disponibile a chiarire ed a spiegare. Sono bersaglio di accuse di pentiti che ho già provveduto a denunciare per calunnia e di nuovi che dimostrano di conoscermi per la comune frequentazione alle “scuole elementari”. E’ arduo spiegare l’orrore di una cultura giudiziaria che riconosce a delinquenti ed assassini una credibilità a discapito di chi vive da incensurato nel rispetto delle regole. Combatterò fino alla morte per ripristinare verità, giustizia e sopratutto per difendere una vita ed una carriera politica all’insegna dell’onestà. Il prezzo delle libertà e’ alto ed io sono disposto a pagarlo senza nessun timore gridando con forza la mia innocenza ma sopratutto il mio stupore per accuse che già un diverso processo ha completamente ritenute infondate. Amarezza e delusione non placano la sete di giustizia che andrò cercando in ogni sede insieme ai miei avvocati verso i quali nutro grande stima così come continuo a credere nella giustizia. Vado avanti con animo sereno e confidando nella giustizia vera. Sono tranquillo ma allo stesso tempo combattivo e determinato nel difendermi da accuse assurde. Da uomo pubblico sento il dovere di esternare il mio pensiero a difesa anche dei miei diritti civili. 25 anni di onestissima e appassionata vita politica non saranno messi in discussione da “una banale telefonata” ne tanto meno consento a chicchessia di infangare la mia immagine di uomo””.

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