ARISA: dal Cantavallo a San Remo … grazie a Tami Pinto … quello che l’informazione non dice

 

Aldo Bianchini

SALERNO –  Ho già scritto l’anno scorso la vera storia di ARISA che il mondo dell’informazione non ha mai svelato. Questa sera ARISA, dopo aver vinto l’edizione passata del Festival di Sanremo, ritorna sul palcoscenico più prestigioso della canzone italiana non come cantante di successo ma come “valletta” dell’istrionico Carlo Conti presentatore ufficiale del festival. Sul palco del prestigioso Ariston la bella Arisa si esibirà insieme ad Emma e Rocio; tre autentiche bellezze, ognuna originale a suo modo, che Conti ha ribattezzato i “tre fiori” più belli della patria dei fiori. Ma Arisa chi è ? Rosalba Pippa (questo il vero nome di Arisa) nasce il 20 agosto 1982 a Genova, anche se la sua famiglia è di Pignola, in provincia di Potenza. Il suo nome d’arte è Arisa, un acronimo familiare: A come Antonio, il padre autista, R come Rosalba; I come Isabella, la sorella di 20 anni; S come Sabrina: l’altra sorella di 17 anni; A come Assunta, la mamma casalinga: A.R.I.S.A. Inizia a cantare fin da bambina. Nel 2007 vince una borsa di studio come interprete presso il CET di Mogol ed arriva il lancio nel firmamento artistico della canzone italiana. Pignola, il paese dove Arisa vive la sua infanzia, è vicinissima al Vallo di Diano dove da tempo impera la band del maestro Tami Pinto di Sassano che la scopre e la fa partecipare al Cantavallo per l’edizione del 1999 con presentatrice Barbara Citera. Arisa non vince a causa dell’ottusità di alcuni “esperti musicali” di Teggiano ma il maestro Pinto la lancia nel grande firmamento della canzone nazionale. Tutto ciò accade ben otto anni prima che sempre il maestro Pinto riesca a spingerla verso Mogol come ho scritto poche righe più su. Un talent scout d’eccezione il bravo maestro Pinto, complimenti a lui per l’intuito. Ho riparlato, a distanza di un anno, di questa storia e di come l’informazione riesce a nascondere la verità perché ho avuto modo, ieri, seguendo “L’Italia in diretta” su Rai/1 non ho apprezzato un servizio giornalistico sulle origini di Arisa e su Pignola; silenzio assoluto su come la cantante aveva mosso i suoi primi passi nel mondo difficilissimo della musica leggera italiana. Un vero peccato, poteva essere restituita al maestro Pinto la primogenitura che gli spetta; anche perché io personalmente l’anno scorso ho curato l’invio dei miei due articoli direttamente alla segreteria della cantante sperando almeno in una telefonata ed un saluto nei confronti dello scopritore di un così grande talento. Ma si sa nel mondo dello spettacolo l’ingratitudine regna sovrana. Ovviamente il maestro Pinto sfoglia e risfoglia in continuazione il suo libro “Musica amore mio – la musica è un dono di Dio” (stampato nel luglio 2013 dalla tipografia Larmini di Sala Consilina), anche perché sul libro c’è una foto che prova la partecipazione di ARISA sui vari palchi del Vallo di Diano e del Cilento come cantante di punta della notissima band di Tami Pinto. L’aveva scoperta quasi per caso un pomeriggio di tanti anni prima del 1999 nella piazza centrale di Pignola (PZ) dove, Tami Pinto con la sua orchestra, stava tenendo uno spettacolo con un sipario dedicato ai giovani talenti sconosciuti. L’aveva subito agganciata e per oltre cento serate l’aveva portata in giro per tutto il sud Italia, mettendola in condizioni di guadagnare i primi soldini. Il pensiero del maestro va spesso al passato mentre Arisa va al presente e <<controvento>> sul prestigioso palco di San Remo. Chissà se anche questa sera, come lo scorso anno, il maestro Pinto seguirà emozionatissimo e in religioso silenzio la “sua Arisa” esibirsi in un ruolo nuovo e tutto da scoprire; e lo farà, conoscendolo, con la serenità del maestro che non va alla ricerca delle gaffe della sua allieva prediletta (gaffe che non mancheranno !!) ma con la certezza di vedere e vivere un’altra grande affermazione professionale della ragazza, timida e scontrosa, che d’un sol balzo è passata dalla sperduta Pignola al più ambito palcoscenico della canzone italiane nel mondo. E forse qualche lacrimuccia righerà, ancora una volta, il viso del maestro nel silenzio della sua abitazione sassanese distante mille chilometri dal palcoscenico del Festival.

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