Regionali: Dov’è la D.C. e dove va l’UdC ?

Maddalena Mascolo

SALERNO – Venerdì 20 febbraio 2015 nel salone del gonfalone del Comune di Salerno alcuni illustri personaggi hanno iniziato, dopo decenni di silenzio, a ripercorrere la strada della vecchia D.C. (Democrazia Cristiana) che dal momento della sua fine storico-giudiziaria si è riversata in più rivoli in tanti partiti politici presenti sulla scena della politica nazionale e locale. Presenti non più come partiti politici veri e propri ma come raccoglitori di personaggi che dimenticando la vecchia scuola politica hanno vergognosamente annullato i partiti come momento di dialogo e di costruzione dando vigore e risalto al personalismo più accentuato che la storia, dal dopoguerra ad oggi, ricordi. Il titolo del convegno “Democratici Cristiani: l’attualità di un modello politico che continua a servire all’Italia” è stato il filo conduttore di una serata che ha affascinato ed incantato una folta platea di gente accorsa più per capire dove sta andando l’UdC (Unione di Centro) che per ricordare la vecchia D.C. anche se la figura e l’immagine carismatica del suo anziano leader Ciriaco De Mita affascina comunque e sempre. Per rispondere alla domanda contenuta nel titolo del convegno (di cui abbiamo già scritto nel precedente articolo pubblicato sabato mattina 21 febbraio su questo giornale) mi corre l’obbligo di ribadire ancora una volta che non solo l’essenza della vecchia DC è ancora utile per servire l’Italia ma che il suo modello, ancora oggi, è ai vertici nazionali a cominciare dal Presidente della Repubblica e dal Presidente del Consiglio dei Ministri entrambi di chiara estrazione DC. Lo ha ricordato anche Ciriaco De Mita nel convegno  quando, con lo stile dialettico di sempre, ha messo al centro del tema la grande capacità della DC di “coinvolgere tutti con una capacità di persuasione” che è andata perduta nei meandri oscuri degli eccessi dei personalismi imperanti. La politica, dunque, non è scontro tribale ma dialogo, concertazione e persuasione; queste prerogative dovranno essere applicate da tutti questi ragazzi di oggi -ha detto l’anziano leader rivolto agli altri oratori (il nipote Giuseppe, Luigi Cobellis, Gugliemo Scarlato, Sabatino Tenore, Giovanni Baldi) – che sono inseriti in molti dei cosiddetti partiti che oggi vanno per la maggiore. A cominciare dall’UdC  -ha continuato-, che non deve attendere mie precise indicazioni che non arriveranno mai, le scelte future dovranno essere programmate strategicamente sulla base di convinzioni assolute tenendo ben presente che il buon politico non deve mai ricordare le cose che ha fatto ma deve elencare le cose che intende fare in favore della collettività in generale e mai per il proprio tornaconto personale. Come sempre il sindaco di Nusco stupisce tutti, dice e non dice, suggerisce e si cela, indica la via ma non la percorre per primo; è la tattica, antica quanto la storia democratico-repubblicana non solo del secondo dopoguerra ma anche della stessa antica Roma prima repubblicana e poi imperiale. C’è stato, in verità, un momento in cui il nipote on. Giuseppe De Mita ha confessato pubblicamente che la sua politica guarda con un certo affetto nei confronti di Stefano Caldoro, badate bene di Stefano Caldoro e non di Forza Italia o di qualsiasi altro raggruppamento; quasi come a dire che le scelte non potranno non essere condizionate da atteggiamenti molto personalizzanti della politica  in generale. Come siamo lontanissimi da quella politica (alludo alla DC) che partendo da ben dodici correnti interne riusciva sempre e comunque a trovare una logica e condivisa posizione da rilanciare verso l’esterno dopo aspre battaglie interne; era il famoso metodo della persuasione cui faceva riferimento Ciriaco De Mita, un metodo che ha consentito alla stessa DC di governare l’Italia dal ’48 al ’92 ininterrottamente, un metodo che mandava in tilt tutti i suoi avversari a partire dal mitico e coriaceo PCI. E allora, l’altra domanda, dove va l’UdC di Casini, Cesa, De Mita e Cobellis (per fare una scaletta ideale dal centro verso la periferia); probabilmente va verso l’accordo con Stefano Caldoro, una scelta che potrebbe condizionare anche quella che dovrà fare l’NCD (Nuovo Centro Destra) di Angelino Alfano. Scelte che, comunque, produrranno nuovi frazionamenti, nuove scissioni e nuovi assestamenti di potere. Ma ormai il tempo stringe e si corre verso i momenti decisivi ed irrevocabili e nessuno di noi dovrà dimenticare che saranno sempre gli uomini della vecchia DC a scegliere ed a segnare i destini futuri. Il grande vecchio della politica, Ciriaco De Mita, l’altra sera ha detto: “Quando morirò, se morirò, ricordatevi che sono stato un politico prima ancora che un democratico cristiano”. E di personaggi politici di quel calibro, molto verosimilmente, abbiamo ancora tanto bisogno.

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