Padula/10: dal sequestro Bloisi … alle mazzette per le varianti urbanistiche ?

 

Aldo Bianchini

 

PADULA – Ho letto, riletto e studiato attentamente la “richiesta di rinvio a giudizio” a carico di alcuni personaggi di Padula (che avrò modo di indicare nelle prossime puntate di questa inquietante storia) sottoscritta in prima persona dal capo della Procura della Repubblica di Lagonegro, dott. Vittorio Russo. Undici pagine in tutto, nella penultima la descrizione dettagliata di un fatto che, se vero, ci farebbe fare un salto al passato per farci sprofondare nelle secche paludose e melmose della tangentopoli di oltre venti anni fa; quella denominata “mani pulite” ai tempi del baldanzoso Antonio Di Pietro. Se si legge attentamente quanto scritto dal capo della procura si ha quasi la sensazione di trovarsi nello studio dell’ing. Mario Chiesa (Pio Albergo Trivulzio di Milano) al momento dell’irruzione dei carabinieri agli ordini del pm Antonio Di Pietro per cogliere in flagrante il passaggio di una mazzetta di sette milioni e mezzo di vecchie lire. Solo che nella nostra storia invece di Milano ci troviamo nella piccola Padula e per la precisione in una stanza degli uffici comunali. Seduto dietro una scrivania c’è un funzionario del comune che dialoga con un imprenditore posto, in piedi, all’altro lato del pesante mobile; il funzionario abusando delle sue qualità e dei suoi poteri connessi all’esercizio delle sue funzioni  (sto usando le parole del Procuratore !!) rivolto al suo interlocutore dice pressappoco così: “Senta Lei non deve badare a spendere, anche 20-30 mila euro per fare dei regali ai funzionari (non meglio specificati) che dovranno esaminare la pratica … me li dia subito, servono per accelerare i tempi di definizione della pratica e per i regali che le dicevo ai predetti funzionari …”. Mi stropiccio gli occhi e mi rendo conto che non sto leggendo una storia fantasiosa ma una vera e propria richiesta di rinvio a giudizio, cioè un atto giudiziario di prima importanza avvalorato ancor più dal fatto che è sottoscritto direttamente dal capo della Procura. Rifletto qualche istante e poi mi chiedo una cosa che chiunque si sarebbe chiesto: “Possibile che non è stato arrestato nessuno ?”. Delle due l’una, o il fatto non è vero o non sono state trovate le prove a carico del tangentista o mazzettaro che dir si voglia. Eppure siamo, ripeto, in un paesino del Vallo di Diano non in una metropoli e certe cose prima o poi si sanno, soprattutto perché la vicenda riguarda il Comune e qualche suo funzionario, gente assolutamente conosciuta in tutto il paese anche per il ruolo delicato svolto nell’ambito degli stessi uffici comunali. Il Procuratore della repubblica aggiunge che “l’evento della dazione di denaro non si è verificato per cause indipendenti dalla volontà del funzionario ma per preciso rifiuto dell’imprenditore”. Se possibile il fatto, alla luce della precisazione del Procuratore, è ancora più grave. Ovviamente sempre se l’accaduto risponde al vero e nei termini raccontati, presumibilmente, dall’imprenditore oggetto della tentata estorsione, nelle mani del pm Carlo Rinaldi che aveva in carico la pratica inerente le indagini sulla gestione di alcuni “permessi a costruire” e di alcune “autorizzazioni per l’ampliamento di locali commerciali” lungo la dorsale della SS/19 dove, a seguito di una legge regionale di alcuni anni fa, diversi terreni agricoli hanno avuto la possibilità di essere trasformati in edificabili ai fini di un incremento commerciale e imprenditoriale riservato ai luoghi di grande attrazione turistica, come è il Comune di Padula. La vicenda è quella che (nata nel 2011 a seguito dell’esposto di un cittadino-imprenditore padulese !!) nella primavera del 2014 sconvolse la quotidianità della comunità padulese con l’apposizione dei sigilli al locale commerciale denominato “Sportissimo Bloisi” sito lungo la Via Nazionale in località Bivio di Padula. Era esattamente il 1° di aprile e qualcuno pensò, ma soltanto nei primi minuti, che si potesse trattare di “un pesce d’aprile alla grande”. Probabilmente, ma non so fino a che punto, la triste ed inquietante vicenda descritta dal procuratore Russo non riguarda direttamente il sequestro dell’esercizio commerciale di Bloisi, ma a questo punto verrebbe spontanea un’altra domanda: “Ma a Padula chi pagava le mazzette otteneva tutti i permessi, a costruire e/o ad  ampliare che voleva ?”. Sicuramente no, anzi decisamente no, anche perché, ripeto, fino ad oggi non c’è stato nessun arresto clamoroso anche se sul tappeto ci sono alcuni indagati che rischiano seriamente di essere mandati a processo quando il 17 giugno 2015, alle ore 9.30, si troveranno dinanzi al GUP di Lagonegro. Le domande poste in questa puntata della lunga storia non devono sorprendervi per la loro evidente durezza; sono domande lecite che ogni giornalista dovrebbe porre prima di avventurarsi in un’inchiesta giornalistica che nella fattispecie si muoverà soltanto sulla base della lunga e articolata richiesta di rinvio a giudizio che ho ottenuto in copia soltanto da pochi giorni. E pensare che la richiesta in questione era stata sottoscritta dal Procuratore in data 20 ottobre 2014 e che la stessa è stata notificata agli  undici indagati soltanto in data 27 gennaio 2015. Esattamente tre mesi di silenzio assoluto hanno accompagnato questo tratto di un’inchiesta che, alla fine, potrebbe risultare davvero devastante. Alla prossima.

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