Fedullo: una saga che continua !!

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Nel mese di dicembre del 2011 in occasione della morte di Alessandro Fedullo, fondatore e storico presidente del TAR di Salerno e di quello Regionale, ebbi modo di scrivere che quel magistrato di lungo corso era stato uno degli uomini che avevano segnato la storia della giustizia amministrativa dell’intera provincia di Salerno e che aveva arricchito quella nazionale di studi, di scritti e di dispense. Ecco, il giudice Fedullo era stato presidente del TAR di Salerno dal 1986 (anno della sua attivazione) fino al 2006, venti anni, tanti, forse troppi, fino al punto di indurlo a considerare quella struttura una sua creatura, soltanto sua. Dal 2007 era passato alla presidenza regionale del TAR che ha retto fino a poco tempo prima di andare in pensione. A cavallo degli anni 2000 si era distinto per i suoi studi sulla Carta Costituzionale ed in più occasioni aveva magistralmente relazionato sul “processo amministrativo e sulla riforma del titolo V della costituzione”, insomma era un maestro del diritto e del processo amministrativo. Nel maggio del 1998 una pietra grossa come un macigno cade sulla testa di Alessandro Fedullo, viene coinvolto nel famigerato processo penale denominato “aborti d’oro”; ne uscirà soltanto dodici anni dopo, nel 2010, per prescrizione quando ormai il suo pesante capo d’imputazione era stato derubricato a semplice concorso in un’azione di probabile soccorso per cui aveva presumibilmente fatto uso dell’autovettura di servizio. Un’ombra certamente cancellata dalla lunga e fulgida carriera di magistrato, sempre integro, sempre attento alle necessità dei meno abbienti, sempre pronto all’ascolto, sempre estremamente equilibrato nei giudizi che, in molti casi, hanno segnato anche la vita politica della città di Salerno e dell’intera provincia. Con la sua morte sembrava che tutto si fosse placato e dimenticato nell’oblio del tempo. Invece no. Ora si apprende (Il Mattino del 20 marzo 2015) che nelle more di una denuncia per richiesta di riconoscimento di paternità (sembra che il defunto avesse avuto una figlia da una sua giovane compaesana di Pisciotta, mai riconosciuta sebbene provvedesse al suo sostentamento economico) le spoglie del defunto magistrato sarebbero state cremate molto tempo dopo la sua morte. Difatti la pm incaricata del caso, Maria Chiara Minerva, non avrebbe potuto procedere agli accertamenti diretti al prelievo del DNA anche perché il medico che ha firmato le carte per la cremazione non avrebbe prelevato, come prescrive la legge, reperti utili ad una eventuale successiva indagine giudiziaria; reperti che sarebbero dovuti essere conservati per almeno dieci anni. Sotto la lente di ingrandimento della Procura di Salerno sarebbero quindi finiti il medico d cui sopra, la moglie e due figli del magistrato. Insomma per sapere la verità bisognerà affidarsi totalmente alle sentenze della giustizia ordinaria che per ben due volte (primo grado e appello, sentenze entrambe appellate dai familiari legittimi) ha già riconosciuto la paternità extraconiugale del giudice Alessandro Fedullo. Una storia che, probabilmente, andrà avanti ancora per anni a colpi di carte bollate e sentenze giudiziarie. Tutte cose che, purtroppo, rimanderanno alla storia un’immagine distorta di ciò che ha rappresentato il maestro di “giustizia amministrativa” Alessandro Fedullo con la sua fulgida carriera di magistrato, sempre integro, sempre attento alle necessità dei meno abbienti, sempre pronto all’ascolto, sempre estremamente equilibrato nei giudizi che, in molti casi, hanno segnato anche la vita politica della città di Salerno e dell’intera provincia.

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