MARIA LAURA ANTONINI: 2° classificata al PREMIO CITTA’ DI CASTELLO

Di Daniela Lombardi
Da dove prende spunto per le trame dei suoi libri?
Le mie storie nascono per caso, a volte basta una suggestione banale, un viso che mi colpisce, una ragazzina con l’apparecchio ai denti che parla ad un volume di voce altissimo, ma anche una scritta, un cartello. Il capitolo di un “Un colpo d’ala, all’improvviso” intitolato “Legna da ardere” mi è venuto incontro mentre con l’auto seguivo in colonna un camioncino che trasportava legna per i caminetti.
Quando scrive ha già in testa tutta la trama? sa già come si dipanerà la storia, ne conosce già il finale?
Non so mai come finirà un racconto, di solito trova da solo la strada, ad un certo punto, ma sempre molto lentamente, la scrittura diventa una storia, assume un senso, come una spirale che riavvolgendosi torna al suo inizio e va a chiudere il cerchio. E’ sempre un bel momento quando succede, perché magari scrivo per mesi senza sapere dove andrò a finire e poi l’intuizione che decide il finale occupa lo spazio di un attimo. E’ fugace tanto quanto è stata lenta la fase precedente, alloro per paura di perderla la appunto al volo sull’agenda , dietro la lista della spesa, dove capita.
Ama mettere molti riferimenti al reale nelle sue storie?
Mi piace scrivere di cose che conosco , il mondo reale o i ricordi o le storie che mi sono state raccontate costituiscono lo spunto dal quale spesso nasce la riflessione, il sogno, l’intuizione che struttura un racconto.
Quanto sono autobiografici i suoi libri?
Non so quanto ci sia di autobografico nei miei libri, certo c’è molto di me anche quando racconto una storia completamente inventata. Io credo fermamente una cosa: chi scrive non mente, mai, non può farlo, si scopre inevitabilmente, scopre una parte di sé, la più intima, la più nascosta ma anche la più vera. Leggere resta il vero atto sovversivo, l’azione semplice che può cambiare la vita di una persona, scrivere serve a mettere ordine, a fare chiarezza, a distinguere passioni, sentimenti, dipendenze, a volte a spingere il dolore sul foglio per allontanarlo da noi: è un processo doloroso, laborioso e liberatorio al tempo stesso che non può prescindere da quello che sei o da quello che hai vissuto.
Quante ore al giorno scrive? Dove si mette? Quali cose aumentano la sua concentrazione e quali invece la distraggono?
Scrivo per periodi brevissimi o per mattine e pomeriggi interi, dipende dal momento. Ho nella mia vita e nel mio lavoro lunghissime attese, spazi vuoti che riempio scrivendo, per questo mi capita di farlo nelle aule di Tribunale, mentre sono in fila in qualche ufficio, è un modo per isolarmi da cose che non mi piacciono, per ribellarmi ad un mondo che vuole rubare il mio tempo per sprecarlo inutilmente. Il tempo che passo a scrivere, anche (e capita spesso purtroppo) quando scrivo cose brutte, non mi appare mai sprecato.
Parla di ciò che sta scrivendo con i suoi familiari?
Non parlo mai di quello che sto scrivendo, ma non per pudore o per scaramanzia, solo perché fino alla fine non so mai di preciso cosa ne verrà fuori. A volte faccio leggere qualcosa strada facendo agli amici più cari, ma capita raramente.
Ha dei consigli da dare a chi inizia a scrivere?
Non sono nelle condizioni di dare consigli a nessuno credo però che scrivere non possa e non debba diventare un mestiere, una professione, occorre vivere per scrivere e resta per me un atto di pura creatività al quale non riesco a riconoscere o ad imporre i limiti e le regole di un lavoro.

MARIA LAURA ANTONINI
Un colpo d’ala, all’improvviso.
Il romanzo è la storia di un’amicizia nata così tanto tempo prima che nessuno sa ricordarne con precisione l’inizio, ma che durerà per tutta la vita e anche oltre quella di una delle protagoniste. Lisa, Andrea e Rachele sono amici, fratelli, compagni di avventura e di sventura. Il drammatico evento che sconvolgerà  le loro vite, ingiusto come solo una tragedia può esserlo, diverrà  il terreno per far nascere una famiglia nuova, solida e forte, tenuta insieme da legami che si scelgono e non si subiscono. Ed è per questo che è anche la storia di tutte le donne che rivendicano, fino alla fine, il principio di autodeterminazione, la volontà ma anche l’assoluta necessità di scegliere da sole e liberamente il proprio destino.

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