D’ALEMA: una barca, il mare e Panarea … vent’anni prima del vino

Aldo Bianchini
SALERNO – La storia che sto per raccontarvi impegnerà, lo giuro, la vostra attenzione soltanto per due puntate (oggi e domani). E’ una storia di assoluta pulizia ritornatami in mente l’altra sera mentre assistevo alla trasmissione “Porta a Porta” di Bruno Vespa con i seguenti ospiti in studio: Deborah Serracchiani (vice segretario nazionale del PD e presidente della Regione Friuli-Vebezia Giulia), Mariastella Gelmini (deputata Forza Italia e già ministro della pubblica istruzione dal 2008 al 2011), Francesco Verderami (giornalista ed editorialista de Il Corriere della Serra) e Marcello Sorgi (giornalista ed editorialista de La Stampa). Si è parlato, nel corso della trasmissione, dell’inchiesta giudiziaria sulla metanizzazione dell’isola di Ischia che ha coinvolto clamorosamente la grande CPL (una coop. rossa di Modena); un’inchiesta, dicevo clamorosa, che ha portato all’arresto del sindaco di Ischia, Giuseppe Giosi Ferrandino, e del fratello Massimo. Sono finiti in carcere anche Roberto Casari, presidente della Cpl Concordia per quarant’anni, da poco in pensione, Nicola Verrini, direttore commerciale della cooperativa emiliana e Francesco Simone. Un funzionario del comune di Ischia è finito ai domiciliari, mentre altre due persone sono state raggiunte da un provvedimento di obbligo di residenza. Custodia in carcere anche per Maurizio Rinaldi, presidente del cda di Cpl Distribuzione. Ferrandino era stato sindaco di Casamicciola, l’altro Comune dell’Isola di Ischia, ma per Forza Italia. Poi era passato alla Margherita. Nel 2008 è diventato sindaco di Ischia e nel 2012 è stato riconfermato con il 70,6 per cento dei voti. L’inchiesta è condotta dai pm Celeste Carrano, Giuseppina Loreto e Henry John Woodcock (notissimo per le tante inchieste travolgenti che ha condotto in questi ultimi anni). Questo il quadro da cui ha preso piede la discussione nel salotto di Vespa che è stato incentrato su una intercettazione che chiama in causa, direttamente o indirettamente, Massimo D’Alema il prestigioso personaggio politico del PD già presidente del consiglio dei ministri e più volte ministro oltre che segretario e presidente del partito che fu di Togliatti e Berlinguer. Una cosa veramente aberrante perché riguarda la registrazione di una telefonata tra due persone estranee sia a D’Alema che alla sua famiglia; il contenuto del colloquio riguarda l’interesse della CPL per l’acquisto di 2000 bottiglie di vino prodotto dall’azienda vinicola di proprietà dei figli di D’Alema ed amministrata dalla moglie; inoltre l’acquisto di 500 copie di uno degli ultimi libri scritti dall’ex presidente. La domanda posta in studio e che, indirettamente, si ripercuote su tutti è sempre la stessa: “E’ possibile sputtanare una persona e/o un politico per una semplice intercettazione ancora tutta da provare e benché non sia neppure indagato ?”. La risposta, più o meno unanime, degli ospiti di Vespa non ha lasciato alternative ad un’affermazione negativa: no, non è possibile. E allora cosa fare ? Premesso che c’è una scaletta di punti nevralgici del discorso che comincia dal PM e finisce al giornalista, sarebbe sufficiente applicare la legge che nega alcune intercettazioni al contrario, cioè partendo dalla testa perché quando il pesce puzza la testa è già andata da tempo. Ma nessuno lo dice chiaramente, sembra che il PM sia una specie di sacrario intoccabile anche quando a suo piacimento dispensa fascicoli a destra e a manca, ed in genere si tratta di fascicoli molto corposi e non di poche pagine (come quello che Sorgi ha svelato di aver avuto da un funzionario della Prefettura di Napoli nel 2007 contro Mastella su una semplice pen-drive nel bar Ganbrinus di Napoli). Un problema che, insomma, nessuno vuole affrontare e risolvere seriamente perché la sua sussistenza è utile sempre e comunque a tutti, prima da un lato e poi dall’altro con una cadenza storica impressionante. E non sarà certamente quello da me espresso un pensiero che potrà contribuire più di tanto. Mentre assistevo alla puntata di Porta a Porta mi è ritornato alla mente un episodio di una ventina di anni fa che riguardò lo stesso Massimo D’Alema che, almeno in quell’occasione, non fu né superficiale né improvvido; anzi l’episodio dimostra come D’Alema sia stato sempre ed assolutamente un personaggio molto scrupoloso nella scelta delle persone con cui poter intrattenere anche il minimo rapporto. L’episodio è accaduto nel mare tempestoso delle Isole Eolie nella prima metà di agosto del 1996 (ma posso anche sbagliarmi di un anno in più o in meno !!) la mitica ex barca di D’Alema “Ikarus” è costretta a riparare nel porticciolo di Panarea e lì arriva occasionalmente un incontro provvidenziale con un noto imprenditore salernitano proprietario di uno yacht del costo di circa 10miliardi delle vecchie lire. Ma questo per domani.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *