Ruccio: trenta giorni dopo … la fine di una storia

Aldo Bianchini
SALERNO – L’ultima volta che l’ho visto insieme ad Annamaria (la moglie), tra Via Lucio Petrone e Via Settimio Mobilio, mi ha sparato in faccia la verità: “Aldo, devo darti una bella notizia: ho un tumore !!”. Era appena sei-sette fa e rimasi letteralmente di stucco; guardai negli occhi Annamaria e poi gli risposi: “Si va beh!! Ma da come me lo hai descritto puoi vincere facilmente … poi la tua carica farà il resto”. Sapevo che non era così. Lo risentii al telefono dopo un paio di settimane per spiegarli la strada che doveva fare per raggiungere Rionero in Vulture (Pz) dove lo aspettava un nuovo ciclo di chemioterapia. Lo avevo incontrato, e conosciuto, per la prima volta nel lontano agosto del 1989 sui bordi della piscina del Villaggio del Sole. In mezzo questi lunghi ventisei anni in cui abbiamo lavorato insieme per diverso tempo così come per diverso tempo non ci siamo visti pur essendo rimasti sempre in ottimi rapporti personali. E’ morto alle prime luci dell’alba del 13 marzo 2015 proprio mentre la sua Salernitana ha cominciato la lunga rincorsa verso la nuova “serie B” incominciando a distaccare l’avversario di turno: il Benevento. Nel dicembre scorso, mi hanno detto gli amici, era stato per l’ultima volta nello stadio Arechi dove, per varie ragioni, era stato quasi sempre un protagonista tra i tanti giornalisti che affollano quella tribuna. Dai report giornalistici di un mese fa mi sono accorto che gli esponenti di questa categoria hanno dimostrato ancora una volta di essere più propensi a crogiolarsi nella ricerca di termini enfatizzanti per descrivere le brillanti doti del “giornalista Zaccaria” anziché impegnarsi a capire e spiegare la complessità del “personaggio Ruccio”. Forse lo hanno fatto al fine di autoattribuirsene la paternità, almeno sotto l’aspetto significativo dell’avvio alla professione che “Ruccio” certamente amava senza averne mai sposato in toto le abitudini (a volte pessime !!) delle tante piccole lobbies che questa categoria promana verso l’esterno. La cosa più brutta è che anche chi sa non dice mai la verità; ho letto su “Salernonotizie.it” un commento non firmato in cui Ruccio è stato definito come un giornalista che “”Nella lettura del telegiornale, presso l’emittente TV Oggi Salerno, aveva lanciato un metodo di conduzione fuori dagli schemi e non più ingessato stabilendo quasi un dialogo immaginario con i telespettatori che lo seguivano dall’altra parte dello schermo””. Non mi aspettavo di certo dal direttore (mio ex eccellente allievo !!) di quel giornale online la verità; so bene che ha dimenticato la mia scuola così come si è allontanato dalla verità, ma almeno speravo che dicesse come era nato e da chi era stato spinto quel “nuovo metodo di conduzione”; non riesco mai a spiegarmi perché dire la verità sia sempre così difficile. Ma il caso del direttore di Salernonotizie.it, che certamente tratterò a parte, non è l’unico; altri miei allievi che oggi occupano posti di rilievo anche nella politica (leggasi il portavoce del governatore Caldoro !!) fanno di tutto per non riconoscere davanti agli occhi dei rispettivi “padroni” come sono nati e come sono cresciuti in questo mondo al quale, come Zaccaria Tartarone, sento di non poter appartenere fino in fondo. Questa degli allievi è la pagina brutta della cosiddetta “mia tv”, un libretto di ricostruzione storica delle tv e degli editori di Salerno che sto scrivendo; il mio amico Ruccio ha, invece, rappresentato quella più bella, schietta e innovativa. Perché lo si voglia riconoscere o meno la mia lunga esperienza televisiva locale ha rappresentato davvero una bella pagina di informazione. Ma Ruccio come è arrivato alla televisione, e poi alla carta stampata ? Per rispondere devo riprendere il mio ruolo di “bastian contrario” o di “rompiscatole”; e per dire la verità parto da una bella dichiarazione di Enrico Scapaticci che ho letto su La Città in merito ad un passaggio automobilistico offertogli casualmente da “Zac” nell’estete del 1988 in quel di Norcia per andare ad assistere ad un allenamento della Salernitana. Dunque per parlare di Ruccio bisogna partire, forzatamente, dalla Salernitana e dalla sua passione per la squadra granata. Sempre nell’estete del 1988 il nostro “Ruccio” incontra nella zona di Norcia, tra l’Abruzzo ed il Molise, il dottor Mario Carugno (medico di Pontecagnano) che in quegli anni curava le squadre tennistiche del Villaggio del Sole di cui io ero il direttore sportivo; tra loro nasce una solida amicizia anche sulla scorta del comune “tifo indiavolato pro Salernitana”. Ed è proprio Carugno che, un giorno dell’agosto del 1989, arriva al Villaggio del Sole e mi presenta Ruccio. Io già facevo televisione, da tempo ed ero il conduttore sulle frequenze di TV/Oggi di una rubrica sportiva denominata “Sport & Sport” per iniziativa di Giovanni Vitale (allora responsabile della redazione sportiva di quella tv). Mario Carugno mi presentò il “professore Tartarone” mettendone in evidenza il suo desiderio di esprimere anche pubblicamente quelle che erano le sue peculiarità sportive e non solo letterarie. L’occasione fu quella giusta. Siccome dal mese di settembre dell’89 dovevo iniziare a condurre una trasmissione domenicale “Competition” (della durata di diverse ore, sul taglio di Domenica In …) incominciai a stabilire con Ruccio una proficua collaborazione e nella mia trasmissione Lui curava la parte sportiva dedicata alla Salernitana. Io che amo dire la verità devo, quindi, confessare oggi per allora che non fu facile inserire Ruccio in un ambiente abbastanza paludato come quello di Tv Oggi. Tartarone aveva un carattere spumeggiante e non si fermava di fronte a niente e a nessuno; alcuni non gradivano la presenza di Ruccio e ci furono dei problemi anche con l’editore (Ettore Lambiase !!) ma riuscii a superarli con la calma che contraddistingue da sempre il mio modo di fare, ben sapendo che era quasi impossibile tenere a freno le spumeggianti iniziative, anche fuori delle righe, del mio amico. La collaborazione andò decisamente avanti negli anni, anche quando la trasmissione cambiò nome e volto passando a “Omnibus”; attivammo dei giochi a premio (per quelli c’era Mariella Anziano, ora alla Rai) che puntualizzavano le presenze dei calciatori della Salernitana puntata dopo puntata. La svolta ci fu il 29 aprile 1992 (era mercoledì, il giorno di Santa Caterina da Siena), e fu una svolta improvvisa e non prevista. Il pomeriggio di quel giorno mi chiamò al telefono l’editore Lambiase per annunciarmi che aveva ritirato la firma del direttore responsabile (un collega di Roma che non avevo mai conosciuto) e parte della redazione era andata via e che aveva pensato a me come “responsabile del telegiornale”; di conseguenza bisognava preparare il tg della sera. Con qualche preoccupazione risposi subito affermativamente e raggiunsi la sede della tv; rimasi qualche minuto in concentrazione, poi chiamai Ruccio al telefono e lui subito mi raggiunse. Freddamente, così come lui mi ha detto che aveva un tumore, gli dissi che “dovevamo preparare il tg”; mi rispose con la sua solita chiarezza: “E io che c’entro, non saprei da dove cominciare”. Lo rassicurai e gli confidai che neppure io sapevo da dove cominciare, ma dovevamo farlo, e da soli lo facemmo. Alle ore 22.00 di quel 29 aprile 1992 Zaccaria Tartarone esordì nella lettura del tg mandato in onda in diretta e, come speravo, divenne subito un conduttore non ingessato e fuori degli schemi con quella sua storica chiusura rappresentata da quel “buonanotte” che era tutto un programma. Insomma avevamo centrato l’obiettivo nel dare alla platea televisiva quello che voleva in quel periodo storico ed in quel mondo infarcito di tanti falsi infingimenti. E fu indubbiamente un successo, e come d’incanto (quando una cosa è vincente) ricostruimmo intorno a noi una certa schiera di colleghi che qualche ora prima aveva storto il naso andando addirittura via dalla sede della tv. Seguirono un paio di anni molto intensi e Tv Oggi fu una vera fucina di talenti; solo a caso ricordo Mariella Anziano, Vira Carbone e Nico Piro (oggi tutti in Rai); questa la verità, non quella parziale raccontata da Salernonotizie. Nel frattempo avevo lasciato totalmente nelle mani di Ruccio la preparazione e la conduzione di Sport & Sport che lui portò a successi inaspettati ed anche ad una edizione su carta stampata. Alla fine del 1994 lasciai TV OGGI per dedicarmi a Quarta Rete TV e le nostre strade, inevitabilmente, si separarono, ma la nostra amicizia rimase intatta come lo è stata fino all’altro giorno quando l’ho salutato per l’ultima volta dinanzi la chiesa di San Pietro in Camerellis. Dopo il ’94 Ruccio ha fatto la sua strada tra l’Italia e l’Argentina sparando tutte le sue cartucce nel calcio e dietro i suoi miti; lo legava una profonda amicizia con Zeman che una volta andò ad intervistare anche nella sua Boemia. Ma al di là dell’essere giornalista chi è stato Zaccaria Tartarone ? Senza tema di smentite posso affermare che Ruccio è stato un uomo a 360° e intellettualmente onesto non solo per sua palese disponibilità verso tutti ma anche, se non soprattutto, per il suo modo scanzonato di affrontare la vita e i problemi che essa ogni giorno ci butta tra i piedi. E proprio in uno di questi problemi inciampò, Ruccio, arrivando a mettere in discussione le solide basi di una famiglia per la quale aveva già fatto ed avrebbe fatto anche l’impossibile; ma la serena e infinita pazienza della moglie Annamaria sempre silenziosa e cristallizzata nel suo ruolo di attesa e la composta ma ferma presenza del figlio Alfonso Maria furono recepite nella giusta maniera da “Zac” che ritornò presto ad essere quel gioviale personaggio, dal carattere difficile, che tutti abbiamo osservato nel corso di questi anni. Ricordo con commozione quando un giorno di tanti anni fa mi chiamò al telefono per dirmi che dovevo procurargli dei medicinali, viveva da solo e stava male; lo raggiunsi subito a Pastena e, per la prima volta, lo vidi piangere. Ci abbracciammo, parlammo a lungo degli affetti, delle famiglie e del lavoro e della stessa essenza della vita; al nome di Alfonso Maria pianse ancora; mi accorsi che era già sulla strada giusta per capire i valori fondamentali della vita e della famiglia. Ecco questa è l’immagine di Zaccaria che preferisco conservare per sempre, l’immagine a 360° di un uomo dotato di una spontanea apparente svagatezza che nascondeva una profonda umanità.

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