REGIONALI: il Mezzogiorno, la politica e la democrazia dopo le elezioni regionali

Di Franco Pelella
SALERNO – Caro direttore, le recenti elezioni regionali nel Mezzogiorno si sono chiuse con alcune chiare indicazioni politiche: l’aumento dell’astensionismo e la prevalenza di una indicazione populistica di uscita dalla crisi materializzatasi con la vittoria di Vincenzo De Luca alle elezioni regionali campane. Da un lato, quindi, aumenta la sfiducia nella capacità della politica di risolvere i problemi dall’altro si intravede come soluzione dei problemi stessi la proposta di De Luca, come uomo forte capace di risolvere i problemi e di ben amministrare. Si badi bene, la forza della proposta dell’uomo forte (che non a caso gode di ampi consensi sia da parte delle persone che politicamente fanno riferimento alla sinistra sia da parte delle persone che fanno riferimento alla destra) ha alla sua base una lettura sostanzialmente corretta delle condizioni politiche, economiche e sociali del Mezzogiorno e cioè essa sembra a molti l’unica soluzione dopo aver sperimentato negli scorsi decenni l’incapacità della politica di risolvere i problemi a fronte di un persistente ristagno e di un’accentuazione del divario del Sud con il Centro-Nord. Una delle non infondate convinzioni di quelli che propongono l’uomo forte è che, alla luce della effettiva e persistente esistenza di comportamenti poco civili (scarso senso civico e scarsa moralità) da parte di fasce consistenti della popolazione senza una forte autorità non si riesce a sanzionare e a limitare questi comportamenti. Per i sostenitori di De Luca il fatto che egli abbia più volte infranto la legge, che tratti male le persone più disagiate, che si circondi di yes-men o che tratti con disprezzo coloro che si oppongono al suo modo di fare non è un grosso problema; secondo loro questo è un prezzo che si deve pagare sull’altare dell’efficacia dell’azione amministrativa. A questo modo di vedere è difficile opporre argomenti validi; anche la sinistra radicale ha grosse difficoltà, come ha dimostrato il voto deludente delle recenti elezioni regionali in Campania. Come contrastarlo? Sostanzialmente insistendo sul fatto che i dittatori non sono mai stati la soluzione giusta; il rispetto della democrazia e delle buone maniere non è un requisito formale ma sostanziale per chi fa politica. La storia insegna che in certe fasi storiche i dittatori danno la sensazione di essere gli uomini che servono ma che alla lunga provocano vere e proprie tragedie; i loro difetti sono talmente grandi che essi non hanno l’equilibrio necessario per affrontare e risolvere con equità i problemi esistenti.

8 thoughts on “REGIONALI: il Mezzogiorno, la politica e la democrazia dopo le elezioni regionali

  1. Fino a quando De Luca dimostrerà concretezza e voglia di fare dobbiamo tenercelo stretto e sostenerlo. Nel momento in cui non avrà più il necessario equilibrio lo manderemo via. Fortunatamente siamo un una democrazia e non in un dittatura.

    1. Ho dei dubbi che funzioni come dice Alex. Una volta raggiunte le posizioni alle quali aspira sarà difficile mandare via uno come De Luca. Purtroppo nei momenti di crisi come questo una parte della popolazione pensa che una soluzione sia quella di affidarsi ai dittatori. Ma scelte del genere, come insegna la storia, rischiano di provocare delle tragedie.

      1. Il dottore Pelella, forse per la Sua cultura, esagera …..sapendo di esagerare. Stuzzica la discussione.
        Che non fosse un estimatore di De Luca, più volte, dalle pagine di questo giornale si era capito benissimo e devo riconoscergli che su questo punto è stato sempre molto chiaro e categorico.Non ha perso l’occasione per ribadirlo (l’avevamo capito).
        Però, partendo dall’analisi personologica, sicuramente sui generis, del neo Governatore,Severino permettendo, additarlo come “Dittatore”, mi sembra ( e non escludo che mi sbagli) si sia spinto oltre quello che l’analisi consente e l’acredine,a volte, suggerisce.
        E’ vero….anche il Direttore di questo foglio “libero” non le ha mandate mai a dire…..ha coniato in simpatico nomignolo “kaimano”, altri hanno scherzato con “Vincenzo I”, ma hanno sempre “satiricamente”, utilizzato questi termini per “stigmatizzare” alcune note del “personaggio”, note a tutti,e non come Lei, con la sicurezza che non lascia margini di sorta e che spero gli verrà da una conoscenza profonda “non corrisposta”. Ma la Politica è un’altra cosa, o almeno dovrebbe essere, e i “rancori personali”, per quanto dovuti, non dovrebbero mai prendere il sopravvento sulle “analisi” , che non fanno onore alla Sua indubbia cultura. Sicuramente conoscerà, ne sono certo, la differenza tra un dittatore e una persona eletta democraticamente e non sono certo io,umile commentatore, a prendermi la libertà di spiegare a Lei questa differenza, che non è “sottile”.Non è semplice “forma” ma “sostanza”.Lo voglia o non lo avrebbe preferito (lo si capisce fin troppo chiaramente) De Luca è stato eletto democraticamente (contro tutto e tutti) e non è un dittatore (lo sarà forse a casa Sua) ma non nelle Istituzioni. Bistratta il suo entourage definendolo un “popolo di yes men”………offende (direttamente o indirettamente), chi liberamente lo ha votato.Non medita ,ogni tanto, di peccare di presunzione? Di essere il depositario delle verità assolute?
        Moderazione…..dottor Pelella……..moderazione.Era meglio che fosse stata confermata la gestione Caldoro?
        Sapendo che da solo non sarei stato capace di far passare,compiutamente” il mio modesto pensiero, mi sono preso la licenza di citare (a sprazzi), Gaetano Salvemini, che sicuramente, e tanto tempo fa, ne sapeva,sicuramente, più di me .

        “Tutti in Italia sembrano aver dimenticato che la libertà non è la mia libertà ma è la libertà di chi non la pensa come me “.(Gaetano Salvenimi).
        La questione meridionale, che è questione economico-sociale, è il frutto avvelenato di secoli di sfruttamento. Il Salvemini critica giustamente il cosiddetto meridionalismo liberale, secondo il quale i mali del sud trovano soluzione nel buon governo, non avvedendosi che nel sud il governo continua ad essere interpretato come corpo estraneo, di volta in volta deus ex machina.
        I meridionali non dovranno più guardare alla politica come fonte di guai o, a seconda del vento, di favori, bensì appropriarsi della cittadinanza e comprendere che l’uguaglianza, ed il benessere comune sono gli unici valori di riferimento per cominciare il cammino del riscatto del Sud.
        I mali atavici del Sud si identificano, come li identificava Salvemini, nel clientelismo e la corruzione amministrativa locale ( cose, purtroppo, ancora evidentissime e non superate).
        Salvemini, da vero democratico, è ben conscio del delicato equilibrio su cui si fonda la democrazia, di come essa pretendi per reggersi di civiltà, istruzione e partecipazione ( non è il caso del Kaimano), di come essa possa essere facilmente inquinata da corruzioni e condizionata da potentati economici. Ma per Salvemini l’eventuale imperfezione dell’applicazione pratica dei principi democratici non ne dequalifica in alcun modo la superiorità etica e civile alla dittatura. Nei suoi scritti troviamo perciò un duro attacco al qualunquismo, cioè a quella forma di demagogia strumentale cui ricorrono coloro che, generalmente in mala fede, vogliono far credere che tutte le imperfezioni siano uguali, che non c’è differenza tra un sistema e l’altro ed, all’interno del sistema democratico, tra destra e sinistra. Quest’ultima, perseguendo i principi di giustizia, uguaglianza e benessere comune, è intrinsecamente migliore dell’individualismo e dell’egoismo liberista. Salvemini mette quindi in guardia dallo schematismo tipico delle destre, che tende stupidamente (nella migliore delle ipotesi) ad incasellare uomini e avvenimenti in categorie semplicistiche e dogmatiche. Per Salvemini non ci sono dogmi ma dubbi, in quanto “la tolleranza è frutto del dubbio”. La democrazia si fonda sul relativismo relazionale: la maggioranza ha il diritto di governare e, in ugual misura, la minoranza ha il diritto di opporsi. Salvemini infatti sa benissimo che la tentazione di ricorrere all’autoritarismo ed alla reazione è sempre in agguato: non certo perché risolve davvero i problemi reali, anzi li aggrava, ma perché solleva i mediocri dal peso della responsabilità, infondendo loro un falso senso di sicurezza.

        Detto questo, anzi, ricordato la lezione del buon Salvemini,……….mi creda, dottor Pelella (padronissimo di restare delle Sue opinioni), di De Luca si può dire tutto o il contrario di tutto (sfotterlo, come ha fatto Crozza), ma che sia un “Dittatore” in un sistema democratico, mi sembra ,francamente, una “voluta esagerazione”.Una cattiveria gratuita. Poi,chiaramente faccia Lei.

  2. Caro signor Matteo, dalla sua lunga lettera estrapolo i due punti che mi sembrano più rilevanti. Lei scrive: «Lo voglia o non lo avrebbe preferito (lo si capisce fin troppo chiaramente) De Luca è stato eletto democraticamente (contro tutto e tutti) e non è un dittatore (lo sarà forse a casa Sua) ma non nelle Istituzioni. Bistratta il suo entourage definendolo un “popolo di yes men”………offende (direttamente o indirettamente), chi liberamente lo ha votato. Non medita, ogni tanto, di peccare di presunzione? Di essere il depositario delle verità assolute? Moderazione…..dottor Pelella……..moderazione. Era meglio che fosse stata confermata la gestione Caldoro?» e poi aggiunge: «di De Luca si può dire tutto o il contrario di tutto (sfotterlo, come ha fatto Crozza), ma che sia un “Dittatore” in un sistema democratico, mi sembra ,francamente, una “voluta esagerazione”. Una cattiveria gratuita».
    Che De Luca sia stato eletto più volte democraticamente non ci sono dubbi. Come non ci sono dubbi sul fatto che anche chi è eletto democraticamente può essere un dittatore (Hitler docet). Il fatto è che in certe fasi storiche il popolo crede di intravvedere in una persona l’uomo forte di cui c’è bisogno per risolvere i problemi e lo elegge sindaco (o presidente di regione o capo dello Stato). Ma la sua elezione democratica non basta per dire che la persona eletta non è un dittatore; bisogna vedere quali sono i suoi comportamenti concreti. E secondo me una persona che maltratta e offende tutti (collaboratori, dipendenti comunali, oppositori politici, giornalisti, extracomunitari, mendicanti, preti, ecc. ecc.) e che non rispetta le leggi e la morale candidandosi da condannato (è una sua vecchia abitudine quella di non rispettarle!) non si può definire che dittatore. Non credo di peccare di presunzione né di esagerare. La mia analisi è condivisa da alcuni autorevoli giornalisti e intellettuali salernitani ma anche, a questo punto, da alcuni autorevoli giornalisti e intellettuali italiani (Roberto Saviano, Marco Travaglio, Gad Lerner, Massimo Gramellini, ecc. ecc.). Quanto poi a Caldoro devo dirle che io alle recenti elezioni regionali ho votato Vozza perché ho sempre votato a sinistra ma se avessi dovuto scegliere tra i due avrei scelto senz’altro Caldoro perché, nonostante sia un politico schierato con la destra, è molto più democratico di De Luca.

    Cordiali saluti

    Franco Pelella

  3. Onore al merito intellettuale……….finalmente è uscito allo scoperto ( è chiaro che per pensarla come la pensa,spero, avrà i suoi buoni motivi).
    Ritengo che scomodare Hitler per De Luca mi sembra un tantino esagerato,poi chiaramente veda Lei.
    ……….”molti intellettuali si sono schierati contro De Luca (abbiamo letto), ma è anche vero che molti altri sostengono che la “Severino” sia stata scritta con i piedi (punti di vista….chiaramente).
    Dice che ha votato Vozza, ma che tra Caldoro e De Luca avrebbe preferito Caldoro.Coerenza?. Questo De Luca gli sta veramente sulle scatole…….è evidentissimo.Cordiali saluti.

  4. Sono daccordo che “dittatore” mi sembra esagerato ( ma ritengo che il dottor Pelella l’abbia utilizzato per rendere l’idea).Despota, forse, mi sembra più appropiato.
    Ma, nell’ipotesi che l’Accademia della Crusca volesse aggiungere un nuovo sinonimo alla voce antidemocratico= De Luca…….non ci troverei nulla di strano.

  5. Ci mancava solo dittatore, poi il quadro è completo.
    Non bastava :sceriffo,antidemocratico,duce,cafone,a’funtana,Kaimano ( per la verità tutti titoli guadagnati,onore al merito, sul campo……..ma satirici………benevoli sfottò…….alla Don Camillo e Don Peppone).
    Che poi il dottor Pelella sia fermamente convinto delle analisi sociologiche-politiche che ha messo nero su bianco, credo, spero, avrà le sue sacrosanti ragioni (condivisibili o meno) ma ragioni….forse personali, o frutto di una conoscenza diretta, non lo so.
    Io, a cuor leggero , non a De Luca, ma in generale, prima di additare una pesona come “dittatore” ci penserei due volte.
    Una cosa è Crozza ( che fa ottimamente il suo lavoro di comico-satirico), una cosa dovrebbe…..,dico, dovrebbe, essere la realtà, che dovrebbe essere più sobria.
    Lasciamo fuori dalla discusione, il Direttore di questo spazio di scambio-riflessione-approfondimento, che si diverte con il suo Kaimano.
    Su Caldoro da preferire a De Luca, prima ancora che abbia fatto nemmeno un atto ( se la “Severino” lo permetterà) mi sembra quano meno di “parte”. Che sia più democratico? In base a che cosa? Di tutta questa democrazia se ne accorto solo il dottor Pelella…………i campani no.
    Caldoro ha governato ed è stato bocciato (non da me o dal dottor Pelella)… ma dai Campani (almeno quelli che sono andati a votare)………De Luca non ha messo nemmeno piede nel Palazzo, e già è un dittatore?
    Bella teoria…..per non essere antidemocratici bisognava votare Vozza………per essere quasi democratici :Caldoro…….per essere delle pecore ignoranti che hanno bisogno di un bastone per essere governate ,bastava votare De Luca ( con tutto il rispetto possibile….ma il dottor Pelella ,non rispettando il voto “democraticamente espresso”, non pensa…..sia pure per un momento di essere Lui un antidemocratico?).
    De Luca è un accentratore………..un decisionista…..un burbero…sicuramente, ma un dittatore?Parafrasare Hitler? A me sembra troppo.
    Aspettiamo che faccia (se lo lasceranno fare…Severino permettendo) e poi giudichiamolo, se è un dittatore sarà la storia a dircelo….storia che non è ancora nemmeno cominciata e non si sà se mai comincierà.
    il finale per il dottor Pelella gia è scritto nel “DNA” di De Luca……..un dittatore, senza se e senza ma.se è così
    il finale non sarà che di m****.Io mi auguro di no e almeno aspetto prima di giudicare, aprioristicamente, catastroficamente,senza dubbi.
    Voltaire, padre della tolleranza ( non delle case), in tempi non sospetti, andava sostenendo che le persono più pericolose sono quelle prive di dubbi.
    Dottore Pelella, mi creda, la stimo…….ma non la capisco.

  6. Rispondo prima a Matteo e poi a Mirco (e ringrazio Anna). Caro signor Matteo, non mi sono mai sognato di paragonare De Luca a Hitler. Anche i dittatori non sono tutti uguali. Ho solo fatto un esempio di dittatore (ma sicuramente ce ne sono altri) che è andato al potere a seguito di regolari elezioni. Non credo, poi, di essere incoerente se ho scritto che tra Caldoro e De Luca preferisco Caldoro; è chiaro che per me (considerato che oggi le ideologie non hanno più il valore che avevano in passato) la democraticità di una persona è un elemento più importante di altri nel giudicarla. Caro signor Mirco, innanzitutto grazie per la stima. Ripeto quello che ho già scritto e cioè che una persona che maltratta e offende tutti (collaboratori, dipendenti comunali, oppositori politici, giornalisti, extracomunitari, mendicanti, preti, ecc. ecc.) e che non rispetta le leggi e la morale candidandosi da condannato non si può definire che dittatore. Quanto al fatto se Caldoro sia democratico o meno dico solo che non ho mai letto o ascoltato una sua dichiarazione con la quale abbia offeso qualcuno; del resto tutti riconoscono i suoi comportamenti corretti e poco agitati. Mentre non c’è bisogno che De Luca si insedi alla Regione per denunciare il suo autoritarismo. Lei, poi, è convinto che dalle mie opinioni si denoti il non rispetto del voto che è stato espresso ma io sono convinto solo del fatto che il voto non assolva De Luca di tutte le sue colpe (così come non assolveva Berlusconi). Non penso, infine, di essere una persona priva di dubbi e quindi non credo di essere particolarmente pericoloso; ho solo il difetto di avere pochi dubbi su De Luca perché lo conosco e seguo le sue gesta da più di trent’anni.

    Cordiali saluti

    Franco Pelella

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