Cava: Servalli … solo Servalli !!

Aldo Bianchini
CAVA de’ TIRRENI – La vicenda elettorale di Cava merita un meditato approfondimento per capirne le ragioni, sicuramente non si può ridurre alla mera “sfida politica” come proclama, in maniera roboante e da juke box, il segretario provinciale del Partito Democratico (PD) Nicola Landolfi. Se si incentra l’analisi del risultato, forse inaspettato, soltanto sulla sfida politica si rischia di sminuire l’immagine e la personalità del vincitore Vincenzo Servalli, Enzo per gli amici. Difatti nel parlare di “sfida politica” il segretario provinciale mente sapendo di mentire; come chiamare allora la sfida di Angri dove il PD con l’ UdC doveva vincere ed invece ha perso, o come la sfida di Eboli dove il rullo compressore di Antonio Cuomo (detto Tonino), portato quasi per mano dallo stesso De Luca, è mancato clamorosamente. Oggi quando si parla di “sfide politiche” bisogna andarci sempre con i piedi di piombo altrimenti si rischia di sbagliare o, quanto meno, si negano le vere ragioni di un successo che basa le sue colonne portanti sulla “persona fisica” e non sul partito. Il caso di Cava de’ Tirreni, dunque, dovrebbe in questo senso fare scuola in quanto il personaggio Servalli ha dato una lezione pesantissima di “buona politica”, o meglio di come si dovrebbe fare la politica in questo benedetto Paese, quella politica che guarda soltanto alle esigenze della gente senza compravendita di poltrone e poltroncine. Enzo è stato scelto con il metodo delle primarie che lo hanno partorito con una certa malcelata difficoltà; probabilmente il nome che faceva comodo alla segreteria provinciale, e quindi a De Luca, non era il suo. Non possiamo dimenticare che all’interno del PD cavese si sono mosse varie componenti e Servalli non è venuto fuori sull’onda di un consenso plebiscitario, tutt’altro. Ma da quel momento il valore aggiunto della personalità di Enzo Servalli ha giocato un ruolo fondamentale ed incisivo nella ricerca, a tratti affannosa, dell’unità intorno al suo nominativo almeno nell’ambito del Partito Democratico. Quando, dopo qualche mese dalle primarie, ha capito che la scelta era stata più o meno digerita da tutti ha spostato l’ obiettivo verso i suoi potenziali avversari che si annunciavano e si autoproclamavano già sindaci della città con manifestazioni di stampo americaneggiante e dispendiose; con la sua personale lente di ingrandimento li ha quasi vivisezionati uno per uno ed, accarezzandoli e mai bastonandoli, è riuscito a far credere a tutti loro che non era lui l’avversario da battere e che la partita finale l’avrebbero giocata altri. E gli avversari sono caduti, tutti, in questa trappola che è risultata essere un vero colpo di genio perché, invece, nell’immaginario collettivo degli elettori, giorno dopo giorno, ha preso corpo un’altra convinzione; cioè che il candidato sicuro per il ballottaggio era Servalli e che bisognava scegliere soltanto l’antagonista. Ma la genialità di Enzo non si è fermata qui. Mano a mano che la campagna elettorale andava avanti e si inaspriva ha scelto un profilo molto basso ed accortamente non ha mai ingiuriato o sconfessato nessuno anche se è stato abilissimo a mettere in evidenza le “crepe devastanti” all’interno del cosiddetto centro-destra di cui si era finiti per non capire più né capo e né coda. Ha centellinato con pazienza certosina tutte le beghe e le guerre intestine tra Forza Italia e Fratelli d’Italia (e non solo !!) ma non le ha raccontate in pubblico con arroganza e presunzione e non ha menato vanto alcuno; si è dedicato alla spiegazione letterale dei problemi da risolvere al di là degli scontri, lo ha fatto andando casa per casa ed ha raccolto il consenso della gente. E’ tutta qui la chiave del successo di Enzo Servalli che anche nel momento di gloria è stato capace di esultare quel tanto che bastava, mai oltre le righe di un comportamento corretto – umano ed umile sotto il profilo dei rapporti con le persone che vanno sempre preservati da ogni eccesso trionfalistico. Enzo non è certamente il soggetto politico di “stampo deluchiano”, fortunatamente da lui non ha mutuato nulla e non poteva prendere nulla perché in definitiva Servalli è un socialista di vecchia scuola, un socialista di quelli puri che si inebriano con il profumo delle idee nel solco di un’attenta gestione del potere finalizzato esclusivamente in direzione di una sana amministrazione della cosa pubblica a tutto vantaggio della gente. Ora viene la parte più difficile per Enzo Servalli: deve dimostrare tutta la sua capacità amministrativa. Credo che la sua esperienza gli consentirà di superare agevolmente il grosso ostacolo. A patto, però, che prenda a quattro mani il “suo coraggio socialista” e faccia piazza pulita intorno a se eliminando le tante scorie del passato che cercano di entrare minacciose dalla finestra dopo essere state cacciate dalla porta. In fin dei conti Enzo deve amministrare sull’onda del consenso ricevuto dalla gente che con i fatui millantatori di voti non ha nulla a che fare. A buon intenditore poche parole, e Vincenzo Servalli detto Enzo è un ottimo intenditore, non per niente è un socialista.

5 thoughts on “Cava: Servalli … solo Servalli !!

  1. Servalli ha vinto.Viva Servalli.
    Con l’aria che menava a Cava e con tutto il rispetto per il neo Sindaco, non è Servalli che ha vinto ma è la Destra che in modo scientifico ha voluto perdere.
    I frutti ” amarissimi”della strategia politica della Forza Italiota e del Principe di Arechi sono stati raccolti e portati,giustamente, al macero, perchè non commestibbili , anzi “velenosi”.
    In poco tempo una “gallina faraona” e un “pollo graduato” hanno con il loro inutile beccarsi a vicenda, dilapidato un patrimonio elettorale che sembrava invincibile, con il loro “inutile”spennarsi e facendosi spennare ” da veri polli”in modo così farzesco che certi risultati indurebbero, se fossero altri tempi, a dimissioni dal pollaio.
    Peccato, che in questa lotta incoerente,fratricida e incomprensibile sia stato sacrificato anche qualche “innocente” che ha pagato un prezzo che forse altri “arroganti sprovveduti” avrebbero dovuto pagare.
    I campanelli d’allarme, anzi i fragori di questa lotta si erano ben sentiti già per la Provincia (ex).
    Ma si sa, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire .
    La brigata brancaleone della novella D’Arco di Salerno e i fratelli di Arechi, invece di combattere il prode Servalli si sono scannati tra di loro, lasciando sul campo anche “vittime illustri”, inpallinate dal “fuoco amico”.
    Servalli, avrà avuto sicuramente i suoi meriti, indovinato la stategia, ma a Cava “ha vinto facile”, perchè gli antagonisti (sulla carta) erano impegnati a farsi “le scarpe” tra di loro.
    Ottimi calzolai…….pessimi politici.

  2. ha vinto Servalli, onore al merito, ma ha perso Cava, uscita con le ossa rotte da questa tornata elettorale.
    Dieci liste, un candidato per ogni famiglia.Quanto tempo ci vorrà per ricomporre un clima di partecipazione civica democratica alla gestione pubblica?
    Servalli avrà il suo bel da fare se le premesse sono queste.
    La Destra si è scoposta in mille rivoli ed è inutile pure andare a ricercare le cause, ormai tutto quello che si poteva mettere in campo per perdere è stato fatto.
    Cava ha deciso (quelli che hanno votato) di cambiare pagina e dare il ben servito al passato,speriamo che non si sveglino presto da un altro sogno.
    Forse è meglio continuare a dormire, colpevolmente, come ha fatto la Destra.
    Auguri sinceri a Servalli, male che vada non potrà fare peggio del suo predecessore.

  3. Ma perchè continuate a pretendere la fusione di soggetti non solo diversi ma addirittura conflittuali?
    Principesse e principi, qui come altrove, hanno avuto in questi ultimi 20 anni un unico collante: Berlusconi.

    Crollato il fattore aggregante del potere economico e mediatico dell’ex cavaliere non si comprenderebbe il perchè di una unione tra costoro. In Italia la destra non esiste. Prima del 94 la destra contava una percentuale media tra il 4 e 8%, e parliamo di un’epoca in cui votava l’ottanta per cento dell’elettorato.
    Tutto il resto era centro e sinistra. E soprattutto era potere.

    Poi c’è stato il miraggio liberista berlusconiano che ha mischiato un po’ le carte.

    Ma adesso, tolto quel 4% di fdi (oggi che a votare non va manco il 50% degli aventi diritto) che si potrebbe chiamare destra (che però ai tempi di Almirante poteva andare in giro con quell’aura da duro e puro mentre adesso si porta addosso l’onta della sua complicità al duce di Arcore) , per il resto ci sono una serie di orfani in attesa di ricollocarsi là dove c’è qualcosa da avere in cambio e che con il concetto di destra e sinistra non hanno, e non hanno mai avuto, niente da spartire se non un innato istinto opportunista.

    Non sono fratelli quelli che hanno litigato, ma lontanissimi parenti che poco si conoscevano prima e poco si frequenteranno dopo. Altro che lotta fratricida.

    Aspettarsi un concetto di unità da questa accozzaglia non è solo inutile, ma anche notevolmente ingenuo.

    1. Gentile Step,
      come sono daccordo con Lei.E’ finita……….nel modo peggiore, ma è finita.
      Giorgo era un ” signore della politica” consegnato alla storia con il suo MSI.
      Fini asfaltato……….Alemanno………..indagato……………Gasparri…..non pervenuto……La Russa……….fratello di se stesso e che corre dietro alla Meloni.Alfano? Meglio stendere un velo pietoso.
      Dei locali non ne parliamo proprio………..si commentano da soli.Finita la colla silviana il “castello di carte è rovinosamente caduto a terra lasciando solo impietose macerie.
      I furbi che vivono con la politica ci saranno sempre e sono sempre i primi a scappare quando le cose vanno male…..quando non c’è più trippa per i gattI.
      Io mi dimetto da questa Destra( lo so che non può fregare a nessuno) che si è fatta mettere nel sacco dall’ex cavaliere di Arcore.
      Se il futuro ,malauguratamente dovrebbe essere Salvini,”cervello di ghisa”,antimeriodionalista,xenofobo,populista,novello guidatore di ruspe, non criticatemi, ma preferisco tirarmi fuori: Non sono queste le idee di una Destra Sociale, che aveva fatto della ” questione morale”, con Giorgio, un punto qualificante e differenziativo ( come il suo nemico di sempre :Berlinguer).
      Chiedetemi tutto……….ma non chiedetemi di votare o fare politica per Salvini o alla Salvini…….sarebbbe un offesa alla nostra intelligenza .
      Non andrò mai a Pontida ma non morirò Renziano.
      I nostri generali, mi ricordano molto i generali borbonici, venduti per un piatto di lenticcchie.
      Step, questi cia hanno consegnati al nemico senza nemmeno fare finta di combattere…….sono scappati velocemente a cambiarsi d’abito e sono pronti a salire sul carro. Ci hanno tolto pure la speranza.Uomini e donne senza coscienza (se mai l’hanno avuta).

  4. La Destra, in provincia di Salerno si è estinta, come partito, come riferimento, e come classe dirigente. La Dest, il Msi, fino al più recente Alleanza Nazionale, hanno sempre camminato con la testa rivolta all’indietro,evitiamo di parlare di Fratelli d’Italia( che non fa testo, e non si sa dove guarda), senza dunque vedere in quale direzione si andava(secondo qualche bene informato dritti, dritti a sbattere su una scoglio:Vincent-Stone). Questo si è tradotto, non soltanto nel processo di liquefazione ideologica avvenuta sotto il berlusconismo, come ben ravvisato da Step, nella sua breve ma precisa analisi, ma in un mancato processo di formazione di una nuova classe dirigente, dilapidando tutto per beghe intestine, prime donne ,correnti, protagonismi e scalate alla poltrona.
    E’ così accaduto che la Destra, per restar seduta (incollata alle poltrone), ha smesso di cadere in piedi e trasformare le sue batoste elettorali, a tratte mitigate dal contesto storico e sociale, in segnali di rinnovamento. Oggi infatti dal mito posticcio Finiano, epigrafe tombale di ciò che restava di un seppur sentimento di ringiovanimento di una certa classe dirigente vecchia come il 21esimo secolo, si è giunti all’estinzione, l’ultima in ordine di grandezza, del mare destrorso post-Almirantiano. Va detto che la Destra non è l’unico occhiello rimasto senza titolo, nel marasma cartaceo di sigle e partitini. Dai socialisti ai repubblicani, sono molte le storie partitiche andate perse tra infiltrazioni clientelari, fenomeni di corruzione e arrivismo e, ancor più letale, dalla mancata fase formativa. Troppi indagati, troppi impegnati ad arricchirsi personalmente e rimpinguare le casse per le proprie campagne elettorali(Fondazioni e Centri Studi vari), a costruire feudi sempre meno comprensibili e individuali ,Buoni solo a sedare le spinte narcisistiche de “principi” di turno. Come era facile prevedere , la fine il Medioevo politico Salernitano della Destra ( il ritorno ad Arechi e al suo cerchio magico) ha prodotto i suoi nefasti frutti: La totale dissoluzione di quanto con tanta difficoltà era stato costruito e il totale disinteressamento dei giovani alle ideologie politiche. La debacle elettorale totale e nessuno,dico nessuno, degli epici condiddieri che faccia “finta” di dimettersi……tutto va bene).( le dimissione ,che ho letto, di Matteo,fanno tenerezza ma sicuramente non fanno testo).
    Oggi, a Salerno, la parola Destra, per merito di una sprovveduta classe dirigente (e urliamolo,senza timore di essere smentiti) , può essere già associata ai libri di storia, alla stregua dei dinosauri e degli uomini di Neanderthal. I delfini sono diventati “fragaglia” e chi ha resistito, come l’ultimo dei Mohicani, è dovuto irrimediabilmente scendere a compromessi col potere per sperare di sopravvivere, macchiandosi per sempre, con inerzia o peggio con tradimenti. Gli eroi invisibili invece, i militanti, i volontari, gli stoici , che alla liberazione dal gioco De Luchiano guardavano con disinteressato amore passionevole, si sono lentamente integrati in quella politica liquefatta di cui si diceva e da cui tanto si è saputo prendere, solo fischi e fiaschi. Basti pensare ai vari Alemanno, Gasparri, La Russa…Cirielli, tutti colonnelli di un esercito vecchio e marcio come il denaro, che resterà ingiudicato nella Norimberga Salernitana. Colpevoli nel non aver creduto nei giovani( o scelto giovani sbagliati) anche quando certe idee avrebbero fatto presa sulle nuove generazioni, adesso si trovano a contare quei pochi pezzi rimasti, tra bandiere, simboli e commemorazioni. Sembra non esserci altro.La parola d’ordine è stata “si salvi chi può”.c’è chi si è salvato o pensa di essersi salvato e chi già medita su quali specchi arrampicarsi.
    Se ci fosse stata invece una base sana e vitale – e non zoppa(inchieste e controinchieste) e ingannata – sicuramente il Salvini di turno ed un Grillo ancor prima, non avrebbero avuto tutta questa facilità ad appropriarsi di battaglie proprie di una certa Destra Sociale, rivoluzionaria e conservatrice, gentiliana e sognatrice. E alla fine quando l’ultimo dinosauro “mettelliano” avrà smesso di ruggire definendosi “Destra” non resterà che un ricordo scolastico e universitario, privo di qualunque pathos elettorale, liquefatto tra motivi personalistici , indecifrabili e beghe da cortile. Un triste epilogo per quella rivoluzione conservatrice che Malaparte a Gentile, Evola a Pareto, avevano individuato una possibile ricetta alternativa per salvare l’Occidente (non solo Salerno) dal suo inevitabile declino che sembra,purtroppo, inarrestabile e meritarsi Salvini, che oggi ci saluta …….bontà sua…ci strizza l’occhio,a noi terroni di sempre.Avrà capito che senza di noi resta in Padania a bere ampolle di acqua dura e pura leghista ma a Roma non arriverà mai…se non pe far gli affari di Bossi-Belsito memori. Meno male, dico io (nel mio piccolo).
    Mara veste Prada (beata Lei), io non voglio indossare felpe, ne bere l’acqua del Po……..preferisco quella del Voltuno.

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