San Matteo 2015: le nuove regole già vecchie … e l’Arcivescovo ?


Aldo Bianchini
SALERNO – Le recenti piccole fughe di notizie, eclatate in maniera anche distorta dalla stampa, hanno prodotto una reazione ferma e decisa della Curia salernitana in merito alle nuove norme che regoleranno la prossima “processione di San Matteo” che l’anno scorso tanti lutti arrecò alla persona dell’Arcivescovo Mons. Luigi Moretti ed alla stessa immagine dell’arcidiocesi salernitana nel suo complesso. La nota, forse un po’ dura ed anche precipitosa di lunedì 22 giugno per stroncare le anticipazioni fatte da “La Città” di domenica 21 giugno, non ha trovato di fatto serena e totale applicazione nella lunga lettera che l’alto prelato ha inviato a tutti (fedeli compresi !!) sabato 27 giugno u.s.; male ha fatto il quotidiano La Città domenica 28 giugno a continuare in una polemica sterile e senza intento costruttivo. Tanto da scatenare una successiva reazione (questa volta a livello personale) del responsabile della comunicazione della Curia con una lunga precisazione su Il Mattino che merita un futuro approfondimento. Sul fatto, comunque, ci sono già due correnti di pensiero: da un lato c’è chi pensa che le nuove regole siano già vecchie nel senso che sono state ridimensionate e addomesticate (leggasi le inquietanti -anche se tradizionali- giravolte che da tre sono passate a sei) per far contenti i portatori più scatenati; dall’altro c’è chi pensa che l’Arcivescovo sia prigioniero di se stesso e asserragliato nel suo castello in balia di fazioni intestine che da un po’ di tempo hanno rialzato la testa per contrastare il potere assoluto che in Curia sembra avessero preso i sacerdoti di una specifica associazione. Difficile fare un’analisi delle due correnti, un fatto però è certo; un fatto sfuggito ai colleghi giornalisti salernitani. L’Arcivescovo ha cominciato, finalmente, ad assestare le cose al suo interno, restituendo la necessaria dignità al suo “Ufficio per le comunicazioni sociali” (alias portavoce o addetto stampa) che vede come direttore don Alfonso D’Alessio (giornalista regolarmente iscritto all’albo) e costringendo il giornalista Giuseppe Pecorelli al giusto ruolo di giornalista che scrive sulla base delle notizie ufficiali di quell’ufficio senza anticipare decisioni e senza scavalcare l’importanza di quello stesso ufficio. Ovviamente ci sono ancora dei buchi nella stretta trama del doveroso riserbo curiale, ma rispetto a prima qualcosa sembra essere stata avviata nel senso giusto e più dignitoso per una istituzione diocesana. Insomma, se questa è la partenza credo che siamo di fronte ad un quadro innovativo molto interessante; anche perché se è vero che l’Arcivescovo ha comunicato le sue decisioni (anche l’anno scorso lo fece tra la fine di giugno e i primi di luglio) è altrettanto vero che queste decisioni sono state già mal digerite dai più che aspettavano stravolgimenti totali dopo quanto accaduto l’anno scorso. Deludente il fatto che non ci sia stata nessuna fuga in avanti, ma questo non deve far pensare ad una resa totale dell’Arcivescovo perché le fughe in avanti non sono mai state amate dalla madre Chiesa in quanto sempre troppo rischiose. Per quanto attiene il resto, che è anche la cosa più importante, val la pena di segnalare due aspetti della vicenda processione: il primo è che proprio il 21 settembre prossimo (se non erro) ci sarà la prima udienza del processo a carico di quei portatori ribelli, e la coincidenza potrebbe portare ad inasprimenti nei rapporti (e qui, come dicevo, la Curia comunque deve andarci con cautela !!); il secondo è che in pratica Mons. Moretti le nuove regole le ha già dettate nel corso di questi ultimi mesi e si tratta di regole approvate dalla Conferenza Episcopale Campana: evangelizzare la pietà popolare, processione compatta di tutte le statue eccetto quella di San Matteo, eliminazione degli ingressi nel Comune e nella sede della Guardia di Finanza, obbligo per i militari di sfilare senza le armi, limitare a tre (poi stranamente passate a sei !!) le soste con giravolta (mondo sofferenza e volontariato, lavoratori del mare – profughi e migranti, tutte le istituzioni), e un momento di preghiera dinanzi la Chiesa dell’Annunziata. Regole semplici ma significative di fronte alle quali tutti devono piegarsi, a cominciare dai più scalmanati, per non dire anche qualche delinquente. Ovviamente spetta soltanto all’Arcivescovo dare la giusta valutazione ai due aspetti, processo e regole, per fare in modo che le due cose non confliggano e provochino ulteriori gravi danni a quelle tradizioni antiche che hanno caratterizzato da sempre le radici della società salernitana. Non credo affatto che la Salernitana Calcio possa giocare un ruolo importante nelle decisioni della Curia, sarebbe il de profundis per la massima autorità ecclesiastica in una città ed in una arcidiocesi che non può vivere sempre e soltanto di Salernitana Calcio che è preda continua degli scalmanati e, forse, anche di qualche delinquente. La Chiesa ha altro a cui pensare, almeno lo spero, e non può certo patteggiare con i capi della tifoseria solo perché anche portatori di San Matteo. Insomma, in questa battaglia dialogica e non ideologica tra il quotidiano La Città e la Curia salernitana non ha vinto e non ha perso nessuno. Probabilmente la stampa in genere ha perso di vista che qui, nel caso della processione di San Matteo, ci troviamo di fronte ad un fatto religioso-istituzionale-tradizionale che va a tutti i costi preservato da attacchi delinquenziali e risposte scomposte e che mai e poi mai l’arcivescovo si sognerà di avallare e benedire, con le sue regole caritatevoli, gli omaggi alla criminalità organizzata. Cosa dire in chiusura, che il campanile del Duomo non suoni le campane a distesa per ritrovare a tutti i costi l’assenso dei portatori anche su queste nuove regole molto addolcite, perchè le campane a distesa le ha già suonate molto maldestramente “don Giuseppe Greco”, il parroco di Ogliara. C’è solo da sperare, infine, che i portatori del Santo Patrono quando si troveranno davanti al Comune non vengano presi dal furore intestino di festeggiare a loro modo il kaimano che per quell’epoca dovrebbe essere anche governatore della Campania in carica.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *