San Matteo 2015: l’accordo c’è, ma è al ribasso e … la Curia toppa clamorosamente tra striscioni , altoparlanti, riflessioni, civica amministrazione, e il concerto di “don Michele”. E “don Comincio” ?

Aldo Bianchini
SALERNO – Una parvenza di accordo c’è stato, ma è decisamente al ribasso e la Curia rischia di naufragare, sommersa dalle sue stesse indecisioni e le affermazioni di stampo pseudo filosofiche del nuovo parroco. Non voglio dire che in Curia c’è guerra, ma c’è sicuramente battaglia. Basta dare un’occhiata alle anticipazioni de Il Mattino (con il solito incontenibile e straripante Giuseppe Pecorelli) di martedì 11 agosto per capire quale tipo di lacerazione intestina e sibillina regni nelle stanze della Casa di Dio; ancora una volta l’ufficio per le comunicazioni sociali viene travolto e superato da congiure di palazzo; congiure che stanno dilaniando tutto quello che era rimasto o che era stato ricostruito dal nuovo Pastore di anime. La sana, genuina, trasparente, innovativa presenza di “don Michele Pecoraro”, il sacerdote cantante, da sola non è bastata a risolvere gli ormai incancreniti problemi tra fede e misticismo che attanagliano la Chiesa salernitana e, soprattutto, ad evitare l’inquinamento del momento più esaltante della sua religiosità: la processione di San Matteo. La disponibilità al dialogo del nuovo sindaco Enzo Napoli, che non ha le caratteristiche somatiche e neppure dittatoriali del suo predecessore, non è bastata per contribuire alla risoluzione degli enormi problemi. Anzi la sua frase “è la civica amministrazione che accoglie il Santo Protettore” risuona sicuramente con effetti a doppio taglio e si perde nelle spigolose prese di posizione dei portatori che, astutamente, la interpretano soltanto a loro uso e consumo. Non è bastata neppure la frase storica di Paolo VI a sopire gli animi; men che meno l’interpretazione data ad essa, giustamente, da don Alfonso D’Alessio, seppure motivata da una profonda conoscenza non solo dei fatti ma anche delle regole da parte del sacerdote-giornalista che oggi è a capo dell’ ufficio per le comunicazioni sociali della Curia, e che deve soccombere per la seconda volta in poche settimane di fronte all’incalzare della fronda interna che esprime gli editoriali di Pecorelli. La scelta della storica frase di Paolo VI “Voleva essere un riconoscimento della pietà popolare come piena espressione della genuina fede del popolo di cui queste importanti ricorrenze si nutrono. L’abbiamo scelta perché ci premeva ricordarlo e riconoscerlo” ha scritto qualche giorno fa don Alfonso. Quando si dice la “supremazia del linguaggio” che, però, difficilmente poteva essere capita dai giornalisti, figurarsi dai portatori di San Matteo, delle altre statue e, soprattutto, da quegli imbecilli facinorosi che hanno imbandierato la “loggia di San Matteo” con un vergognoso striscione che da solo la dice lunga sulla propensione alla disobbedienza (da quattro soldi !!) dei suoi autori. Ora sono arrivati anche i manifesti ad imbrattare i muri della city, tutti contro l’accordo anche se stipulato al ribasso con una Curia che si è letteralmente calata le brache dinanzi al rischio di dover chiudere il Santo nel Duomo ed abolire la processione. La soluzione l’avevo suggerita nel contesto dell’articolo che ho scritto il 5 agosto scorso quando auspicai che: “il sindaco farebbe bene ad attendere la processione davanti allo scalone d’onore del Municipio e, se credente, a genuflettersi al suo passaggio in modo da predisporre tutta la Città al doveroso omaggio verso il Patrono, per poi aggregarsi alla processione”. Sembrava una soluzione giusta e le ultime mosse dall’arcivescovo nei primi giorni di agosto sembravano indicare proprio quella direzione, poi è prevalsa la paura di nuovi scontri e ribellioni e la Curia è corsa ai ripari mostrando il suo lato debole ed esponendosi ancora di più alla temerarietà (per non dire altro !!) dei portatori. Gli altoparlanti di “don Michele”, una novantina di attrezzi disseminati in tutto il centro storico, non sono altro che la rappresentazione plastica del personaggio che per qualche anno guiderà la Chiesa di San Matteo, niente di più. Anche l’affermazione del sindaco Enzo Napoli risuona, oggi, come uno degli elementi che hanno contribuito allo sfascio perché era ed è a doppio taglio; difatti se da un lato potrebbe apparire come la conferma del fatto che la statua di San Matteo debba entrare nell’atrio del Comune, dall’altro lato potrebbe essere letta anche come attesa del Santo davanti al Palazzo di Città da parte della civica amministrazione che, soltanto dopo, si unisce al popoloso e numeroso corteo. La trovata barbina, altro che geniale, di annunciare l’ingresso nell’atrio del Comune del braccio con la reliquia di San Matteo ha fatto capire a tutti, soprattutto ai portatori, che la Curia aveva ceduto ogni freno inibitorio dinanzi alla paura della rabbia dei portatori. Salerno è abituata agli spettacoli gratuiti del ventennio deluchiano, ma quello che sta andando in scena per San Matteo 2015 davvero supera ogni aspettativa e sta facendo ridere l’intera provincia. Si era parlato anche di un concerto di Andrea Bocelli, cavolate, per placare gli animi sarebbe stato sufficiente un concerto del buon “don Michele” il sacerdote-cantante, con costi minori avrebbe divertito di più. Ora si parla di cinque serate di musica con la presenza anche dell’orchestra del Verdi; vedremo se e come saranno effettuate, anche se la “geniale trovata” mi sembra una riedizione riveduta al ribasso dell’antico progetto di “don Comincio”, l’uomo della Curia, che agli inizi degli anni ’90 aveva pensato a serate di musica classica con il famoso concerto del direttore d’orchestra Sergiu Celibidache -morto nel 1996- che è tuttora la prova di quella tentata grande innovazione, quasi predeluchiana. Ma quel progetto finì nelle ingiuste fauci di tangentopoli e morì sul nascere, rimane però il fatto che l’allora segretario particolare del vescovo aveva cercato di introdurre qualcosa di nuovo nella ragnatela inestricabile in cui è finita la distorta “processione di San Matteo”. Forse alla Curia è mancata proprio la presenza di un personaggio in grado di mediare e di risolvere tutto, di un sacerdote come “don Comincio Lanzara” troppo frettolosamente sospeso da ogni incarico particolare anche, se non soprattutto, a causa delle battaglie intestine che continuano, oggi come e più di ieri. La sua presenza avrebbe senza dubbio messo a tacere la rabbia dei portatori (lui li conosce uno per uno e sa quali panni vestono!!) e favorito l’idea (questa sì geniale) di Riccardo Rampolla (direttore del bollettino diocesano) di portare il Santo Patrono in giro per tutta la Città. Soltanto così i portatori potrebbero finalmente capire che il Santo non è soltanto del centro storico e che sotto le sue stanghe vorrebbero sistemarsi anche gli esponenti delle varie parrocchie disseminate su tutto il territorio cittadino. Meglio andare, dunque, verso la sospensione di un anno della processione, come suggerito da illustri docenti cristiani ? Difficile rispondere; sicuramente bisogna intervenire drasticamente quando la processione fa nascere il dubbio che l’entrata nel palazzo possa essere visto come un ossequio al potere politico. Del resto lo ha esplicitamente detto il Presule “ho fatto proposte quando potevo limitarmi ad applicare le regole”, nel senso che avrebbe potuto chiudere ogni discorso con tutti; probabilmente le proposte erano confuse e le persone che le hanno presentate erano poco credibili. Mancava, ripeto, un sacerdote alla “don Comincio”.

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