Luci della Ribalta: “Amore e sangue” … ma anche ingiustizia

Aldo Bianchini
PADULA – Una serata davvero eccezionale quella che gli attori, le attrici ed i cantanti-musicisti hanno fatto vivere al non folto ma qualificato pubblico, presente la sera del 20 agosto scorso a Padula nel meraviglioso scenario dei giardini della Certosa di San Lorenzo. La compagnia teatrale “Stabile assai” della casa di reclusione Rebibbia di Roma ha dato vita, in una sorta di incalzante e sorprendente musical, all’opera inedita “Amore e sangue” scritta a più mani ma ricomposta sulla scena dai due ottimi registi Antonio Turco e Patrizia Spagnoli. La storia raccontata e cantata riguarda il fenomeno del brigantaggio (Carmine Crocco e Ninco Nanco) che nel potentino come in altre realtà locali meridionali ebbe il suo massimo sviluppo nell’immediato periodo dell’Italia post unitaria. Ma la storia, ovviamente, è solo una metafora; gli artisti hanno voluto dire ben altro, ma ne parliamo più avanti. In primo luogo vorrei esprimere il mio pensiero in merito alla validità dei tanti progetti di rieducazione che lo Stato e le tante associazioni portano avanti, da decenni, nelle carceri al fine di offrire una possibilità di riabilitazione ai tanti detenuti. Il carcerato si avvicina a questi progetti (nella fattispecie il teatro-musical) innanzitutto per uscire di cella, soltanto dopo sarà possibile capire chi veramente ha lasciato il suo passato per riscoprire un futuro possibile. In pratica, parlo del teatro, questo tipo di attività è come una specie di selezionatore delle vere (poche !!) intenzioni dei detenuti prescelti a riconoscere gli errori del passato ed a “riappropriarsi della percezione di se stesso” per rilanciare le sue possibilità di reinserimento nella società cosiddetta legale e, semmai, ricominciare da zero. Visti in quest’ottica tutti i progetti sono validissimi; soprattutto quando creano quel clima di assoluta familiarità (come ha giustamente detto il sindaco Paolo Imparato) capace di superare qualsiasi ostacolo. E veniamo alla metafora, palesemente palpabile, che “Amore e sangue” (a mio sindacabile giudizio) esprime con molta chiarezza ed anche con molta forza emotiva e coinvolgente. In verità, nei panni dei registi, avrei aggiunto al titolo anche la parola “ingiustizia” per dare alla storia raccontata e cantata una connotazione di grande attualità perché quella storia dei briganti, dei generali dei vari eserciti, di Papa Pio IX, di Re Ferdinando e dei borboni, ecc. non è altro che la storia di oggi che è stata anche la storia di ieri. “Il mondo della cultura, della politica e della giustizia si interroga ancora oggi su cosa successe negli anni dal 1860 al 1865 ?” ha detto molto sapientemente il capo della Procura della Repubblica di Lagonegro, dott. Vittorio Russo, (valente magistrato e uomo di acclarata cultura) che con il suo duplice intervento ha dato lustro alla serata. Potrei rispondere rapidamente, ma con molta semplicità e senza implicazioni di ragionamenti a sfondo storico-filosofico, che la vicenda raccontata e cantata dalla compagnia “Stabile assai” non è altro che la storia di tutti i giorni, non è altro che la storia di ieri ma anche di oggi. Un secolo e mezzo fa l’Italia entrava in una dimensione ancora sconosciuta che veniva chiamata “unità”, oggi l’Italia sta passando dalla seconda alla terza repubblica ed accadono (sicuramente in chiave diversa e più articolata) le stesse cose che accaddero in quell’epoca lontana. Le due vicende hanno un comune denominatore: ricchezza e potere; vincono sempre loro anche se per vincere hanno bisogno di altri comuni denominatori. Allora c’era bisogno dei briganti, dei soldati, dei generali (tra i quali lo stesso Garibaldi), dei re e del Papa; oggi c’è bisogno dei malavitosi, delle forze dell’ordine, dei magistrati, dei governanti e sempre del Papa; in pratica non è cambiato niente. Ieri Ninco Nanco fu ucciso, Carmine Crocco fu lasciato morire nel fondo buio di una cella, i re a malincuore si unirono, i generali furono mandati in esilio ed i loro sacrifici non servirono a niente. Oggi i malavitosi vengono arresati (nel migliore dei casi), i poliziotti processati, i magistrati fatti saltare in aria o promossi, i governanti brutalmente cambiati e il Papa santificato proprio come Pio IX. Ma allora sono tutti innocenti e sacrificati sull’altare del potere dei ricchi ? Assolutamente no, ognuno ha le proprie responsabilità nel coacervo di similitudini tra brigantaggio – scandali giolittiani – antelope kobler – tangentopoli e la più che attuale mafia-capitale. Tutti questi movimenti, nelle rispettive epoche, hanno rappresentato quello strano, intricante e coinvolgente “mondo di mezzo” (e i briganti erano una piccola particella di quel mondo di mezzo dell’epoca !!) di cui oggi tanto si parla e che ha rappresentato e rappresenta il vero strumento utilizzato dai ricchi e dai potenti per continuare ad essere ancora più ricchi ed ancora più potenti, in barba agli atti di puro eroismo, di patriottismo e di legalità che pure non sono mancati nel corso di quasi due secoli della nostra storia. La grande abilità dei registi Turco e Spagnoli e della psicoterapeuta Sandra Vitolo è tutta qui, nella capacità di raccontare sotto forma di metafora la vita quotidiana di oggi con tutti i suoi briganti, i suoi generali, i suoi re ed anche il suo Papa, spesso involontari protagonisti di un processo di cambiamento di cui neppure loro conoscono le esatte dimensioni e le ripercussioni sulla società che, comunque, va avanti indefettibilmente.

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