Mastrolindo/8: truffa INPS … ma era tutta colpa dei Consulenti del Lavoro ?

Aldo Bianchini
SALERNO – Al punto in cui è arrivata l’inchiesta giudiziaria portata avanti dal pm Roberto Lenza della Procura della Repubblica di Nocera Inferiore verrebbe da chiedersi se e fino a che punto era tutta colpa dei “Consulenti del Lavoro” dell’agro nocerino-sarnese finiti sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti. La risposta dovrebbe essere “no, non c’entrano nulla” ovvero “c’entrano poco o nulla” con quanto sta accadendo nel mondo della previdenza sociale che rischia di stravolgere i cardini ecocomico-sociali-legislativi che portano al vero concetto della meritocrazia. Detto concetto dovrebbe essere che “chi più fa più guadagna”; nella fattispecie in esame, invece, questo concetto di difficile applicazione nel nostro Paese sembra essere stato letteralmente sconvolto e trasformato in “chi più truffa più guadagna”. Insomma una specie di esaltazione collettiva di tutti quei difetti tipici dell’italiano medio, soprattutto se pubblico dipendente, molto bene rappresentati dal giuslavorista Pietro Ichino nel suo libro “I nullafacenti”. Per quanto attiene la vicenda Inps sembra come essere di fronte ad un apparato truffaldino che pone la sua ragione di essere in meccanismi molto sofisticati anche dal punto di vista informatico e degni di veri specialisti (quasi scienziati !!) del difficile settore che vede al centro il famoso, o famigerato, “internal auditing” sul quale ha acceso i suoi riflettori la magistratura. E questo è un fatto assolutamente nuovo ed interessante, un fatto che va seguito con molta attenzione perché potrebbe essere una grandiosa patacca ma anche il punto di riferimento da cui cominciare per fare vera ed effettiva pulizia nel settore del pubblico impiego. Insomma se qualcuno è riuscito a mettere in piedi un sistema sofisticato di manipolazione dei dati afferenti la produttività bisogna convenire che siamo davvero messi male in questo benedetto Paese e rischiamo di sprofondare nelle sabbie mobili di un sistema truffaldino che difficilmente potrà essere smantellato. Ci sta provando con forza, ed anche con una certa dose di coraggio, il magistrato Roberto Lenza (figlio d’arte in quanto il papà era ispettore del lavoro) che potrebbe passare alla storia come “il pm anti previdenza” per aver quantomeno attaccato e cercato di smantellare uno dei sistemi più perversi e truffaldini della storia dello “stato sociale” della Repubblica Italiana. Ma come è arrivato il pm Lenza ad ipotizzare un simile sistema truffaldino ? La risposta è molto difficile; le ipotesi potrebbero essere almeno due: in primo luogo per il fatto di essere cresciuto a pane e previdenza (ma ai tempi del padre il sistema informatico era ancora una chimera !!), in secondo luogo potrebbe essere attendibile l’ipotesi (che ho già avanzato in uno dei miei precedenti articoli) dell’esistenza di una talpa molto ben informata e non solo informatizzata. Ma cosa è questa parola misteriosa ed infernale: “internal auditing” ? Nelle intenzioni del suo inventore doveva essere il sistema migliore per il controllo della operatività dei soggetti chiamati a gestire la produzione che da luogo alla famigerata “indennità produttiva” (cioè soldi in più sulla busta paga); il problema è costituito dal fatto che il sistema di controllo è stato affidato agli stessi operatori del settore. In pratica ci troviamo di fronte a “controllori e controllati” identificabili nelle stesse persone; cosa questa assolutamente abominevole per una “democrazia liberale” come la nostra e colpita pesantemente dalle norme del codice penale vigente. Il virus che qualcuno è riuscito intelligentemente ad infilare nel sistema dell’internal auditing è stato capace anche di superare tutte le barriere di protezione e gli standard di riferimento internazionale inventate ed emanati dall’ I.I.A. (Institute of Internal Auditors) che in teoria dovevano: assicurare una direzione d’impresa efficace e non nominalistica – garantire un accurato resoconto finanziario – porre in atto le condizioni per la costante massimizzazione sia dell’efficacia che dell’efficienza organizzativa – impostare un valido ed efficace sistema di prevenzione e controllo delle malversazioni. Il guaio è che chi lo inventato questo sistema di controllo e/o di autocontrollo ha dimenticato un fatto molto importante e non di poco rilievo e cioè che “noi siamo italiani”, con tutti gli strascichi e le considerazioni del caso. Insomma, come dire, fatta la legge trovato l’inganno. E pensare che per decenni è stata spesa la favoletta che era più facile imbrogliare quando le cose si facevano a mano e su supporti cartacei.

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