BMTA: il sabato dei grandi che raccontano l’archeologia


Maddalena Mascolo
(da Leader Comunicazione srl)

PAESTUM – La Efeso di Pino Musi, la Spina di Syusy Blady, la Pompei di Alberto Angela
il sabato dei grandi che raccontano l’archeologia attraverso i luoghi dell’anima Con Diego De Silva presentato archeostorie.it, il sito nato oggi a Paestum.
Fotografi, giornalisti, scrittori, viaggiatori e divulgatori. È la serata degli incontri con i grandi personaggi che comunicano l’archeologia, attirando pubblico, lettori e ammiratori. La Basilica Paleocristiana di Paestum, nel sabato della XVIII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, ha registrato il tutto esaurito fin dalle prime ore del pomeriggio quando il fotografo Pino Musi ha raccontato il proprio rapporto con l’archeologia e i beni culturali al direttore del quotidiano “La Città” Enzo D’Antona.
“Un grandissimo maestro della fotografia, per l’archeologia il maestro assoluto”: così Enzo D’Antona ha introdotto Pino Musi, protagonista di un incontro gremitissimo di pubblico nella Basilica Paleocristiana.
“L’archeologia vive e muore perché fotografata – ha esordito il Maestro salernitano da anni trapiantato a Parigi – per anni tutta l’iconografia legata all’ambito archeologico è stata abbastanza superficiale, relegata ad una documentazione asettica, asservita alle esigenze delle Soprintendenze o, peggio, alle piatte visioni patinate, spesso fuorvianti, delle guide turistiche. Quando è entrata una lettura autorale, i fotografi sono diventati artefici di una nuova visione di quei luoghi, chiamati a darne una chiave di lettura fatta di spunti più trasversali. In realtà la fotografia nasce come aberrazione della realtà”.
Musi ha tenuto a precisare di non avere “nessuna preclusione tra analogico e digitale. Photoshop è un software geniale se usato con parsimonia e lucidità, Poco entusiasta sull’uso dei droni (“la ripresa dall’alto ti impone un punto di vista, la puoi utilizzare come colpo di scena, una forma di interruzione in un percorso narrativo più complesso”) ha detto di trovare interessanti i selfie, ormai legati alla vita quotidiana: “Sono una diramazione più gioviale dell’autoritratto che è un pezzo di storia della fotografia” ha detto.
Tantissimi i luoghi immortalati dai suoi scatti che lo hanno colpito come “Efeso, dove ho lavorato molto sull’attesa della luce, altro aspetto per me fondamentale, e Paestum, le più potenti forse, specie la seconda per la morfologia atipica della piana: riuscire a ridare la complessità di questa Piana è difficilissimo. Quando ho lavorato sull’Area Archeologica volevo mostrare la capacità della natura di diventare protettiva sul reperto. La sterpaglia crea un ulteriore elemento rispetto al reperto, al livello fotografico può ridare atmosfera”.
Al termine dell’incontro il direttore della Borsa Ugo Picarelli ha consegnato la targa ricordo a Danila Punturiero, vincitrice del concorso su facebook “La BMTA ti porta a Paestum – II edizione” con la foto dell’Area Archeologica di Selinunte (Castelvetrano, Trapani) che ha ricevuto più mi piace.
Bagno di folla, davanti al Tempio di Cerere, per Alberto Angela, che ha detto: “Torno sempre con piacere a Paestum e alla Bmta, evento capace come pochi di attrarre un pubblico appassionato di archeologia e dell’immenso patrimonio culturale italiano”. La partecipazione di Angela è stata salutata da una folta rappresentanza di giovani, a testimonianza di come la divulgazione scientifica e culturale conservi un grande appeal anche tra le nuove generazioni. La visita alla Bmta 2015 è stata, per il conduttore, occasione per approfondire i dettagli della sua ultima fatica editoriale dedicata a Pompei, dal titolo: “I tre giorni di Pompei”, la catastrofica eruzione del Vesuvio dal punto di vista dei pompeiani, i momenti topici dell’eruzione, ma soprattutto i sentimenti e le paure dei cittadini dell’antica città romana. Una parte dei proventi della vendita del libro sarà devoluto per il restauro dell’affresco dell’’Adone Ferito’ sulla via di Mercurio.
Graditissimo ritorno alla Bmta 2015 è anche quello di Sysuy Blady, popolare conduttrice televisiva, nota al grande pubblico per la trasmissione “Turisti per Caso”. Da anni affezionata ospite della Borsa, la Blady ha presentato il suo nuovo format “Italia Slow Tour”, progetto realizzato in collaborazione con il Mibact, nel quale racconterà a italiani e stranieri (il sito è anche in inglese) il patrimonio culturale ed enogastronomico italiano. “Non ho mai nascosto la mia simpatia per l’archeologia ed è per questo che amo essere qui alla Borsa ogni anno” ha affermato la Blady – . “ I beni archeologici in Italia sono un patrimonio così vasto che, se sfruttato a dovere, consentirebbe al nostro Paese di vivere solo ed esclusivamente di turismo. E se ciò non accade è forse anche un po’ colpa di noi italiani che non percepiamo le grandi potenzialità del tesoro che custodiamo da secoli. Con Italia Slow Tour spero di contribuire nel mio piccolo a far conoscere prima agli italiani, e poi ai tanti turisti internazionali che amano il Belpaese, alcuni siti spesso sconosciuti al grande pubblico. Una su tutte l’antica città portuale etrusca di Spina, perla da valorizzare e da condividere con il mondo”.


Il cibo nella letteratura
Il cibo, argomento che percorre la letteratura di tutti i tempi. Ne ha parlato in un incontro dedicato al tema, sviluppato dall’antichità a oggi, Paola Villani, presidente del corso di laurea in Turismo per i beni culturali dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Da Omero ai tempi moderni, la docente ha individuato quattro filoni attraverso i quali la cucina compare nelle opere letterarie. Il cibo come pratica dello stare insieme, quale si evince nello Zibaldone di Leopardi o in Voltaire. Oppure cibo come espressione di cultura e civiltà, come esemplificato nel Manifesto Futurista di Filippo Tommaso Marinetti che parla di “abolizione della pastasciutta” o in “Le meraviglie d’Italia” di Carlo Emilia Gadda che riporta la ricetta del risotto alla milanese. Il secondo filone mette in contrapposizione il paese della fame e della cuccagna. Abbondanza e privazione che si riscontra nel Decamerone di Boccaccio come in Matilde Serao. Terza scia, il cibo quale macchina narrativa: dalla cena di Trimalcione del Satyricon di Petronio in poi, la letteratura offre tante scene in cui lo stare insieme a tavola si pone come momento dell’intreccio. Il cibo è anche elemento di memoria identitaria (sapori che mancano perché manca la patria, ad esempio): veicolo che ricorre in Proust o ancora in Leopardi. Infine, quarto filone, presente in numerosi romanzi, il piacere o l’avidità della lettura che si lega al gusto e alla cucina.
Università e territorio, “Tempi connessi” per Palazzo Fruscione e San Pietro a Corte a Salerno
Coniugare la conoscenza attenta del mondo antico con le nuove tecnologie: è il principio che sta alla base del progetto Tempi Connessi che l’Università di Salerno ha illustrato nel corso di un incontro nella Basilica Paleocristiana. Il centro storico di Salerno, e in particolare Palazzo Fruscione e San Pietro a Corte, è il terreno di questo primo momento di archeologia urbana, finalizzata a trasferire informazioni su diversi piani attraverso le moderne applicazioni (Ipad, smartphone, tecnologie virtuali, illuminazione). L’esperienza, resa possibile tramite il consorzio Databenc, è stata illustrata dal professore Massimo De Santo. La partecipazione al Grande Progetto Pompei è un altro cardine della recente attività dell’ateneo salernitano. L’archeologa Angela Pontrandolfo si è invece soffermata sulla mostra “Mito e Natura”, realizzata in collaborazione con l’Università di Salerno a Palazzo Reale a Milano nell’ambito di Expo 2015: “Portare la Tomba del Tuffatore a Milano – ha ricordato la professoressa, peraltro curatrice della mostra insieme a Gemma Sena Chiesa – è stata una scelta precisa. Quando nel 1996 il reperto partì per la mostra I Greci d’Occidente, al suo ritorno il Museo di Paestum ebbe un picco di visitatori”.

Ci sono volute 300 ore di registrazione per realizzare “Il cammino dell’Appia antica, alla scoperta della strada perduta” edito da la Repubblica, come hanno raccontato Paolo Rumiz e Alessandro Scillitani intervistati dal direttore de L’Espresso Luigi Vicinanza nel corso dell’incontro “Alla ricerca dell’archeologia perduta”. “L’Appia è un bene mondiale clamorosamente abbandonato a se stesso. Che la via stessa non fosse segnata per tre quarti del percorso era per noi inimmaginabile”, ha denunciato Rumiz parlando della genesi del loro racconto filmato sulla più importante via romana in Italia.
Protagonisti dell’incontro anche Matteo Nucci, firma per il Venerdì di Repubblica del “Come eravamo: la Magna Grecia” e Francesco Erbani, autore del libro “Pompei, Italia” in cui, come ha spiegato lo stesso scrittore, si evidenzia “quanto l’idea che il Commissariamento nei Beni Culturali possa risolvere effettivamente i problemi sia smentita dal caso di Pompei. Con la straordinarietà – ha aggiunto Erbani – si rincorre solo l’emergenza e viene meno ciò di cui il patrimonio ha bisogno, ovvero cure costanti e programmazione a lungo periodo”.
ArcheoStartup è stato sicuramente uno tra gli eventi con più riscontro tra il pubblico giovanile. L’appuntamento, dedicato alla presentazione delle nuove imprese culturali operanti nel turismo, e composte quasi esclusivamente da under 35, ha messo in evidenza iniziative imprenditoriali innovative con ottime potenzialità economiche. Tra le più interessanti 7emezzo.biz, specializzata nella realtà virtuale interattiva per i beni culturali, Pausanias Viajes Arqueologicos, startup qualificata nel turismo esperienziale (vacanze/lavoro direttamente sugli schiavi al fianco degli archeologi) e HiStoria, una piattaforma multimediale accessibile che lavora su più device e accessibile anche ai diversamente abili con app dedicate per ipovedenti e sordomuti.

È online da questo pomeriggio www.archeostorie.it un nuovo originale sito in cui sono raccolti reportage, racconti, recensioni firmate da chi l’archeologia la fa sul campo, diversi professionisti già riuniti nel libro omonimo “Archeostorie. Manuale non convenzionale di archeologia vissuta”. Un progetto, curato da Cinzia Dal Maso e Francesco Ripanti, che fu annunciato proprio un anno fa alla BMTA e che ha riunito 34 archeologi per raccontare cosa vuol dire oggi fare l’archeologo, un lavoro sempre più complesso e comprensivo di altre specialità come il management e la comunicazione.
Il portale prosegue idealmente l’esperienza il libro per continuare a raccontare al grande pubblico una professione speciale e mostrare quanto l’archeologia sia ancorata anche al presente, a cui seguirà anche un journal accademico, una pubblicazione open acces che partirà a novembre 2016.
Lo scrittore Diego De Silva, che ha partecipato all’incontro, non ha escluso che l’archeologo possa essere il futuro protagonista di uno dei suoi romanzi, “Mi piacerebbe indagare narrativamente la vita, le emozioni, le contraddizioni, i fallimenti di un giovane che decide di intraprendere una professione come questa – detesto i romanzieri che utilizzano le professioni come un costume di scena senza conoscerle, l’ambientazione fine a se stessa non mi ha mai interessato. Del resto, non è un caso se il protagonista del mio nuovo libro è un chitarrista blues: lo ero anche io in una giovane band ai tempi dell’università”.

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