Carcere & Strade: fuga dalle responsabilità … in campo solo Albanese

Aldo Bianchini

SALERNO – E’ bene che si sappia che anche a Salerno, nei palazzi delle istituzioni e del potere, l’opinione più diffusa è quella che accredita la figura e l’immagine di Michele Albanese, direttore generale della Bcc Monte Pruno di Roscigno e Laurino, come la più seria, concreta, autorevole e coerente “voce pubblica” tra quelle esistenti (davvero pochissime !!) a sud di Salerno; quanto meno quella più rappresentativa dell’intero Vallo di Diano, della Valle del Calore e di buona parte del Cilento. Non è poco, credetemi, e non è cosa da poco in un momento di grande deresponsabilizzazione generale di fronte a problemi gravissimi che assillano e attanagliano i territori delle aree interne della nostra provincia.
Per questo mio approfondimento voglio prendere a spunto due argomenti su tutti per dimostrare la veridicità del mio assunto: la chiusura del carcere di Sala Consilina e la ristrutturazione e manutenzione della SP 342 che dal Vallo di Diano porta nella Valle del Calore. I due argomenti valgono, da soli, a spiegare la tragicommedia che la politica locale, e non solo, va recitando da qualche decennio a questa parte senza mai trovare l’unità di intenti in un territorio che viene costantemente depredato delle sue istituzioni più rappresentative che potevano continuare a garantire una parvenza di sviluppo, di crescita e di occupazione. Naturalmente non basta un tribunale, un carcere o la manutenzione stradale per fare da soli sviluppo, crescita e occupazione; ci vuole ben altro. Ma senza quegli elementi di base, che sono le istituzioni distribuite sul territorio e l’assetto stradale dello stesso, null’altro è possibile e/o non è più possibile. Non mi soffermerò sulla sceneggiata cui assistiamo ogni giorno, da qualche giorno, sulla chiusura del carcere; argomento questo che ha portato ad una fuga dalle responsabilità di tutti i rappresentanti politici della zona, intenti soltanto a beccarsi a vicenda alla ricerca delle responsabilità altrui, anche di quelle legate ad un passato remoto come ha tentato di fare il coordinatore comprensoriale di un partito, il P.D., che ormai è assolutamente egemonizzato nella mani della holding “De Luca & family” e contro cui, anche nel Vallo di Diano, comincia ad affiorare un certo dissenso. Solo per la cronaca ricordo a quelli del PD e degli altri partiti che De Luca doveva far ritornare il tribunale, doveva salvare il carcere, doveva riattivare l’Inps e l’Inail, doveva ripristinare la ferrovia, doveva smantellare la stazione elettrica, doveva bocciare le esplorazioni petrolifere, doveva rafforzare l’ospedale, ecc. ecc.; invece sta facendo esattamente il contrario tanto dal Vallo gli arriveranno sempre voti e consensi sicuri. Né mi soffermerò sui tentativi, tutti apprezzabili, del Comitato Pro Tribunale e dell’ UGCI (Unione Giuristi Cattolici Italiani), di portare avanti una battaglia per cercare di salvare, dopo aver perso il tribunale, l’istituto carcerario che a questo punto dovrebbe essere visto da tutti come il vero punto di riferimento da cui ripartire, tutti insieme i sindaci e le amministrazioni comunali pur nelle loro diversità, per un’azione di recupero del gap che si va sempre più consolidando tra la città capoluogo e le aree interne. Lo ha detto lo stesso Vescovo di Teggiano con un accorato (ma inutile !!) appello all’azione comune per dare più forza e concretezza alle richieste da portare avanti senza indugio alcuno.
La figura di questo Vescovo, nel Vallo, è altra storia; è ancora come un corpo estraneo rispetto al territorio, lontano mille miglia, perchè nonostante la sua autorità morale e religiosa non riesce a scavare nell’animo della politica locale quegli spazi e quelle redenzioni che in altri luoghi avrebbe facilmente ottenuto grazie alla Sua severa ed austera personalità. Qui nel Vallo di Diano ci si trastulla semmai con qualche cippo alla memoria che appare, scompare e poi appare di nuovo; nel Vallo si fanno i convegni con i figli di De Luca per sancire una semplice iscrizione al PD; nel Vallo il problema di Sala Consilina non è quello di Padula e via dicendo; nel Vallo si parla di Città Vallo più per una sorta di “fiera della vanità” che di altro; nel Vallo si discute sul petrolio tanto per parlare e mostrarsi alle ripetute riprese delle stesse telecamere; nel Vallo si ipotizzano scenari perversi per la centrale termoelettrica ma poi nessuno fa niente e il “Comitato Vincerò” fra poco vincerà su se stesso; nel Vallo se un’azienda produttiva sversa sostanze inquinanti nei corsi d’acqua non è mai preoccupazione del comune interessato ma di quello vicino; nel Vallo si aspetta la primavera prossima per rinnovare le cariche alla Comunità Montana al fine di assicurare a qualcuno il posto in giunta nel caso in cui le elezioni del 2016 andassero male; nel Vallo c’è chi minaccia di dimettersi da un partito pur non essendovi iscritto; nel Vallo c’è chi invia ad un non meglio identificato parlamentare (che sul piano pratico non conta nulla !!) un progetto copiato o appena scribacchiato pensando di risolvere il problema del carcere; nel Vallo c’è chi si cancella da un ordine professionale per far calare il numero degli iscritti e favorire l’ordine potentino; nel Vallo i “comitati” nascono come funghi perché la politica è assente; e, senza voler offendere nessuno, potrei continuare ad elencare molti altri argomenti, a cominciare dal Parco; ma preferisco fermarmi qui, almeno per oggi.
E su questo scenario inquietante, che spesso supera la classica sceneggiata napoletana cui ci aveva abituati il compianto Mario Merola, ecco arrivare l’unico personaggio in grado di scuotere le coscienze di tutti, non perché abbia il fattore “P” più grande degli altri ma semplicemente perché gestisce un potere, il vero potere, quello economico. Un potere che, badate bene, Lui non utilizza per se ma soltanto per gli altri mettendolo, ogni giorno, a disposizione delle comunità in cui la “sua banca” si trova ad operare. E questo Michele Albanese, lo fa nel Vallo di Diano come nel Cilento, a Potenza come a Vallo della Lucania. Ha capito, verosimilmente, che trattenere in un fortino tutto quell’immenso potere potrebbe anche portare ad un’implosione su se stesso ed è sceso, come si suol dire, sul mercato ponendosi come alternativa alla politica, non come competitor; in pratica ha diversificato la sua attività di banchiere muovendosi come vero manager. State tranquilli politici e politicanti locali, Michele Albanese non si è mai candidato e non si candiderà mai, non ne ha bisogno; significherebbe soltanto impantanarsi in chiacchiere e chiacchiericci da bar dello sport; Lui mira ai problemi, quelli veri, ben sapendo che dall’esterno può fare molto di più che dall’interno, tanto buona parte della classe politica locale o è inesistente e insipiente o è già prona al suo cospetto. Ma anche solo così sta attirando sulla sua figura alcuni velenosi sospetti, e già qualcuno insinua che soprattutto il suo intervento sul carcere di Sala Consilina potrebbe essere la risposta a chi gli aveva imputato di aver fatto saltare la trattativa con la Bcc Sassano che costituisce uno scippo per il territorio. Niente di tutto questo, Michele Albanese va per la sua strada e non si cura della bassezza politicante del territorio, mira in alto e più avanti e pensa a consolidare le potenziali capacità economiche della sua banca, anche attraverso queste operazioni che, comunque, non sono affatto di facciata ma mirano al cuore dei problemi. Insomma, per dirla tutta, Michele Albanese è un personaggio alternativo e non funzionale o, peggio ancora, succube della politica in generale.

2 thoughts on “Carcere & Strade: fuga dalle responsabilità … in campo solo Albanese

  1. Bellissimo articolo, molto pertinente. Condivido pienamente tutto quello dichiarato dal giornalista; questo perché, al di là della “voce pubblica”, c’è un “vero uomo”,quale è Michele Albanese, che ama il suo territorio ed ha a cuore le sorti della gente che lo popola.

  2. davvero pertinente ed esaustiva come trattazione fatta… ci vorrebbero altri come Michele Albanese!

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