SANITA’: medici, magistrati e giornalisti, uno scontro continuo … un segnale preciso viene da Polla !!

Aldo Bianchini

POLLA – Qualche settimana fa dieci medici del P.O. di Polla hanno prima sottoscritto e poi inviato, al Presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Salerno e per conoscenza alla Direzione Generale della ASL ed alla Direzione Sanitaria di Polla, un documento durissimo diretto a stigmatizzare il difficile rapporto esistente tra medici – magistrati e giornalisti. Un documento che, seppure non inviato a questa testata giornalistica, mi offre l’occasione di un serio e sereno approfondimento su questa incredibile, ed anche inquietante, situazione che oltre ad essere incresciosa rappresenta un deprecabile scontro di potere. Il documento si apre ad una ridda di interpretazioni essenzialmente per due ordini di motivi; in primo luogo perché forse per la prima volta ben dieci medici escono allo scoperto mettendoci la faccia (come si suol dire !!) di essere umani normali; ed in secondo luogo perché il contenuto del documento è alquanto condivisibile. Prima di andare avanti mi corre l’obbligo di chiarire con i miei lettori qual è il mio pensiero su queste tre categorie professionali. La categoria dei medici e quella dei magistrati evidenziano molte presenze al loro interno che hanno scavato una profonda trincea, fatta di incomprensioni e di scontri, tra loro stessi e il cittadino comune che vede nei primi il tradimento del “giuramento di Ippocrate” e nei secondi l’abbandono del concetto molto virtuale de “la giustizia è uguale per tutti”.
La categoria dei giornalisti che si divide in “giornalisti” e “giornalisti-giornalisti” (esattamente come le altre due) sta facendo di tutto per stravolgere i cardini deontologici di quella che è la professione più bella del mondo. Fortunatamente io non appartengo né all’una né all’altra schiera e cerco, pur sbagliando spesso, di raccontare i fatti e di commentarli mettendomi sempre dalla parte del semplice cittadino; del resto per fare il giornalista non ho fatto alcun giuramento ma mi appello al principio che il giornalista deve essere sempre come un difensore civico e deve sempre stare dall’altra parte del potere, ma senza preconcetti. Prova ne è proprio il documento dei dieci medici che mi accingo a commentare; difatti uno di loro mi ha querelato per una presunta diffamazione fatta da me nei suoi confronti e il “processo civile” è tuttora in corso. Questo non mi ha impedito e non mi ha influenzato minimamente nell’analisi del prefato documento che, ripeto, si apre a diverse considerazioni positive in quanto è innovativamente positivo rispetto alle posizioni assunte in passato da tantissimi medici, anche di colui che mi ha querelato. Non entro nel merito del fatto per il quale i dieci medici sono stati rinviati a giudizio (circa due anni fa un anziano viene ricoverato a Polla e poi trasferito a Vallo della Lucania all’insorgere di una emorragia che solo a Vallo poteva essere affrontata e curata) in quanto non conosco gli atti del processo che, comunque si farà in seguito al predetto “rinvio a giudizio” dei dieci medici, alcuni dei quali (come la dottoressa che accompagnò in ambulanza il paziente) assolutamente innocenti già ad una prima e sommaria lettura degli atti; gli altri, a mio avviso, saranno comunque assolti con la solita forma de “il fatto non sussiste”. E’ vero, hanno ragione i dieci medici, i giornalisti tendenzialmente e senza alcun vincolo deontologico vanno solo alla ricerca della “notizia scandalistica” calpestando quello che è un principio fondante del nostro ordinamento giudiziario: si è innocenti fino a sentenza passata in giudicato. Quindi se la notizia venisse letta sotto questo assunto verrebbe subito sminuita della relativa potenzialità e semmai trattata senza enfatizzazione alcuna; in presenza di un preciso atto giudiziario è dovere del giornalista dare la notizia, ma il dovere comprende anche la fase di approfondimento e di spiegazione tenendo sempre presente lo “stato di diritto” di tutti coloro che costituiscono l’oggetto della notizia stessa. Nella fattispecie i nominativi dei medici, anche due anni fa, andavano sicuramente indicati ma bisognava accompagnarli con un approfondimento sereno ed imparziale, altrimenti si finisce (come si è finiti) con l’essere additati come parziali o, peggio ancora, come venduti al primo padrone. Anche perché, diciamocelo con franchezza, seguendo la cronaca giudiziaria valdianese ho notato che stoltamente mai vengono pubblicati i nomi dei medici, da qui i dubbi sul perché proprio e solo in questo caso i nominativi furono e sono stati fatti. I dieci medici, poi, si lamentano che “tutto è avvenuto nell’indifferenza globale”; è vero, ma la colpa sostanzialmente è da riportare a quella trincea scavata dalla stessa categoria dei medici rispetto all’opinione pubblica. Non sono d’accordo, invece, sul fatto che quello messo in atto da due testate giornalistiche locali possa essere ricompreso in un più vasto “attacco a un ospedale pubblico”; pur non conoscendo l’identità delle due testate ritengo che non siano in grado di portare a termine un’operazione complessa come quella denunciata dai dieci medici. In genere, da noi, il giornalismo vive e si alimenta soltanto di veline e/o di imput ben precisi; siamo ancora lontani dall’inchiesta giornalistica prodotta dai reporter del Washington Post, Bob Woodward e Carl Bernstein, per il famoso Watergate che distrusse il presidente degli USA Richard Nixon; per questo mi sento di dire ai dieci medici di stare sereni e di aspettare con tranquillità l’esito dibattimentale che non potrà essere diverso dall’assoluzione con formula piena.
Ma nel documento durissimo dei dieci medici c’è un elemento inquietante che va sicuramente approfondito; un periodo dello stesso documento mi ha incuriosito ed anche inquietato: “”Tutti noi sappiamo che in questi ultimi anni il sistema sanitario nazionale ha subito una grave trasformazione ad opera dell’atteggiamento “persecutorio” della medicina legale nei confronti dei medici. Ogni volta che si verifica un procedimento giudiziario verso un medico vengono prese misure cautelative che rallentano e danneggiano gravemente 1o svolgimento dell’attività medica (leggi prolungamento dell’ osservazione dei pazienti ricoverati, ripetizioni di indagini non necessarie, etc), con utilizzo di grandi risorse che automaticamente vengono sottratte ad attività talora vitali (leggi mancanza di posti letto in reparti di urgenza, rinvio interventi, etc)””. In queste poche righe c’è tutta la rabbia di professionisti seri e coscienziosi (come sono i dieci medici in questione) che si sentono aggrediti da ogni parte perché nessuno si rende conto che “quello del medico è il mestiere più strano del mondo”. Ci avete mai riflettuto? La medicina è la sola professione che lotta incessantemente per distruggere la ragione stessa della propria esistenza. Se dovessi scorrere la lunga lista degli amici che fortunatamente ho incontrato nella mia vita, riconoscerei che ci sono molti medici ai primi posti. Il loro compito è paradossalmente proprio quello descritto da un giurista e politico inglese, James Bryce (1838-1922): “il medico ha come meta ideale quella di diventare inutile, guarendo il paziente”. Attenti, però, a non generalizzare perché si corre il rischio di sprofondare in una guerra intestina senza fine. Questo per linee generali, nella fattispecie, però, i dieci medici di Polla portano un attacco diretto e senza falsi infingimenti alla “medicina legale” ed a come essa viene gestita soprattutto sul territorio valdianese. Difatti non è pensabile che per tutti i casi sottoposti ad indagine giudiziaria venga nominato sempre e soltanto lo stesso medico legale che sicuramente sarà il migliore del mondo ma che altrettanto sicuramente, dopo tanti, potrebbe anche Lui essere vittima di pressioni psicologiche esterne ed interne; la costante ripetitività di incarichi delicati non ha mai dato buoni frutti. Ho il dubbio che i magistrati nelle nomine dei CTU (che sono e restano di parte !!) vadano per “moda”; ieri imperava il prof. Introna, oggi è il turno della Prof.ssa Cattaneo, tanto per rimanere a livello nazionale. Spero che qualche magistrato ne tenga conto, anche perché la loro categoria, come quella dei medici, non è stata unta dal signore ed anche loro devono rispondere al giudizio della gente comune per non continuare a scavare ulteriori insuperabili trincee. E se è vero, come è vero, che “sia in atto una delegittimazione del ruolo dei medici e del sistema sanitario nazionale pubblico” è altrettanto vero che i medici, così come i magistrati, ce la devono mettere tutta per recuperare un gap che loro stessi hanno creato ed alimentato. In conclusione, i dieci coraggiosi medici del P.O. di Polla (nessuno escluso, neppure colui che mi ha querelato !!) lanciano un grido d’allarme che suona anche come un messaggio per implementare un dibattito serio e pacato nel quale i giornalisti hanno il dovere di infilarsi, ma dalla porta giusta. Ho deciso di non pubblicare il documento dei dieci medici e neppure di pubblicare i nomi dei sottoscrittori, lo hanno fatto tutti; a me piace commentare.

2 thoughts on “SANITA’: medici, magistrati e giornalisti, uno scontro continuo … un segnale preciso viene da Polla !!

  1. Gentile Direttore,
    Il caso dei medici da Lei illustrato non è il primo, e vista l’aria che tira, non sarà l’ultimo.
    Finalmente c’è chi denuncia uno sato di cose che sta diventando insostenibile,sotto il profilo professionale ed umano.Una “caccia ” al medico indiscriminata senza precedenti,molte volte senza validi motivi e in questo “bailamme” di denuncie a raffica, prendere atto che quache “medico legale”, superiperimpegnato per la Procura, non si sa il perchè, in ogli caso si presti a valutazioni, a volte, s,ipotrebbe dire “discutibili”, fa specie.Si ha l’impressione (solo l’impressione) che leghi l’asino dove vuole il padrone.La valutazione medico-legale è utilissima ma dificcile e anche i medici legali possono prendere degli abbagli, sotto la spinta emozionale degli eventi.Sono uomini, validi professionisti….ma uomini….come tutti, non oracoli della verità.Una salutare turnazione negli incarichi non sarebbe che salutare per tutti….medici e presunti danneggiati.la mancanza di concorrenza….il monopolio……….. è sempre pericoloso,comunque lo si voglia valutare.Sarebbe interesse del professionista,così oberato dal lavoro, a declinare qualche volta qualche incarico e non a fare incetta di tutto.
    Sul fatto che gli Inquirenti, facciano cadere le loro libere scelte di CTU sempre sulle stesse persone o “persona”,credo sia una cosa ,necessariamente da chiedere a Loro e non a chi le subisce .Non è un mistero che non solo per la Giudiziaria ma anche per le CTU civili la rosa dei nomi “nominati” è francamente ristretta.Sempre la stessa. E mi creda, sia nel primo che nel secondo caso non è una scelta guidata dalla “qualità” delle prestazioni rese, ma è il frutto di una brutta consuetudine che non trova nessuna risposta logica.
    La medicina difensiva costa fino a 13 miliardi l’anno: il triplo della tassa sulla prima casa (fin quando non la toglieranno). Una tombola” piena”. Manca però l’altro pezzo del problema. Cioè la tanto sospirata definizione delle norme che devono regolare il tema delle responsabilità nei casi di errori sanitari. Un bubbone esploso con conseguenze pesanti. Dicono tutto i dati dell’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici: dal 1994 al 2013, nell’arco di vent’anni, le denunce contro medici accusati di avere sbagliato in modo più o meno grave sono passate da 3.222 a 12.036. Il quadruplo. Al punto che, diceva un recente dossier della stessa Ania titolato «Malpractice, il grande caos», gli Assicuratori sono «in ritirata per l’aumento del contenzioso e la difficoltà di censire i rischi». Un disastro per i conti pubblici, un’incognita per le assicurazioni, un incubo per i medici, un affarone per certi studi legali che in questi anni si sono spinti a pubblicità allucinanti. Come il manifesto di due poppe prosperose coi fili di un ordigno al tritolo che uscivano dal reggiseno, un orologio e una scritta: «Protesi cancerogene e difettose». Sia chiaro: ci sono medici che commettono per sciatteria o incapacità sbagli imperdonabili. Da colpire duramente. Ma che senso ha la homepage di una rete di avvocati in franchising dominata da due figuri con cuffietta e mascherina sotto il titolo «Il killer silenzioso»?
    Ormai si esagera sapendo di esagerare e non per fini “nobili”, per migliorare la sanità, ma per il solito, maledetto “affare” che è diventato di moda. Una brutta moda.
    In qualità di medico posso testimoniare come la mia categoria stia vivendo una profonda crisi professionale causata dalle condizioni di lavoro sempre più difficili, stretti tra continua richiesta di sacrifici economici, carichi di lavoro accresciuti,mancato turnover,mancato rinnovo dei contratti, burocrazia, budget sempre più ristretti. Inoltre a ciò si aggiunga appunto la crescita esponenziale del contenzioso medico dovuto anche ad avvocati in “cerca di lavoro, gloria e facili guadagni” che incitano alla denuncia indiscriminata.Tanto male che vada…..uno ci ha provato.
    La mercificazione delle medicina è uno dei fattori importanti di contenziosi inutili. D’altra parte la diffusa percezione che se non paghi non ti assistono correttamente, anche questa errata percezione, porta anche i pazienti che non pagano al privato a riversare il loro rancore sui medici di serie B, ritenuti tali secondo un consolidato e privo di autentico fondamento ancorato alla “verità”, chi li hanno assistiti nel servizio pubblico. In questo dileggio continuo, i giornalisti non sono esenti da colpe.Sbatti in prima pagina il medico che “forse” ha sbagliato e non parlare delle eccellenze e di chi fa il suo dovere, con dedizione,spirito di sacrificio, senza interessi…..non fa notizia.
    Ci si chiede poi perchè sia nata la medicina difensiva?
    La risposta sta nell’essenza stessa della professione medica che è radicalmente mutata negli ultimi vent’anni. L’aumento vertiginoso del numero dei contenziosi medico-legali, delle denunce sporte da pazienti insoddisfatti o dai loro familiari nasce dal profondo cambiamento del rapporto medico-paziente. Da una medicina paternalista si è passati ad una medicina garantista, senza trovare il punto d’equilibrio nel giusto mezzo. La reverenza che il contadino portava per il medico condotto del paese non poteva, e non doveva, certo sopravvivere ai grandi cambiamenti dell’età globale, ma si andati oltre,molto oltre, e così si è assistito ad un ribaltamento delle aspettative. Se prima il paziente si recava dal dottore in cerca di umano conforto e di qualche materiale beneficio, oggi pretende la piena salute. Nella società della perfezione estetica la morte non trova più spazio, la menomazione permanente è diventata inaccettabile pertanto il disagio psichico e fisico non sono più colpa della malattia ma dell’imperizia del medico.
    La classe medica ha trovato la risposta all’attacco dei pazienti, e di chi “non in modo disinteressato” li consiglia a fare causa” nella medicina difensiva? nella tecno-burocratica richiesta compulsiva di esami e visite ridondanti? E’ solo una “costosa forma di difesa” al fine di minimizzare,nei limiti del possibile, gli eventuali rischi in sede Legale. Non è stata una scelta priva di costi. Così facendo una delle due anime della medicina giace agonizzante in corsia: l’aspetto umanistico della professione, quello che permetteva un tempo di definire quella del medico come una missione, si è inchinato all’imperare della tecnica. L’empatia umana, cardine del rapporto di fiducia tra curante e bisognoso di cura, ha preso l’uscio mentre entravano i macchinari per le tac e le risonanze magnetiche,molte volte,assolutamente inutili e prive di senso diagnostico (ma guai a non farle, chi si prende la responsabilità?). L’intuito e le capacità razionali d’analisi che facevano di un medico un grande medico hanno ceduto il passo all’evidence based medicine e all’applicazione pedissequa delle linee guida stilate dall’OMS, per mettersi al riparo da azioni medico-legali, molte volte strumentali.
    Se l’80% dei contenziosi medico-legali avvenuti in Italia negli ultimi vent’anni si sono risolti a favore del medico ci sarà pure un motivo? E non dicano, semplicisticamente, perché è una “casta” che sicuramente si auto –aiuta, come è facile far credere certe cose…..darle in pasto all’opinione pubblica………… Probabilmente la soluzione al problema risiede da un’altra parte: forse basterebbe reimparare ad accettare la morte come parte integrante della vita.La morte non è più il naturale corollario della vita……..è un incidente, sempre colpa del medico imperito,negligente,imprudente, e chi più ne ha più ne metta.Di questo passo non si andrà lontano.

  2. Indubbiamente stiamo assistendo ad un progressivo aumento delle denunce che i pazienti rivolgono ai medici, tanto da determinare l’esplosione di quella che chiamiamo “medicina difensiva”. L’incremento della medicina difensiva è preoccupante perché rischia di indurre il medico a preoccuparsi più della sua tutela che della salute del paziente. Ecco perchè sembra opportuno chiedersi quali siano le motivazioni che spingono le persone vittime di un qualche errore medico ,vero, o ritenuto tale ad attivarsi nei confronti dei presunti responsabili con denunce penali o civili.
    Alla base di tutto, quasi sicuramente c’è una grande sfiducia e insoddisfazione nei confronti della medicina ,in generale, e dei medici in particolare e nello specifico, nei confronti dell’intero sistema sanitario sempre più alle prese con problemi di bilancio.Molte volte il “medico, a torto” o a “ragione” fa da parafulmine in una situazione che è diventata insostenubile . Il dato più riscontrato sottolinea che i sentimenti di rabbia e delusione provati dai pazienti derivino soprattutto dalla mancanza di un rapporto con il proprio medico. Laddove vi sia una buona relazione comunicativa, in cui il medico utilizza un comportamento di ascolto empatico e rende il paziente un soggetto attivo della relazione, ben informato e per quanto possibile partecipe delle scelte terapeutiche da attuarsi, il paziente sarà meno propenso a rivendicarsi legalmente qualora subisca un danno.E’ chiaro se “danno” c’è stato è giusto che ci siano denunzie e processi.Diversamente non si capisce.Anzi si capisce, che il”risarcimento” preteso, molte volte è frutto di cattivi consiglieri.
    Il guaio e che molte delle denunce che vengono effettuate, anche per problemi relativi al consenso informato, la cui importanza viene di solito sottovalutata dai medici, sono francamente pretestuose.. Si può considerare il consenso informato come una estensione di una buona pratica comunicativa, nella quale il medico è tenuto a comunicare al paziente quale sia la propria condizione di salute, riferendo i risultati che ci si aspetta di raggiungere con un determinato trattamento o intervento terapeutico, tutti i possibili rischi che possono insorgere e descrivendo anche tutte le cure alternative che si potrebbero adottare, ma non si può pretendere che i medici siano novelli “merlino”.Asino no! ma nemmeno maghi.
    Un altro aspetto da considerare, inoltre, è l’insieme delle aspettative dei pazienti, che spesso sono troppo elevate e quindi il più delle volte deluse, nei confronti sia del medico, che dovrebbe essere sensibile ai loro sentimenti che delle loro esigenze, sia delle prestazioni che, dati gli enormi progressi della scienza medica, si crede dovrebbero essere assolutamente scevre di errori.
    La colpa medica esiste e come……….ma si sta esagerando e a pagare sarà sempre il povero paziente.Non voglio fare la difesa d’ufficio dei medici ma i pazienti sono diventati sempre più “impazienti”.
    Se si aggiunge, poi,che la situazione viene ulteriormente esacerbata dal ruolo dei mass media che, pur esaltando progressi scientifici, focalizzano la loro attenzione, solo e sempre, sui casi di malasanità con servizi sensazionali, spingendo ancora di più l’opinione pubblica verso un clima di sfiducia generale nei confronti dell’organizzazione sanitaria, alimentando la rabbia delle persone e intaccando inevitabilmente ancora di più la disistima verso la classe medica, nonostante, in alta percentuale,i medici,prima,senza mezzi termini,sbattuti in prima pagina , sono poi ritenuti non colpevoli(85% dei casi circa).Ma ormai è tardi……….. la frittata mediatica è servita.

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