Caimangate: Polizia Municipale allo sbando, da Bruscaglin alla Bellobuono … fino all’uomo nuovo “Felice Marotta”

Aldo Bianchini

SALERNO – Sarà ancora lui, il sempieterno Felice Marotta, a togliere le castagne del fuoco ad un ex sindaco ed attuale governatore chiaramente in difficoltà dopo che la Bellobuono ha sbattuto la porta lasciando il comando della polizia municipale ? Probabilmente si, ma la verità la sapremo comunque a stretto giro; lui, Felice, in definitiva è sempre e comunque l’uomo nuovo ed utile per tutte le stagioni. E’ l’unico personaggio che, nei confronti di Vincenzo De Luca, può vantare un ascendente straordinario perché sa tutto di tutti, sa tutto dell’amministrazione comunale, sa tutto anche di De Luca. E con lui ha sempre intrattenuto e condiviso un rapporto diverso, eccezionalmente funzionante e funzionale alla bisogna; con De Luca, Felice, è stato ed è quasi paterno, molto spesso fraterno, amico e sostenitore delle proprie tesi, disponibile a fare non uno ma dieci passi indietro senza battere ciglio, molto presente sulla scena quando c’è bisogno, convinto supporter del capo ma intellettualmente libero e difficilmente condizionabile. E’ l’unico dipendente comunale, o almeno lo è stato fino a quando non è andato in pensione, che continua a tener banco al di là di tutte le difficoltà incontrate nel suo lungo percorso partito dagli anni ’50 con una benevole assunzione nei giardini comunali da parte del sindaco Alfonso Menna. Poi la strada se l’è fatta da solo, in barba ai tanti laureati cretini che pure affollano la pubblica amministrazione in genere e quella di Salerno in particolare; ha dimostrato da sempre che i contenuti superano le apparenze, anche nei momenti più difficili e drammatici della sua vita personale e di quella dell’amministrazione; un’amministrazione che è riuscito a simboleggiare in lungo e in largo, dovunque, da Salerno, a Roma e a Milano. Eppure il suo primo impatto con Vincenzo De Luca non fu tra i più facili; nella campagna elettorale del ’93 (la prima di Vincenzo) il kaimano gridava da tutti i palchi che il primo dipendente che avrebbe cacciato via dal Comune doveva essere proprio lui: Felice Marotta, che descriveva come l’uomo capace di personificare tutto il male della prima repubblica. Poi De Luca ha capito e, sotto certi aspetti, si è anche piegato nel riconoscere le grandi capacità organizzative, manageriali e comunicative di Felice Marotta. Tra loro molti momenti di utili chiarimenti, mai uno screzio vero, tanto da essere diventato insostituibile in tutte le “operazioni delicate” esistenti nella vita di un politico di lungo corso qual è De Luca. Non si è mai perso davanti a niente ed a nessuno; una delle ultime operazioni, quella dello scontro Comune-Soprintendenza per la vicenda Crescent, nel contesto della quale ha operato alla grande al cospetto di architetti, ingegneri, avvocati e istituzioni regionali e nazionali; sempre alla faccia di quei laureati cretini che occupano inopinatamente la macchina del Comune. Ma lasciatemelo dire e scrivere, Felice Marotta ha un merito particolare che va ben oltre tutti gli altri meriti: per le operazioni politico-amministrative non usa mai il telefono, cammina a piedi e se occorre porta con se la sua fidata borsa professionale. Non è cretino come quei laureati che pensano e credono di essere al di sopra di ogni sospetto e cadono nella rete dei furbetti con una disarmante facilità, mettendo in crisi anche il “grande e mitico kaimano”. Ora c’è la grana del comando della Polizia Municipale, un comando sempre difficile in questa Città.
L’ultimo dei comandanti, Anna Bellobuono, portata a Salerno in pompa magna sull’onda di un concorso stravinto grazie alla “sua laurea” e più volte lodata (almeno all’inizio), ha sbattuto rumorosamente la porta ed è andata via chiamando in causa direttamente il governatore dal quale si attendeva almeno una parola. Anna è del napoletano è non sa che De Luca è fatto così e che quando decide di farti fuori non ti dà la possibilità neppure di essere ricevuto; ti fa fuori e basta. “Il capo lascia e i sindacati firmano l’accordo” -scrivono i giornali- dopo che Anna ha sbattuto la porta in faccia soprattutto a De Luca; e i sindacati dando prova di un spocchioso tempismo utilitaristico firmano subito l’accordo e dimostrando uno spiccato “senso di responsabilità” (è l’appello di Mimmo de Maio) fanno ancora il tira e molla per speculare qualche altra cosa con un’amministrazione ormai priva del capo reale e, quindi, di una bussola precisa e in grado di dare risposte ferme (tutti devono aspettare gli ordini del capo !!). E tutti a rifare il nome di Felice Marotta come salvatore della patria, non sapendo nemmeno perché Felice può essere il vero salvatore di una situazione ingarbugliata ed incresciosa come non mai.
Qualcuno invoca anche il nome di Eduardo Bruscaglin, il vigile per antonomasia della città di Salerno, colui il quale per carriera ha scalato tutti i gradi fino ad arrivare sulla poltrona del comando generale che ha ben detenuto dal 28 ottobre 2007 al 31 marzo 2014, momento del suo pensionamento. Nessuno, però, ha tenuto conto che Eduardo è in pieno “conflitto d’interesse” con il Comune avendo denunciato l’amministrazione per il mancato riconoscimento del grado e della relativa retribuzione; una vertenza di lavoro molto particolare ed anche pericolosa per il Comune. Il suo ritorno al comando potrebbe avvenire soltanto se rinuncia alla vertenza che è già partita alcuni mesi or sono e che il Comune ha sottovalutato non mandando alcun esponente alla convocazione presso l’ex UPLMO (ufficio provinciale del lavoro e della massima occupazione) che oggi viene denominato DTL (Direzione territoriale del lavoro); un atto assolutamente necessario, quasi come un tentativo bonario di conciliazione, senza il quale non si può adire il tribunale e senza il quale i magistrati si indispettiscono oltre ogni misura. Ma, mi chiedo, a Bruscaglin conviene rinunciare ad una corposa somma di denaro che gli deriverà dalla vertenza in cambio del ritorno al comando ?
C’è anche chi vorrebbe riesumare dagli archivi della storia quel pimpante, ed anche coraggioso, Giancarlo Correale che dopo aver scortato per mesi il kaimano avanti e indietro sulla “via dei fori imperiali” (da Piazza Sinno al Municipio), capì velocemente che quella di Salerno non era l’aria adatta alla sua esuberanza e della sua autonomia decisionale e cambiò in meno di un anno la sua destinazione rifugiandosi nell’agro. Ecco perché il ritorno di Felice Marotta appare forse imprescindibile da ogni considerazione di parte o di controparte; anche perché lui è l’uomo che seppe traghettare il “corpo della polizia municipale” dalle pericolose secche in cui l’aveva lasciato il generale Carmelo Marmo (1995) per le accoglienti e capaci braccia di Franco Albano (1996), un altro degli “uomini del kaimano”; un amore nato male e finito peggio.

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