Terrorismo e paura

 

Di Simone Gambilongo

ITALIA/EUROPA – La paura scava ora profonda nelle viscere e nelle nostre ossa, il cielo sopra di noi sembra potersi ingrigire di fumo in un lampo all’ improvviso, i sorrisi sul volto della gente tramutarsi in lacrime e visi angosciati. Vivere così è un non-vivere e nemmeno un sopravvivere ma soltanto un aspettare che qualche nuovo dramma sconvolga la coscienza della “vecchia” Europa…vecchia, ma non pronta, e mai lo sarà, a morire; vecchia come la nostra cultura, la nostra arte, la nostra filosofia, tutto il nostro modo di vivere e l’ idea mai vecchia secondo la quale “Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire». Eppure permane in ogni animo con un minimo obiettività l’idea per la quale gli altri, qualunque essi siano, sono come uno specchio dove ognuno di noi può rivedersi, scovare nell’ altro i propri istinti, difetti errori. Si, perché in tutto ciò che sta accadendo possiamo vederci tantissimo di noi del vecchio o meno vecchio e civile occidente. Di fronte a questo infatti l’ atto più rivoluzionario che possiamo compiere quello non di odiare questi assalitori, ne siam capaci tutti, e nemmeno di aver paura di loro, ma di aver paura e odiare noi stessi, la nostra società che, in tutti questi anni, non ha capito dove si sarebbe andato a finire, oppure gli è convenuto fingere di non capire per interessi ora macchiati intrisi di sangue innocente, che rischiano di far morire (ora si!) la nostra vecchia Europa.

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