il Quotidiano di Salerno

direttore: Aldo Bianchini

PORTO: anche la “destra” contro Renzi e De Luca … “core port implementation” oppure “core businnes port” ?

Aldo Bianchini 

SALERNO – Se si sveglia anche la “destra” in difesa del Porto di Salerno vuol dire che il problema c’è ed è anche evidente. Se poi la “destra” attacca apertamente il presidente del consiglio dei ministri Matteo Renzi e chiama alle sue responsabilità il neo governatore della Campania Vincenzo De Luca è segno che il limite è stato orami superato e che bisogna, tutti insieme se possibile, innalzare immediatamente una barriera protettiva contro decisioni apparentemente scellerate. Alberico Gambino e Luciano Passariello nel prendere atto che il Porto di Salerno ha raggiunto e consolidato livelli di efficienza e di competitività anche sotto il profilo dell’operatività amministrativa da riconoscere in capo al presidente dell’authority Andrea Annunziata e nel ribadire i problemi di Napoli (… di contro il Porto di Napoli si è caratterizzato, nello stesso periodo e per colpa di una politica miope, per complesse criticità: la bocciatura da parte del Consiglio Superiore dei Lavori pubblici del PRG, la confusione nelle concessioni rilasciate, i contenziosi gudiziari con i petrolieri, il blocco dei lavori di dragaggio per essere lo stesso sito di interesse nazionale e l’avvicendamento di ben cinque commissari …), ecco cosa scrivono in merito i due consiglieri regionali di Fratelli d’Italia (FdI):   “Renzi, il suo governo ed il PD fanno finta di ignorare che i veri problemi dei porti italiani sono le procedure di nomina dei presidenti, i tempi di approvazione e realizzazione di progetti, le varianti, i dragaggi, l’urgenza di una reale sburocratizzazione, la macchinosità dei controlli di sdoganamento. Con il disegno di accorpamento dei porti di Salerno e Napoli portato avanti, anche con il colpevole immobilismo della Giunta Regionale e del PD regionale, non solo nessuno di questi problemi sarà risolto ma, addirittura, si finirà col burocratizzare ancora di più i pur necessari ed indispensabili processi di riqualificazione dei due scali marittimi”. In pratica, anche se con tutti i distinguo del caso e relativi alla colorazione dell’attacco contro Renzi e De Luca, sembra di capire che i due consiglieri regionali di destra, con colpevole ritardo anche loro, si siano e si stiano preoccupando seriamente della pervicace volontà di accorpamento e mettono in evidenza tutte le cose che io personalmente vado dicendo da tantissimi mesi su questo giornale; con il distinguo che loro si oppongono per motivi politici e fermano il loro ragionamento alla lotta contro Renzi e De Luca. Per capirne di più bisogna andare oltre questo schematismo politichese; insomma quello che sembra un attacco, tout court, del centro destra contro il centro sinistra nasconde, invece, delle verità che molti fanno finta di non vedere. La prima verità è l’efficienza del Porto di Salerno dovuta essenzialmente all’azione amministrativa propulsiva del presidente dell’authority Andrea Annunziata per aver portato la quantità di merce movimentata per metro quadro a livello di primi in Italia e tra i primi d’Europa, per aver elevato il grado di efficienza gestionale per la realizzazione di opere pubbliche e per il movimento crocieristico imponente.

Ma i consiglieri regionali di minoranza mettono anche in chiara evidenzia gli spazi ristretti e l’attesa di nuovi lavori in cui si muove la perfetta organizzazione lavorativa dell’autority di Salerno che rischia di esse compromessa dall’accorpamento. Si ferma qui la provocazione dei consiglieri Gambino e Passariello; una provocazione che conferma il rischio (a mio modo di vedere) che il Porto di Salerno corre se non si dovesse davvero arrivare all’accorpamento tra i due più grandi porti della Campania. Il rischio è sotto gli occhi di tutti, difatti mancano gli spazi vitali che, comunque, se alleggeriti non potranno essere cancellati neppure dal completamente della Porta Ovest con conseguente realizzazione degli spazi retro portuali. Il porto, ogni porto, ha bisogno di spazi propri e diretti, tutto il resto è un modo di eludere il problema con la speranza che funzioni. Non è sufficiente quindi attivare una specie di “fronte del porto”, tardivo ed antistorico, solo dalla parte interessata (la Gallozzi Group con il sostegno dell’Assindustria); c’è da fare di più, non è sufficiente andare a discutere con il presidente della commissione trasporti (Luca Cascone), non serve a niente; è necessario trascinare il governatore Vincenzo De Luca verso le sue responsabilità rispetto ad un problema gravissimo che conosceva benissimo da molto tempo; è necessario andare tutti a Roma (maggioranza e minoranza regionale), il destino del Porto di Salerno non può essere affidato soltanto alla maggioranza o ad altre forze sparse; si dovrebbero mobilitare anche tutti i sindaci del territorio insieme alla Provincia. Tutti dovrebbero tenere conto che il Porto è, al momento, l’unica vera cassaforte dell’intera provincia di Salerno che garantisce economia, occupazione e lavoro diretto e indotto. Probabilmente sarebbe anche necessario erudire molti dei politici locali sulle potenzialità del porto che non è soltanto di Salerno ma di tutta la Provincia. Se si capiscono queste cose forse si potrà avviare la vicenda verso una giusta risoluzione. Ma già sullo sfondo si profila lo scontro tra le imprese operanti nel porto (trascinate dalla Gallozzi Group) e le istituzioni centrali; uno scontro che nel quadro del famoso “core port” (citato da Il Mattino del 25.11.15) vede gli operatori propendere sicuramente per il businnes che potrebbe essere messo a rischio (ma eventualmente solo per la Gallozzi) dall’eventuale “core port implementation” voluto dagli Organi ministeriali. Del resto verso questa soluzione (che è una mia convinzione !!) stanno andando sia il ministro Graziano Del Rio (che ha stoppato una non convinta dichiarazione di de Luca in favore dell’autonomia dei due porti) che il presidente Annunziata, il quale si smarca affermando che “L’accorpamento va bene, a patto che tutti siano efficienti”; una dichiarazione che la dice lunga e non soltanto perché il presidente, di nomina ministeriale, non può schierarsi contro il suo designatore. Ma di questo ne parleremo nella prossima puntata.

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