P.D.: da Renzi alla Serracchiani del Vallo di Diano che chiede le dimissioni di Accetta e Cartolano e mette a rischio la nomina di Pellegrino per il Parco … qual è la verità ?

Aldo Bianchini 

SALERNO – Fatta la giusta pesatura in termini di percentuali e di importanza, si può affermare che anche il P.D. (Partito Democratico) del Vallo di Diano, come quello nazionale, ha la sua Serracchiani. Forse vanno di moda !! Nel nostro caso si tratta della giovane Rosvelia Ragone di Teggiano, componente della segreteria organizzativa provinciale del partito, scelta (così dice Lei !!) direttamente dal segretario Nicola Landolfi non solo per i suoi personali meriti ma anche, se non soprattutto, su segnalazione specifica del sindaco di Sassano Tommaso Pellegrino nella rituale ed infinita “spartizione cencelli”. Nelle ultime settimane la Ragone si è distinta per l’attacco a testa bassa portato contro alcuni personaggi della cosiddetta “vecchia nomenclatura” del partito che stende i suoi tentacoli sull’intero territorio valdianese da oltre trent’anni.

In particolare la Ragone se l’è presa, attraverso FaceBook (questa l’ufficialità !!) con il coordinatore di zona Mimmo Cartolano e con il presidente della Comunità Montana e sindaco di Monte S.G. Raffaele Accetta. Il fatto (richiesta di dimissioni dei due) sarebbe avvenuto nel contesto di una riunione politica ristretta e riservata, comunque secretata dal coordinatore Cartolano. Sembra, ma la cosa è tutta da accertare, che proprio in quella riunione la Ragone abbia detto in faccia ai due di dimettersi e che da quella riunione sia fuoriuscito uno spiffero (forse dalle parti di Buonabitacolo !!) direttamente nelle orecchie del giornalista Antonio Sica; da qui la frittata poi mascherata con il commento su FB. In politica anche se non si raggiungono mai risultati si fa presto, però, a fare due più due; e nella fattispecie, così come descritta, il due più due sposta sicuramente l’attenzione dell’osservatore non di parte verso due nomi:

Tommaso Pellegrino (in attesa della nomina a presidente del Parco,nomina che sembra vacillare proprio a seguito di questa polemica)

e Nicola Landolfi (in procinto di rimescolare le carte dopo lo scandalo Mastursi) che insieme hanno scelto la Ragone. Perché se così non fosse dovremmo pensare ad uno sconvolgimento dei cardini fondanti della politica che vedono sempre in campo uno sponsor ed un prescelto, come fosse unto dal signore; e se chi ha scelto la “Serracchiani del Vallo” è sponsor, va da se che la Ragone è l’esecutrice materiale di un’operazione partita da lontano; siamo però nel campo delle pure ipotesi politico-giornalistiche. L’arma della rottamazione deve sempre essere usata con molta attenzione perché con certi personaggi (alludo a quelli votati dalla gente) si può correre il rischio di fare un cattivo servizio alla democrazia che impone la libertà di candidatura. Ma la vicenda mi dà la possibilità di approfondire uno dei passaggi importanti della politica locale, provinciale e regionale, fino al grande Matteo; per farlo bisogna andare alle radici del problema.

La Serracchiani del Vallo, difatti, era ed è espressione di un gruppo di giovani “innovatori democratici” di Teggiano (un termine molto usato e utilizzato nel mondo Dem); un gruppo che si era subito schierato con l’emergente Renzi e che, in zona, si avvalse della copertura politica di Pellegrino che all’epoca era il naturale referente renziano. Le cose, però, nel breve volgere di qualche mese cambiarono e Renzi perse malamente le primarie, anche per colpa di tutti i referenti locali che non seppero contrastare le falangi deluchiane che, comunque, vennero accusate anche di brogli elettorali; e i ponti tra Matteo e Pellegrino si allungarono. Poi arrivò Vincenzo De Luca, il più giovane tra tutti i politici dell’intera provincia, che afferrò Renzi per il bavero e gli spiegò come si doveva fare per vincere le primarie che, difatti, vinse alla grande, anche con i soliti brogli (c’è un’inchiesta della DDA di Salerno !!), silurando Pierluigi Bersani. Quindi tutti i giovani, compreso quelli di Teggiano, si spostarono subito alla corte del giovanissimo De Luca (alludo al governatore e non ai figli, per questi ultimi ci vorrebbe un libro a parte anche per evidenziare la sottomissione nei loro riguardi di intere truppe di giovani dem) e cercarono, ognuno per proprio conto, di conquistare quelle mete che non era stato possibile ottenere prima pur essendo renziani della prima ora; e con l’aiuto (forse !!) del

grand commis Nello Mastursi (finito di recente nelle grinfie della magistratura) si mossero alla ricerca di un contatto diretto con il kaimano, contatto che li avrebbe comunque portati alla “corte di Renzi” per via del cambiamento di rotta dello stesso giovanissimo De Luca. La nuova segreteria provinciale, sempre retta da Landolfi, a quel punto finge di rinnovare e chiama al suo interno anche qualche giovane, tra i quali la Serracchiani del Vallo. Nessuno, però, men che meno Pellegrino o Landolfi, ha spiegato alla Ragone che nella segreteria provinciale di Salerno non si può nemmeno spostare una matita da una scrivania all’altra senza l’assenso di De Luca alla cui corte è preferibile rimanere muti. Ragazzi, questa si che è organizzazione democratica di un partito, altro che le storielle della rottamazione; qui chi sbaglia paga ed anche duramente, anche se è un giovane promettente e volenteroso. E dove è andato a finire, dunque, lo spirito giovanile della contestazione, la voglia di rinnovamento, l’esigenza dei giovani di entrare nei posti chiave del potere per poterlo correggere, e quale fine ha fatto il motto renziano “rinnovare e rottamare” ?

Almeno il vecchio e decrepito (dal punto di vista politico !!) Raffaele Accetta ha dato, comunque, una prova di dignità e di coerenza ed anche una lezione ai tanti giovani, e non solo, autosospendondosi dal partito per la vicenda tribunale. Va da se che a questo punto la risposta dovrebbe darla la stessa Rosvelia Ragone che sul piano prettamente psicologico avrà pure avuto (questo è innegabile) qualche problema di inserimento e poi di assuefazione agli schemi di potere. Il caso in esame è la più plastica dimostrazione di come in questo paese i giovani, gli adulti, gli anziani e i vecchi siano uniti da un unico comune denominatore: “Attaccamento viscerale alla poltrona e al potere”. Da una giovane brillante come Rosvelia Ragone mi sarei aspettato uno scatto di dignità, un passo indietro contro un partito che fa solo finta di rinnovarsi e conseguentemente una ripresa intensificata dell’attività responsabile ed apprezzabile del gruppo dei giovani innovatori di Teggiano, ai quali sussurro con molta umiltà che non si fa rinnovamento correndo dietro ai figli di De Luca (l’ho visto con i miei occhi alla sagra delle sagre di Sassano il 29 agosto scorso). Certo, uno scatto di rabbia l’ha avuto chiedendo le dimissioni di Cartolano e Accetta, ma avrebbe dovuto dare seguito alla sua richiesta chiedendo che anche altri vecchi volponi della politica valdianese si dimettessero, tanto per rimanere nello spirito renziano della prima ora. Mi permetto di dire questo perché ho assistito, negli studi di Uno Tv, alla trasmissione condotta dal giornalista Pietro Cusati, in cui erano ospiti oltre alla Ragone anche Accetta e Cartolano. Ho avuto l’impressione, dal vivo, di assistere alla disavventura di “un pulcino bagnato” (la Ragone) finito in un trappolone; non che gli altri ospiti avessero teso la trappola ma semplicemente perchè è stato lo stesso atteggiamento remissivo ed anche educato della Serracchiani del Vallo a farmi convincere di quello che dico. Ecco perché all’inizio ho parlato, con tutti i distinguo del caso, di equivalenza tra la segreteria romana di Renzi e quella salernitana di Landolfi; a Roma la vera Serracchiani attizza il fuoco e il vice segretario Lorenzo Guerini (quando riesce a liberarsi degli auricolari perennemente infilati nelle orecchie !!) cerca di spegnerlo; una vecchia logica politica. E se la Serracchiani del Vallo è stata usata bisognerebbe capire da chi e perché; nel frattempo i suoi due sponsor (Pellegrino e Landolfi) hanno già preso le distanze; il primo con molto garbo, il secondo con maggiore durezza. Mi rendo conto che tra me e la Ragone passano circa quarant’anni di età e che io provengo dalla preistoria della politica; vorrei, però, che mi spiegasse come si fa ad essere scelti per un incarico di prestigio; a me non è mai capitato. Ma per concludere, non volendo deludere la Serracchiani del Vallo, posso azzardare una considerazione finale; fin da giovane ho sempre contestato gli apparati di partito e, pur essendo socialista dalla nascita, sono rimasto fuori da ogni logica spartitoria. In ultima analisi il pensiero della Ragone di chiedere le dimissioni di Accetta e di Cartolano non mi dispiace, forse la pensiamo allo stesso modo, anche perché non mi nascondo dietro le interviste o le dichiarazioni di altri per fare giornalismo e per continuare a dire e a scrivere come la penso, Lei prudentemente ha chiesto scusa per la sua presunta irriverenza.

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