L’impatto della crisi dello spread sui conti pubblici

di Paolo Ermano 

Riassunto
Scopo del presente lavoro è analizzare l’impatto che la crisi dello spread del 2011-2012 ha avuto sui conti pubblici. Analizzando l’andamento delle aste dei BTP a 10 anni dal 15/9/2008 a fine 2015 e proponendo 3 scenari alternativi, abbiamo stimato in via preliminare che la tensione sui rendimenti dei titoli di Stato è costata una cifra nell’ordine dei 50 miliardi di euro.

Introduzione
Sono passati più di 3 anni dalla crisi europea dei debiti sovrani del 2011-2012 che in Italia ha portato alle dimissioni del IV Governo Berlusconi il 16 novembre 2011, sostituito dal Governo tecnico presieduto da Mario Monti. In questi tre anni la parola spread è passata dall’essere termine assurto a misura di principale valutazione economica sull’Italia, ad un ricordo di un’epoca che sembra oramai lontana. Basta fare una breve ricerca con Google trend per rendersi conto di come il termine spread, ad un certo punto della storia d’Italia, fosse diventato la parola chiave per comprendere cosa accadesse: come si vede nel grafico 1, incrociando la parola chiave “spread” con altre due parole chiave di riferimento del periodo, “Adele”, la cantante che quell’anno vinse la classifica del singolo più venduto in Italia con “Someone like you”, e “Juventus”, la squadra più seguita d’Italia che nel giugno 2012 vincerà il campionato, si può osservare come “spread”, concetto complesso e poco digeribile per un pubblico di non iniziati, a novembre 2011 superi nelle ricerche l’interesse molto pop delle altre parole.

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