Casalnuovo: il monumento sequestrato … siamo alle comiche finali ? e Rinaldi ?

Aldo Bianchini

SALERNO – Ancora una volta sfogliando il giornale online “Ondanews.it” (sicuramente il più letto del Vallo di Diano) sono stato attratto da un articolo dal titolo: “Buonabitacolo: posto sotto sequestro il monumento dedicato a Massimo Casalnuovo”. L’argomento mi interessa, e non poco, e quindi mi affretto a leggerne il contenuto; alla fine, pensando tra me e me, concludo sussurrandomi “siamo alle comiche finali” di una vicenda contorta e controversa in cui è caduta un’intera amministrazione comunale che dalle righe di questo giornale è stata più volte chiamata in causa, quantomeno per rispondere sulle superficialità con cui è stata trattata la vicenda del monumento dedicato al povero e sfortunato Massimo Casalnuovo morto la sera del 20 agosto 2011. Ringrazio il collega Erminio Cioffi (autorevole giornalista ed autore dell’articolo in questione) per la tempestività e la prudenza con cui ha dato la notizia del sequestro; ma io avrei aggiunto anche una domanda che più avanti cercherò di porre all’attenzione dei lettori e, soprattutto, del sindaco di Buonabitacolo Elia Rinaldi (giornalista anch’egli). Prima, però, è necessario rifare un  po’ la storia di quanto accaduto, perché dietro tutto questo c’è comunque una storia. —Dunque il 22 agosto 2015 il monumento (già posto in opera) viene inaugurato alla presenza di un non meglio identificato rappresentante dell’Amministrazione Comunale di Buonabitacolo (il sindaco o chi per esso ?) che non vede, o non legge, la targa con la scritta “vittima dell’ingiustizia” (quando era ancora pienamente in corso il processo di 2° grado a carico del presunto responsabile della morte del giovane Casalnuovo, maresciallo Giovanni Cunsolo; processo poi conclusosi il 21 dicembre 2015 con la condanna a quattro anni e sei mesi del presunto responsabile). La scritta provoca la reazione del difensore di Cunsolo, avv. Renivaldo La Greca, che il 29 agosto parla della inopportunità di quelle parole. Il 2 settembre interviene addirittura l’avv. Gabriele Sandri, difensore dei familiari di Casalnuovo, che avanza la tesi che la scritta non avrà alcuna incidenza sull’iter processuale; in pratica Sandri con la sua dichiarazione non fa altro che instillare il dubbio che quella scritta possa davvero avere un’influenza sul processo in corso. Ad ogni modo in data 9 settembre sembra sia stata firmata una ordinanza di rimozione del monumento che in effetti viene rimosso, non si sa se prima o dopo l’ordinanza, qualche giorno prima della pubblicazione  (6 ottobre) della stessa delibera comunale di rimozione. “Allo stato –scrive Ondanews del 22.10.15– l’opera scultorea è ritornata al suo posto, in Via San Donato, ma senza la targa della discordia e sembra  per due motivi: a) senza targa perché non risultava presente nel progetto e nelle foto presentate al comune; b) perché la giunta ha ritenuto di accettare l’opera così come era stata progettata (cioè senza targa)—.  Tutta la vicenda, seppure contorta e controversa, sarebbe dovuta finire con la reinstallazione del monumento (con la targa, però, corretta e tutter le ordinanze necessarie alla bisogna) al suo posto nell’ottobre dello scorso anno. Invece no, sempre come scrive Ondanews in data 7 febbraio 2016 ecco accadere l’imprevisto: “Ieri mattina, infatti, i carabinieri hanno dato esecuzione al provvedimento di sequestro dell’opera (ndr. realizzata dall’artista teggianese Arturo Iannello) La questione potrebbe avere degli strascichi giudiziari in merito a possibili violazioni della normativa vigente nel settore dell’edilizia pubblica e dell’urbanistica … Ad Ottobre il monumento era stato rimosso ed il sindaco Elia Rinaldi aveva dichiarato che ciò era stato fatto per creare una base in cemento, invece in una delibera di giunta del 9 settembre 2015 veniva spiegato che con una ordinanza “il Responsabile dell’Area Tecnica, rilevando l’assenza di provvedimenti autorizzativi per l’opera, ne disponeva l’immediata rimozione”. A fine Ottobre intanto il monumento è stato ricollocato in via San Donato ed ieri è stato posto sotto sequestro”. Probabilmente sarà una mia ottusa comprensione dei fatti, ma negli stessi fatti noto diverse contraddizioni macroscopiche. Difatti come si fa a rimettere in sito un monumento privo dei provvedimenti autorizzativi che sono alla base del sequestro disposto probabilmente dalla Procura ed eseguito sicuramente dall’Arma dei Carabinieri ? e non era più conveniente scegliere un altro corpo delle Forze dell’Ordine per il sequestro visto e considerato che un rappresentante della stessa Arma è stato condannato in secondo grado ? Ma la domanda principale riguarda, però, l’Amministrazione Comunale di Buonabitacolo: “Come ha fatto il sindaco o un suo rappresentante ad inaugurare nell’agosto 2015 un monumento privo delle necessarie autorizzazioni ?”. In altri casi, cioè di negligenza assoluta, sarebbe sufficiente questo madornale errore per imboccare la via delle dimissioni in considerazione dell’impatto pubblico che una vicenda così triste e traumatica ha avuto. Ci sarebbe, poi, da chiedere anche quanto è costata questa leggerezza della posa in opera, della rimozione e della ricollocazione, dell’apposizione dei sigilli e  chi ha pagato le spese e, se non sono state ancora pagate, a chi addebitarle. Mi sono permesso di avanzare questi dubbi, dai quali sono scaturite le domande, sempre che qualcuno non mi indichi come “un gufo dell’informazione”, tenuto conto che il sindaco di Buonabitacolo è un giornalista decisamente più introdotto e più bravo del sottoscritto; e su face book se ne scrivono di tutti i colori.  Ma la verità va sempre scritta, con moderazione e prudenza ma va scritta; altrimenti è meglio cambiare mestiere e, ancora meglio, andare a lavorare come è già stato un po’ troppo superficialmente suggerito ad alcuni giornalisti del Vallo di Diano, sempre attraverso il letamaio di facebook. Senza dire, ovviamente, che il giovane e sfortunato Massimo Casalnuovo sicuramente non meritava tutto questo.

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