GAMBINO: una linea senza ombra e … la trasparenza di Montemurro !!

Aldo Bianchini

SALERNO – Oltre quattro ore di deposizione spontanea sembra che siano state sufficienti ad Alberico Gambino per spiegare tutti gli intrecci che portarono alla nascita violenta del ciclone giudiziario passato alla storia sotto il nome di “Linea d’ombra”. Fu così avallata l’esistenza di un “Sistema Pagani” in cui, fin dal primo momento, ha sempre fermamente creduto soltanto, forse, il tenente dei Carabinieri, Marco Beraldo, che avviò le prime indagini che risultarono convincenti per il pm Vincenzo Montemurro e il gip Gaetano Sgroia i quali, rispettivamente, richiesero e decretarono l’arresto dell’allora consigliere regionale Gambino. Nelle lunghe ore di deposizione l’ormai affinato (sul piano giudiziario, s’intende !!) Alberico Gambino, rieletto nuovamente in Consiglio Regionale, ha avuto la sensibilità e l’abilità di “dire e non dire” e di recitare la parte del leone ed al tempo stesso quella dell’agnello in un crescendo anche emotivo che non può non aver colpito i componenti della Corte di Appello che lo sta giudicando per un residuo di accuse alle quali sono state, però, nuovamente riagganciate vecchie e nuove rivelazioni di pentiti sgonfiati ed insicuri che, a più riprese, hanno dimostrato di non ricordare quello che avevano detto ieri mentre dichiaravano altre cose oggi. Scusate il gioco di parole ma è il modo migliore, e neppure offensivo, per stigmatizzare l’atteggiamento di chi (in questo caso i presunti pentiti) va soltanto alla ricerca di tutti i benefici di legge perché la galera (lo sappiamo tutti) è comunque difficile da digerire, anche per chi nella vita civile ha agito e si è mosso con protervia, arroganza e delinquenza. Fino alla noia, Alberico Gambino, ha ripetuto alcuni concetti fondamentali ben assistito e supportato dai suoi legali Alessandro Diddi (del foro di Roma) e Giovanni Annunziata (del foro di Salerno); quest’ultimo ha dimostrato, ancora una volta, di conoscere a menadito tutti gli angoli più reconditi del processo e delle sue carte. “Ma che giustizia è mai questa -mi ha sussurrato un giovane che assisteva alle fasi dibattimentali-, una giustizia che ci costringe a sentire e risentire le stesse cose da cinque anni”, quasi come a voler dire (ma non l’ha detto) che il pm Vincenzo Montemurro farebbe cosa buona e giusta se si arrendesse una volta per tutte. Ho cercato di spiegargli che non è così e che, se anche la rinnovazione del dibattimento è cosa assolutamente inusuale e straordinaria, bene ha fatto la giustizia a consentire sia alla difesa che all’accusa una nuova e più approfondita ricognizione dei fatti contenuti nei numerosi faldoni del processo. Grazie anche a questa possibilità l’attento Alberico Gambino ha avuto l’opportunità di riprendere a scavare nella selva degli atti comunali per scoprire delle verità che, forse, erano sfuggite, se non proprio dimenticate, anche a lui nel corso del processo di primo grado celebratosi dinanzi al Tribunale di Nocera Inferiore e conclusosi con la quasi totale assoluzione di Gambino e di altri. Per questa ragione Gambino è andato anche al di là della sua già chiara esposizione e guidato per mano da Giovanni Annunziata ha anche ripreso il discorso, in chiave molto più soft, inerente la posizione dell’avvocato del Comune Giuseppe Serritiello e i pareri legali dallo stesso espressi che andavano a scontrarsi con le decisioni dell’allora segretario generale del Comune, Ivana Perongini, che invece riteneva che l’ente non dovesse avere niente a che fare con la famiglia Criscuolo in Petrosino-D’Auria in quanto uno dei suoi componenti si trovava in carcere al 416/bis. E la linea voluta dalla segretaria è stata quella che ha sempre seguito Alberico Gambino in tutte le occasioni in cui ha potuto decidere o indirizzare qualcosa in merito alle richieste edilizie riguardanti quella famiglia. Nell’aula, poi, è suonata come una sirena la notizia che la famiglia incriminata ha addirittura vinto una causa al Tar ed un’altra al tribunale ordinario contro il Comune di Pagani che aveva negato le licenze edilizie richieste. “Se questo viene scambiato come aiuto o, peggio ancora, come scambio elettorale, non so più a che santo votarmi per dimostrare la mia assoluta estraneità a tutti i fatti contestatimi”, ha concluso Alberico Gambino. C’è stato anche un divertente siparietto tra il pm Montemurro e l’imputato Gambino; ad un certo punto il pm con tono conciliante ha tacciato Gambino di essere soltanto un bell’uomo. Anche questo momento lo si può leggere in diversi modi; io lo leggo come se il pm avesse quasi voluto rimproverare l’imputato per le troppe ingenuità dimostrate nella gestione della cosa pubblica paganese che, invece, andava trattata con le molle perché era ed è assai pericolosa. E che nessuno mi venisse più a dire che Vincenzo Montemurro è prevenuto o benèvolo secondo i casi e i colori; per quanto mi riguarda e per come lo conosco non è né l’una e né l’altra cosa; è semplicemente un magistrato che cerca di fare il suo dovere fino in fondo e che guarda all’imputato come avversario e mai come un nemico da abbattere a tutti i costi. A mio parere Alberico Gambino è riuscito, nella grigia mattinata del 1° marzo 2016 dopo il dramma dell’assolata ed afosa giornata del 15 luglio 2011, a trovare la chiave giusta per aprire il portone dell’assoluzione che se non arriva dalla Corte di Appello arriverà sicuramente dalla Suprema Corte di Cassazione. Infine, visto che il calendario iniziale delle udienze è saltato, ora si aspetta la probabile spontanea deposizione dell’altro imputato eccellente, il ragionier Giuseppe Santilli che nella fase preliminare venne indicato come “la mente del sistema”. In primo grado Santilli è stato più conciso e credibile di tutti gli altri; vedremo se anche in appello saprà individuare e descrivere l’elemento che può fare la differenza in suo favore. Prima di chiudere, una breve riflessione va fatta sulle capacità psicologiche dimostrate negli ultimi cinque anni da Alberico Gambino nell’essere riuscito, apparentemente indenne, a passare dal consiglio regionale dietro le sbarre alla gogna mediatica per ritornare nuovamente in consiglio regionale. Alla prossima.

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