Parco Nazionale: un convoglio locale trasformato in “eurostar”

Aldo Bianchini

SASSANO – la sensazione che ho provato, giovedì mattina 3 marzo 2016, nella sala giunta del Comune di Sassano mentre ascoltavo l’intervento del sindaco Tommaso Pellegrino (da poco anche Presidente del Parco Nazionale più grande d’Italia) è stata proprio quella di trovarmi di fronte ad un giovane amministratore che in pochi giorni ha trasformato il convoglio lento e spento del Parco in una specie di eurostar ad alta velocità. In effetti il Parco ha tutto il diritto di far sentire la sua voce anche in campo europeo, ne ha tutte le facoltà; ecco perché non è più sufficiente il convoglio locale ed ecco perché un manovratore-ambientalista, qual è Pellegrino, può davvero rivoltare il Parco come un calzino per farne uno strumento moderno, veloce e propositivo partendo dall’ambiente. Questo il progetto sulla carta e nelle idee del neo presidente; per la pratica attuazione delle sue idee e per il rilancio del Parco ci vorrà naturalmente del tempo, ma è già oltremodo sufficiente che le idee e la forza propulsiva ci siano. Anche perché eravamo abituati a considerare il Parco come un qualcosa di astratto e di assolutamente estraneo alla realtà orografica ed olografica cui deve sovraintendere e che per molti, a causa di una cattiva comunicazione interna ed esterna, impediva ed impedisce addirittura lo sviluppo organico ed economico dell’intero territorio con le sue limitazioni che fin dalla nascita apparvero subito restrittive e repressive. Tommaso Pellegrino sa bene che la comunicazione è e sarà uno dei cardini fondanti della sua politica progettuale ed in tal senso si sta muovendo come una locomotiva carica di energia in grado di baipassare molte stazioni per arrivare al capolinea. E quello che per alcuni decenni è stato solo un giocattolo o una sede di trattative politiche e di compromessi sottobanco è d’improvviso diventato uno strumento di progresso e di sviluppo, il tutto con una velocità al passo con i tempi partendo dall’ambiente. Partendo cioè da quella che è la “mission” del Parco, cioè la tutela dell’ambiente, il neo presidente ha imboccato la strada giusta, l’unica in grado di dare delle risposte e dei risultati molto precisi. Con Pellegrino alla presidenza chi si ferma è perduto, le decine di sindaci, le centinaia di amministratori e le migliaia di associazioni che a vario titolo hanno soltanto depredato il territorio,  sono avvertiti; prendere o lasciare, salire sull’eurostar o rimanere a piedi; chi non l’ha ancora capito si svegli dall’ultradecennale torpore soporifero in cui il Parco era stato trascinato dai tanti commissari e finanche dal troppo mitizzato, seppur compianto, Angelo Vassallo. Oltretutto Tommaso Pellegrino ha la capacità di apparire come una persona sicuramente umile, a disposizione di tutte le esigenze, pronto a dare qualsiasi risposta, ma fermamente deciso ad andare avanti come un treno ed a pensare ed elaborare i progetti con il suo cervello. Questa scossa ci voleva per svegliare il “pachiderma parco” dal suo letargo e rilanciarlo verso riconoscimenti e successi, anche europei, che sono più consoni al più grande Parco d’Italia. Tutti quelli che pensavano di ritrovarsi con un Presidente disposto al facile compromesso, per “fare tutto senza fare niente”, si sono pesantemente sbagliati e devono presto capire che la musica è cambiata, per tutti. E molto intelligentemente Tommaso Pellegrino ha cominciato proprio dalla materia che più gli è congeniale e che è, come dicevo, la vera mission del Parco: l’ambiente e la sua tutela. Ed ha letteralmente trascinato a Sassano, suo paese d’origine, addirittura il generale Sergio Costa (Comandante Regionale del Corpo Forestale dello Stato) per parlare con lui di tutela dell’ambiente non più vista sotto il profilo repressivo ma sotto la prospettiva, assolutamente  innovativa, dell’educazione all’ambiente come messaggio culturale, un’educazione che deve iniziare dalla società civile a cominciare dalle scuole elementari che sono la parte fondante della società futura. Il concetto della repressione è ormai antistorico; difatti la repressione è fine a se stessa ed è improduttiva se non c’è la cultura dell’ambiente, e questa si matura soltanto con la comunicazione alla pari tra i tre elementi che compongono il nostro habitat: l’istituzione, il controllore e il controllato. Se non c’è questa parità, o meglio ancora questa pari dignità, non c’è controllo che tenga e nessuno di noi potrà vivere l’ambiente in cui è nato e cresciuto in una sorta di rapporto simbiotico. Questa, credo, è la grande prima novità che Pellegrino ha portato nel Parco con la sua presenza e le sue molteplici ramificazioni e amicizie, del tutto personali, in ogni tipo di ambiente sociale e sacrificate sull’altare del bene comune. Sicuramente una carta in più da giocare sulla strada del risanamento e del rilancio di un Ente voluto e finalizzato alla crescita del territorio e rapidamente finito nelle secche della politica politicante e spartitoria. Dobbiamo abituarci, quindi, ad incontrare tante sentinelle del Parco con le quali dialogare senza temere alcunché nel confronto che sarà sempre improntato alla risoluzione dei problemi nella loro generalità. Difatti il generale Sergio Costa ha anche annunciato il rafforzamento, con nuove risorse umane e tecniche, di tutti i presidi locali del Corpo Forestale per meglio tutelare l’intera area del Parco. La missione che attende Tommaso Pellegrino non è delle più facili, tutt’altro; ha però le capacità e le convinzioni giuste per andare avanti, oltretutto è un giovane che ha maturato una lunghissima esperienza in materia, ed è quanto dire. Un percorso da seguire quello che ha appena tracciato e intrapreso il neo presidente del Parco nazionale del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni; un percorso che potrebbe e dovrebbe essere sostenuto anche dall’altro esponente del Vallo di Diano assurto alla carica di assessore regionale al turismo, Corrado Matera, e del neo consigliere del governatore per l’agricoltura, Franco Alfieri. Ho utilizzato il condizionale per riferirmi a questi due ultimi importanti personaggi politici che, per quanto mi riguarda, vedo ancora molto distanti dall’ottica innovativa di Tommaso Pellegrino. Sia Matera che Alfieri saranno certamente delle persone straordinarie (come ha avuto modo di dire Pellegrino in un’intervista resa a Rocco Colombo di Ondanews.it) ma francamente metto le mani avanti sulla loro schietta volontà di irrobustire le strategie di sviluppo immaginate da Pellegrino, e mai registrate prima d’ora, per la crescita del Parco. Non credo, sinceramente, nelle “contingenze favorevoli” evocate da Ondanews.it anche perché, per esperienza storica, ogni qualvolta l’intero territorio (del Cilento e del Vallo di Diano) ha avuto la possibilità di fare squadra è accaduto sempre il contrario per colpa di meri calcoli politici e correntizi. La fiducia inciondizionata che Tommaso Pellegrino ripone sugli altri due per un progetto comune mi fa, comunque, sperare che le tre componenti (parco, turismo, agricoltura) messe insieme possano rappresentare il vero e sicuro volano di sviluppo di tutto il territorio, senza più divisioni che riportano alla preistoria.

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