BOCCIA: dal serraglio all’impresa e alla politica … fino alla presidenza nazionale di Confindustria

Aldo Bianchini

SALERNO – Per la prima volta in assoluto un salernitano entra nella sede di Viale dell’Astronomia con la carica di “presidente designato” in attesa soltanto della proclamazione  da parte dell’assemblea dei soci già fissata per il 25 maggio prossimo; è la seconda volta in cento anni che un meridionale potrà sedersi sulla poltrona più alta di Confindustria a livello nazionale. Il suo nome è Vincenzo Boccia, figlio d’arte, o meglio figlio dei sacrifici di un’intera famiglia che partendo da uno sgabuzzino dove si stampava “a mano” ha creato una delle industrie tipografiche più tecnologizzate d’Europa. Con lui “il serraglio” (alias l’orfanotrofio Umberto 1° di Salerno) non c’entra niente; in quel luogo che ha rappresentato la rinascita e l’affermazione di tantissimi validi professionisti e imprenditori della città c’era stato il padre Orazio per alcuni anni; ed è a lui Orazio che i figli Vincenzo e Maurizio devono proprio tutto. Anche se il capostipite non ha mai forzato la volontà dei figli per indurli a seguire le sue orme sono stati loro a ampliare e modernizzare l’azienda fino ai massimi livelli continentali; ora quel gruppo familiare coeso e deciso raccoglie i frutti dei tanti sacrifici consumati giorno dopo giorno, fin da quando Orazio aveva cominciato in una piccola bottega ed era stato capace, piano piano, di soppiantare tipografie molto meglio avviate della sua mettendo in campo il suo modo di fare e il suo essere amico di tutti, dai personaggi importanti all’avventore qualunque e, forse, squattrinato. Ma chi è, in realtà, il nuovo presidente nazionale di Confindustria ? Non lo conosco direttamente, l’ho visto per la prima volta in tv la sera del 16 aprile 2013 nel programma “Porta a Porta” di Bruno Vespa su Rai/1 e rimasi colpito dalla padronanza con cui affrontava gli argomenti che venivano trattati e dal suo self-control in puro stile britannico. Non era freddo ma semplicemente calcolato il suo atteggiamento, attento a non debordare dal tema trattato e, soprattutto, a non ripetersi mai. Vincenzo Boccia è nato a Salerno nel 1964, laurea in economia e commercio, amministratore delegato della Arti Grafiche Boccia spa di Salerno, fiore all’occhiello dell’imprenditoria salernitana, un’azienda fondata con grandi sacrifici dal padre ma rinnovata e modernizzata dai due figli (Vincenzo e Maurizio) con grande professionalità. All’epoca era presidente di Piccola Industria e vicepresidente di Confindustria con delega per il credito e la finanza per le PMI. Era inoltre rappresentante di Confindustria presso il BUSINESSMED. Ma ritorno rapidamente alla trasmissione “Porta a Porta”. Nei pochi minuti che ebbe a disposizione per dire la sua sui temi trattati, in particolare sul mondo del lavoro e dell’economia, lo fece con assoluta padronanza, senza tentennamenti o cedimenti emotivi, e parlò evitando gli inutili ma consueti giri di parole. Ad esempio, mentre si accennava alle difficoltà di formare il nuovo governo, disse con semplicità: “uscire dalle tattiche, entrare nei contenuti”. Sembrava e sembra una frase fatta ma non è così. Nella realtà Vincenzo Boccia con quella frase di poche parole riuscì a descrivere la situazione di stallo del nostro Paese. Altre brevi frasi mi colpirono nel corso dei suoi interventi: “Non solo stabilità ma anche qualità, e la stabilità non sempre si sposa con la qualità” per poi proseguire con “Ansietà comporta la contrazione dei consumi” e concludere con il problema lavoro significando che il “costo del lavoro per unità di prodotto nello scambio salario-produttività”. Insomma una sintesi perfetta della situazione di fatto che il Paese viveva in quel momento, ma anche sottintese soluzioni mentre, invece, dalla politica arrivavano ed arrivano soltanto parole su parole nell’esaltazione del politichese più infimo. Mentre lo seguivo in tv ebbi netta la sensazione di assistere alla performance televisiva di un signore che pur venendo da un mondo lontanissimo dalla politica stava impartendo lezioni di politica vera o, meglio ancora, stava offrendo lezioni di imprenditoria e di economia applicate alla politica. Un eclatante esempio della creatività e praticità di un uomo del sud. E mentre “Porta a Porta” si allungava nella notte mi venne da pensare e da meditare sul perché un personaggio come Vincenzo Boccia non si sia mai impegnato, almeno apertamente, nella gestione diretta della “cosa pubblica salernitana” in cui, comunque, stazionano e vivacchiano una moltitudine di persone, senza arte né parte, capaci solo di far accapponare la pelle per la loro poco lungimiranza (per non dire altro !!) e la loro enorme arroganza. In fin dei conti personaggi come Vincenzo Boccia non devono niente a nessuno e, come nel caso di specie, si sono formati all’ombra dei genitori ma autonomamente in un mondo che non concede facilmente spazi di manovra o cambiali in bianco a chicchessia, qualunque sia il suo nome o la sua casta di appartenenza. Lo sviluppo dell’azienda Boccia rappresenta una trasformazione globale, quasi epocale, in un passaggio generazionale senza traumi apparenti e salvaguardando i posti di lavoro, se non incrementandoli; e di casi così ne esistono davvero pochi. Questi sono i classici esempi dei figli che superano i padri (con tutto il rispetto per loro padri !!) mantenendo vive le radici e le tradizioni familiari ma passando dalla classica “pacca sulle  spalle” ad un rapporto imprenditore-azienda-risorse umane basato sullo sviluppo della managerialità a tutti i livelli. Questo discorso si inquadra alla perfezione in quello più ampio che ho già fatto quando ho parlato delle vecchie e nuove caste salernitane.  A Salerno Vincenzo Boccia ha portato “aria nuova e pulita” in tutti i settori ed a tutti i livelli della vita pubblica; mi auguro che Boccia ed altri decidano di restituire alla Città, in termini di reddito psicologico collettivo, quello che da essa comunque hanno avuto direttamente o indirettamente.

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