Comunali 2016: Il PD, Verdini e il figlio del boss e … cattivo giornalismo, dalla Sannino a Noemi Letizia

Aldo Bianchini

SALERNO – Faccio una premessa molto importante prima di snocciolare il mio ragionamento: le colpe dei padri non devono ricadere mai sui figli, così come quelle dei figli sui padri. Affermare il contrario significa andare contro la realtà e contro la coerenza che dovrebbe sempre contraddistinguere ogni nostro atteggiamento di vita associativa. La notizia pubblicata da “La Repubblica” del 22 maggio 2016 con il titolo “Verdini difende il figlio del boss” che ad una prima e disattenta lettura può apparire come un attacco viscerale contro il PD è, invece, a mio giudizio un caposaldo di come non si dovrebbe fare giornalismo ovvero di come non lo si doveva fare per altri casi simili in passato, casi che sono stati azzannati a denti stretti. La giornalista Conchita Sannino compie quasi un capolavoro di equilibrismo per riuscire comunque a dare la notizia ma stando attentissima a non urtare più di tanto i poteri forti del Partito Democratico e cerca di scaricare il tutto sull’incauto Denis Verdini che a Napoli, nel contesto del suo tour elettorale per la lista ALA, ha stretto la mano di Vitale Calone, figlio del boss Vincenzo che allo stato vive da uomo libero avendo scontato con 16 anni di carcere tutto il suo debito con la giustizia. Calone, insieme al cugino Vincenzo (che porta il nome del padre e ingenera confusione negli elettori), è candidato nelle liste di ALA a supporto della candidatura a sindaco dell’on. Valeria Valente che per il P.D. ha stravinto le primarie napoletane per le elezioni comunali del prossimo 5 giungo. Esplode l’ira funesta della senatrice Rosaria Capacchione, ma esplode tutta e soltanto contro il malcapitato Verdini reo di aver candidato i congiunti del mafioso e, quindi, individuabile come uomo simbolo della collusione tra politica e mafia. Sinceramente non so la Capacchione di quale partito faccia parte e perché viene sopportata ancora e mi chiedo perché la stessa (che fa sempre bordello in campagna elettorale) non si dimette mandando a quel paese tutti i vertici del partito che, probabilmente da sempre, non le è mai appartenuto; insomma se uno vede la mafia dappertutto innanzitutto va via da dove detta mafia alligna più facilmente, cioè la politica. Quella che è annoverato tra i più prestigiosi quotidiani italiani continua nel suo capolavoro non solo assumendo la veste della mera cronaca riportando dichiarazioni e commenti tenendosi ben lontano dall’entrare a gamba tesa sul caso, ma esalta il suo capolavoro pubblicando sul fondo della stessa pagina una intervista a Vitale Calone dal titolo “Mio padre ha sbagliato, ma ha pagato il suo debito” nel contesto della quale vengono esaltate le qualità del giovane Calone da sempre impegnato nel sociale a difesa dei diritti dei meno abbienti e lascia al candidato addirittura l’ultima parola in merito al buono o al cattivo giornalismo. Questi i fatti che hanno impegnato il 22 maggio scorso un’intera pagina dell’inserto di Napoli del quotidiano “La Repubblica”; sulla vicenda ovviamente il PD nicchia anche perché sfortunatamente Verdini non sta più con Berlusconi ma è praticamente passato nelle file renziane, a tutto tondo. Vuoi vedere, mi sono detto, che La Repubblica non ha scatenato l’inferno come in altre occasioni soltanto perché non vuole schierarsi apertamente contro il governo del Paese pur essendo costretto a dare comunque la notizia e cercando di edulcorarla nella maniera possibile. Ma per arrotondare la versione soft La Repubblica si spinge anche oltre e avanza l’ipotesi che la candidature dei due Calone (incensurati) sarebbe stata approvata anche dal governatore Vincenzo De Luca. Quasi come se l’eventuale ok di De Luca significasse l’approvazione, se non proprio l’imprimatur, del deus sulle due candidature a rischio. Il problema, invece, è un altro e bisogna spostarlo sull’aspetto dell’immagine che la politica dà verso il mondo esterno che è sempre più lontano anche per colpa di queste cose che dalla gente, nonostante l’impegno contro o a favore della stampa, vengono giudicate tutte allo stesso modo e tutte con un tasso molto alto di opportunità politica; una esigenza di opportunità che sembra stranamente scomparire quando questi argomenti toccano la sinistra italiana. Questo è un vulnus che va risolto, sia a Napoli che a Salerno, così come in tutte le altre circoscrizioni elettorali del Paese; chi non lo fa, al di là delle colpe dei padri che non devono ricadere sui figli, rischia di pagare all’improvviso un prezzo molto alto per la sua insipienza decisionale. Ma voglio completare la notizia e il mio discorso. La giornalista Conchita Sannino fu quella che, insieme al compianto Giuseppe D’Avanzo, sferrò il colpo iniziale alla credibilità di Silvio Berlusconi pubblicando la notizia che il cavaliere era entrato a gamba tesa nella casa e nella vita di Noemi Letizia passando per il ristorante “Villa Santa Chiara” di Casoria. E mi fermo qui.

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