SANITA’: pazienti morti ma dimessi come vivi !!

Aldo Bianchini

SALERNO – Ho letto da qualche parte di uno scandalo presso l’ospedale di Eboli (l’ennesimo !!) inerente i morti dimessi come vivi; lo scalpore che ha suscitato la notizia è stato notevole ed anche inquietante. Ecco cosa per la precisione ho letto il 12 giugno scorso: “I pazienti erano morti ma li dimettevano dall’ospedale come vivi … E’ il nuovo scandalo della sanità salernitana che accende i riflettori sulla guerra del caro estinto. La vicenda riguarderebbe l’ospedale di  Eboli. Sette persone indagate, tre medici e quattro volontari di una croce privata. Due i reparti coinvolti, decine di telefonate intercettate dai carabinieri. Sono i numeri dell’inchiesta condotta dal pm Maurizio Cardea… In particolare, la magistratura, supportata dal lavoro investigativo dei carabinieri ha accertato che i medici certificavano il falso mettendo in uscita un paziente che era vivo solo sulla carta. Con questo escamotage, tutto a favore degli ambulanzieri, la famiglia del paziente otteneva il trasferimento del cadavere al proprio domicilio e la certificazione, anche quella falsa, del trapasso avvenuto a casa. In quello che veniva passato come un gesto di cortesia, anche da parte dei volontari, secondo la Procura si inseriva l’agenzia funebre collegata al servizio ambulanza che si aggiudicava anche il funerale”. Quando si parla di morti lo si deve fare con molta cautela innanzitutto per non rischiare di infrangere una sorta di tradizione psicologico-affettivo-familiare che soltanto e ancora nel sud condiziona le famiglie dei pazienti che muoiono in ospedale fino al punto di indurli a pietire presso medici e infermieri il rilascio della salma che, orribilmente, deve essere esposta in casa senza la bara. Da qui l’esigenza di trasportare il cadavere in ambulanza per cautelarsi anche dalla curiosità dei vicini che potrebbe causare fastidi abbastanza pericolosi con la giustizia. Fortunatamente anche da noi, al sud, questa pratica orribile va sempre più allontanandosi dai pensieri della gente che piano piano preferisce rendere gli onori, giusti e doverosi, al povero congiunto utilizzando le struttura ospedaliere predisposte alla bisogna. Non vedo, quindi, nell’inchiesta di Maurizio Cardea un nesso inquietante tra la certificazione di “non morte” e il trasporto con le ambulanze in quanto, come dicevo, l’unico modo di portare a casa il morto è e sarà l’ambulanza; appartiene ormai al passato remoto il trasporto di cadaveri nelle lenzuola o in qualche coperta. Dunque dovrebbe rimanere come un atto di mera cortesia quello di concedere la rimozione e il trasporto del cadavere, non forzatamente dobbiamo vederci il marcio che se esiste va, comunque, combattuto ed eliminato. Del resto se dall’ospedale esce vivo con una falsa certificazione ci vuole sempre qualche medico che a casa ne attesti l’avvenuto decesso; difficile pensare, per un morto ogni tanto, ad una organizzazione criminale; varrebbe la pena di rischiare se i morti-vivi accertati fossero nel numero di diverse decine all’anno; qui invece si parla di tre-quattro casi individuati specificamente che non dovrebbero dare adito all’esistenza di una banda criminale. Un magistrato, come Cardea, e un capitano, come Cisternino non nuovo a queste inchieste esplosive, dovrebbero, secondo me, porsi un altro e più sostanziale problema che potrebbe (al di là dell’associazione a delinquere di cui prima) aver indotto alcuni ospedali del salernitano a spingere i parenti di quelli “appena morti” o in gravissimo “pericolo di vita” a trasportare a casa i loro pazienti; in tal modo detti ospedali risulterebbero ai fini statistici come presidi ospedalieri in cui si muore molto di meno rispetto ad altri e, quindi, potrebbero essere inseriti nella lista degli “ospedali virtuosi” che conta ai fini del mantenimento dei posti letto ed evita probabili chiusure. Un’inchiesta seria e rigorosa, come sa fare benissimo Maurizio Cardea, dovrebbe incominciare a chiedere le statistiche a tutti gli ospedali del salernitano in cui si muore di meno per poi accertare dalle cartelle cliniche tutti i casi sospetti, ed infine capire se e quanti morti siano stati spacciati per vivi con l’interesse specifico di cui innanzi. Capisco che l’inchiesta potrebbe essere lunghissima e laboriosa, ma lo Stato e la Giustizia hanno i mezzi e le capacità per farlo, Cardea e Cisternino prendessero spunto dall’inchiesta che hanno già in mano e la estendessero a tutti gli ospedali del salernitano anche al solo fine di evitare che il fenomeno dilaghi.

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