PORTO: i viaggi di lavoro e la ferrovia Sicignano-Lagonegro al servizio dell’attività portuale !!

Aldo Bianchini

SALERNO –  Nell’ultimo articolo dedicato alle attività portuali ho diffusamente scritto in merito ai viaggi extranazionali che l’Autorità Portuale salernitana organizza per portare nel resto del mondo le capacità organizzative e lavorative del nostro porto e farle conoscere nei contesti internazionali che contano nell’ambito delle attività marittime di tipo commerciale, turistico, crocieristico e diportistico. Avevo preso spunto dalla critica di un lettore che aveva avanzato l’ipotesi di “viaggi di piacere” che comportano soltanto spese e nessun risultato sul piano economico. E’ opportuno, trattandosi di un argomento spigoloso e facilmente riconducibile ad un insensato luogo comune, ritornare sulla questione posta dal lettore per precisare alcuni aspetti dei viaggi che nel precedente articolo non avevo trattato. Difatti è giusto far notare al lettore che i viaggi  non sono assolutamente da considerare di piacere quando in quattro giorni si deve solo viaggiare (tra treni, aerei ed auto) per circa 40 ore con fusi tra fusi orari stravolgenti e inconvenienti vari sul piano della logistica. Raggiungere lo “shipping internazionale” non è impresa facile e ci vuole tutta la buona volontà ed anche la preparazione professionale degli addetti per reggere l’urto della concorrenza. Oltretutto l’Autorità Portuale si autoalimenta finanziariamente, e se non incassa non può spendere. Ma d’altra parte se non dimostra al mondo di esistere lo stesso mondo sicuramente si dimentica del porto di Salerno come è già accaduto per lungo tempo in passato.  In parole povere questa si chiama promozione, e senza la promozione non si va da nessuna parte. Fatto questo preambolo necessario voglio continuare a parlare dell’argomento che nel precedente articolo ho solo annunciato. Si tratta del ramo abbandonato della tratta ferroviaria che da Sicignano degli Alburni un tempo portava le littorine fino a Lagonegro. “La Sicignano – Lagonegro non va dismessa“, lo ha pubblicamente dichiarato attraverso le frequenze di Radio Alfa (Teggiano) l’on. Tino Iannuzzi da sempre presente su tutte le tematiche afferenti i trasporti, su gomma e ferro, che per la nostra provincia rappresentano uno dei volani di sviluppo e di economia. Lo ha detto perché si paventa il pericolo della reiterazione del decreto di dismissione della tratta, cioè l’intenzione di renderlo operativo e chiudere per sempre questa querelle che ci accompagna dall’immediato dopo terremoto quando la linea fu chiusa per evidenti pericoli di stabilità del tratto compreso tra Sicignano e Lagonegro. Il sottosegretario Nadini avrebbe fatto pervenire al Comitato Pro Ferrovia di Sala Consilina una mail per annunciare la triste novella. Prima e dopo le elezioni regionali del 2015 su questa vicenda è accaduto di tutto e di più; l’impegno di ripristino della tratta dell’allora semplice candidato alla presidenza Vincenzo De Luca fu salutato entusiasticamente da tutti (Comitato compreso), anche il centro destra non contrastò le apodittiche affermazioni del candidato, ora governatore, spaventato forse dall’irruenza del kaimano; mi permisi di avanzare qualche serio dubbio sulla concretezza delle dichiarazioni di De Luca e fui subito subissato da commenti negativi. Chissà se c’è ancora qualcuno che ricorda la roboante dichiarazione di De Luca nel dicembre 2014: “Il problema della Sicignano – Lagonegro è risolvibile aprendo la contrattazione con le FS e decidendo il tipo di investimento da fare. Basta fare poco per migliorare la qualità della vita e dei cittadini. F.to V. De Luca”. Da quel momento non è accaduto più niente; pazienza è il mio ruolo, forse; ma oggi a distanza di un anno dalle elezioni regionali ho titolo per chiedere quali e quante azioni concrete la Regione ha messo in atto per il ripristino della tratta ovvero quali e quante azioni sta mettendo in atto per evitare l’attuazione del decreto di dismissione. Perché con questo governo nazionale c’è poco da scherzare, figurarsi se Matteo Renzi si ferma dinanzi ad un binario ferroviario di pochi chilometri, un binario che oltretutto era già quasi in completo disuso quando ancora funzionava prima del terremoto. Nessuno mette in discussione l’operato attento e continuo dei componenti il Comitato Pro Ferrovia anche se va detto che lo stesso Comitato deve, comunque, darsi degli obiettivi precisi e non fermarsi di fronte agli annunci elettorali o alle tante promesse, e neppure al cospetto dell’azione seria e coscienziosa dell’on. Iannuzzi che da anni lavora in Parlamento per la risoluzione di questi problemi, a cominciare dalla Sa-Rc. Mi sono permesso, in un recente passato, di suggerire anche qualche soluzione ma mi rendo conto che di fronte al problema della dismissione potrebbero non essere sufficienti; bisogna, quindi, trovare rapidamente una soluzione globale del problema per rendere la tratta Sicignano-Lagonegro una linea necessaria non solo al turismo eco-ambientale ma anche allo sviluppo economico e occupazionale dell’intera provincia. Porto solo un esempio. Il porto di Salerno ha bisogno di spazi vitali da recuperare nelle zone retro portuali, questo lo si dice da tempo e in tutte le salse; il presidente dell’Autorità Portuale Andrea Annunziata ha da sempre pensato e ipotizzato l’utilizzo dei siti industriali dismessi che sono disseminati un po’ dovunque in tutta la regione; ebbene perché non aggiungere alla Valle dell’Irno, all’agro nocerino-sarnese, agli enormi siti dismessi dell’hinterland napoletano anche le aree industriali post terremoto di Oliveto Citra, Contursi e Buccino che non sono mai seriamente decollate, fino a recuperare anche gli spazi ancora liberi del Vallo di Diano. Dunque se il porto di Salerno non ha una ferrovia propria, a causa di una decisione frettolosa e dissennata di un solo uomo, potrebbe avvalersi di una rete ferroviaria indotta per canalizzare lo smistamento delle merci dalle aree di stoccaggio (appunto Oliveto C., Contursi, Buccino e Vallo di Diano) verso tutte le direzioni nazionali ed europee servendosi anche delle grandi direttrici che collegano trasversalmente la Spagna con la Russia e l’Italia con il resto d’Europa. Soltanto così si può dare un respiro di sollievo al porto e una grossa iniezione economica all’intera provincia. Certo bisognerà abituarsi all’idea di vedere enormi accatastamenti di container o distese di autovetture, ma di fronte all’evenienza dei pozzi di petrolio una catasta di container mi sembra davvero una cosa abbastanza risibile. E il trasporto dal porto verso i siti di stoccaggio ? potrebbe chiedere qualcuno; semplice la risposta “su gomma” perché dal porto di Salerno le merci possono e potranno uscire soltanto su gomma, e Porta Ovest garantirà nuovi orizzonti verso le autostrade e le grandi direttrici. La tratta ferroviaria che congiungeva le banchine alla stazione di Salerno fu soppressa bruscamente qualche anno fa in seguito alla grave disgrazia che portò alla morte di una zia dell’allora europarlamentare Alfonso Andria, una causa che fu presa al balzo da Vincenzo De Luca per strapazzare le ferrovie e scippare i binari dall’asfalto di Piazza della Concordia. Oggi con la crescita incredibile del porto di Civitavecchia grazie anche agli otto binari che giungono sulle banchine, quella ferrovia tra Stazione e porto di Salerno sarebbe stata oltremodo importante. Oltretutto il riammagliamento delle esigenze portuali con quelle della logistica territoriale darebbe un tono diverso alla grande operazione e allontanerebbe i luoghi comuni che indicano nell’azione del Comitato Pro Ferrovia una specie di interesse soltanto locale.

One thought on “PORTO: i viaggi di lavoro e la ferrovia Sicignano-Lagonegro al servizio dell’attività portuale !!

  1. Mi permetto di dissentire dal Direttore su quanto sostenuto nella parte terminale di questo articolo.
    Nel corso degli ultimi decenni, il fronte a mare di Salerno ha assunto una fisionomia più confacente alla sua aspirazione di diventare anche una città capace di offrire attrattive turistiche. Verso oriente si è proceduto alla dismissione e successiva demolizione del vecchio cementificio e al suo posto è sorto un grande albergo che ospita convegni e congressi di rilievo nazionale e internazionale.
    Dal lato opposto, pur con ritardi causati dalla opposizione di alcuni settori dell’opinione pubblica, si sta ugualmente procedendo alla modificazione di un’area notoriamente degradata, mediante interventi di risanamento (Piazza della Libertà, ex Cinema Diana convertito in sala teatro multifunzione, un nuovo grande edificio per civili abitazioni e locali ad uso commerciale, la stessa Stazione Marittima, ecc.).
    Il tratto intermedio del lungomare vero e proprio poi si presenta con la sua fila di palazzi importanti tutti rimessi a nuovo (anche quello ex Poste italiane è attualmente ai lavori) e conserva aiuole ben curate e una lunga teoria di alberi, tuttora integra nonostante i danni provocati dal punteruolo rosso sulle palme.
    Ebbene, vedere inserito in un simile scenario un binario ferroviario percorso giornalmente da convogli carichi di container o altre merci, con una frequenza proporzionata all’entità del traffico navale, che si vuole sempre crescente e diversificato anche sulle lunghe distanze, non credo proprio che sarebbe stato il miglior compromesso, date le implicazioni connesse con una tale infrastruttura operante in una sede inusuale (rischi per le persone, inquinamento acustico, limitazioni di transito pedonale e veicolare nei punti di attraversamento, ecc.).
    Non mi sembra quindi che la decisione, ancorché “frettolosa e dissennata di un solo uomo” per aver soppresso quella bretella di ferrovia cittadina, possa essere giudicata deleteria, attribuendo ad essa la causa dei mali di cui soffre il porto per la mancanza di un raccordo diretto con la rete nazionale. Sarebbe stato più saggio focalizzare sforzi e attenzione su come trovare una alternativa ed evitare il ritardo con cui ora Salerno è costretta a confrontarsi con altre entità portuali e con scenari operativi che richiedono sistemazioni infrastrutturali di maggiore attualità.
    Nelle condizioni date, è giusto pensare a siti di stoccaggio situati nel retroterra. Ma, collegarli al porto solo con trasporti “su gomma” significa voler accettare una forma di adattamento che risponde solo in parte alle esigenze.
    Mi capita spesso di leggere aggiornamenti sulla situazione degli altri porti italiani. Ultima in ordine di tempo la notizia che il porto di La Spezia intensifica le relazioni ferroviarie con l’interporto di Bologna mediante un servizio, per ora bisettimanale ma destinato a crescere nei prossimi mesi, gestito dall’operatore intermodale Hannibal (Contship). Eppure, fra le due località esiste da tempo una rete autostradale!!
    Non ho idea di quali siano le finalità del Comitato Pro Ferrovia citato in questo articolo, e quali azioni possa aver svolto o abbia in corso per questa specifica tematica. Mi auguro che si adoperi per tenere desta l’attenzione sul problema, che non è affatto di interesse soltanto locale. e al quale il Quotidiano di Salerno – fra quelli on-line che mi capita di leggere – dà giustamente un costante rilievo.

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