Dossier Salerno/16: De Luca, l’uomo del fare

Aldo Bianchini

SALERNO – Avevo chiuso la precedente puntata di questa inchiesta con la frase che la giornalista Adriana Stazio, in data 5 marzo 2010, aveva scritto sul suo giornale per definire Vincenzo De Luca “l’uomo del fare”:  “”In questi giorni l’attenzione dell’Italia è stata catalizzata dallo scandalo della Protezione Civile S.p.A. capeggiata dall’uomo del fare Guido Bertolaso. Uomo del fare, appunto, che non perde tempo con leggi e vincoli imposti dalla democrazia, ma avoca a sé il potere e decide senza discutere, al di sopra delle leggi. I risultati sono sotto gli occhi di tutti gli italiani, che hanno potuto ascoltare parte delle intercettazioni telefoniche e scoprire una parte del marcio che si nascondeva. Ma in Italia c’è un altro uomo del fare,

si chiama Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno e candidato alla carica di Governatore della Regione Campania. Vincenzo De Luca, che viene ipocritamente acclamato come uomo del rinnovamento, intitola la campagna elettorale “Campania libera”, quando la Campania avrebbe bisogno di liberarsi sì, ma da politici come lui. Populista, leghista del Sud, sindaco sceriffo, uomo del fare, irascibile, insofferente alle regole della democrazia e alle regole della legge in generale, aggressivo verso gli oppositori (indicati come iettatori, cafoni, sciacalli, cialtroni, etc), molto si è detto dei due procedimenti penali che lo vedono coinvolto (scandalo Ideal Standard/ Sea Park e scandalo MCM di Giovanni Lettieri) ma troppo poco si dice del sistema di potere che ha instaurato a Salerno negli ultimi quasi vent’anni, dal 1993, del sistema di clientele, del sistema degli appalti, del sacco edilizio di Salerno. E niente si dice dei coinvolgimenti penali in processi di camorra di alcuni degli uomini a lui vicini, di quel dicembre 2005 in cui il comune di Salerno arrivò vicino allo scioglimento per infiltrazioni camorristiche, né si parla delle ditte vicine alla camorra che sistematicamente vincono gli appalti. Si presenta come il buon amministratore di Salerno, quando la Corte dei Conti ha appena bocciato la sua gestione, segnalando enormi sprechi di denaro pubblico, irregolarità e consulenze d’oro. Sappiamo che il miglior modo per nascondere i problemi veri è scatenare il popolo contro gli ultimi. De Luca l’ha capito molto presto, prendendo a modello la Lega Nord. Così mentre come sindaco sceriffo scatena la sua battaglia per la legalità contro immigrati e prostitute, niente fa contro la camorra, che ha potuto fare grandi affari grazie alla perenne “distrazione” dell’amministrazione comunale che anzi ha cercato di convincere i cittadini che la camorra a Salerno non c’è. E’ un problema di Napoli, fonte di ogni male, la versione in salsa deluchiana della Roma ladrona di Bossi.

Così De Luca sceriffo difensore della “legalità” va in strada capeggiando ronde di vigili urbani, a tirare calci a posteggiatori abusivi, a chiedere i documenti a venditori ambulanti immigrati, a cacciare di peso senza tetto da panchine e aiuole del lungomare. Già questo ci dà un’idea di cosa sia per lui la legge, di quale rispetto abbia per le persone e per le regole democratiche. Nel 2007 dichiara: “Io smonto i campi dei rom e me ne frego di dove quella gente va a finire. A Firenze li integrano? Io li prendo a calci nei denti, il cielo stellato ce lo godiamo noi”. Prenderebbe a calci nei denti anche gli immigrati irregolari; da buon seguace della Lega Nord dei respingimenti in mare minaccia: “Li prenderemo a calci nei denti e li butteremo a mare, prima che ci scappi un nostro morto”. Una legge impersonata da lui, dal Re Sole, che sa essere prepotente e violenta con i deboli, per i quali evidentemente non valgono né i diritti costituzionali né i diritti umani. Ma per i potenti come lui non devono esistere regole””. Tutto questo da un lato, cioè dal punto di vista di chi non ama il potere di De Luca e cerca di combatterlo più o meno in maniera trasparente. Dall’altro lato, però, ci sono anche gli attacchi strumentali, spocchiosi e volgari, oltretutto anche distorsivi anche per quanto riguarda la realtà degli atti processuali o semplicemente amministrativi. Tra i detrattori più crudeli, ed anche più falsi, di Vincenzo De Luca va annoverato sicuramente il condirettore de “Il fatto quotidiano”, Marco Travaglio; ecco cosa ho scritto su Travaglio in data 8 maggio 2013 su questo stesso giornale: “”L’ho spiegato più volte, e l’ho anche scritto su questo stesso giornale, che c’è qualcuno a Salerno che è molto amico di Travaglio a cui passa notizie fraudolentemente distorte. Il sindaco De Luca sa benissimo chi è il suggeritore salernitano di

Marco Travaglio (che ho incontrato per ben due volte nel 2006) e non tocca a me fare il suo nome e cognome. Poi al “travaglio nazionale” (che Berlusconi ha ridotto in poltiglia fino al punto di mandare in tilt anche Michele Santoro !!) si aggiunge da qualche tempo tale Vincenzo Iurillo (un cognone che fa pensare ad origini della provincia di Salerno !!) che addirittura tratta la “cronaca giudiziaria” per tabulas (come il suo maestro Travaglio quando legge le sue filippiche senza contraddittorio) senza minimamente entrare nel merito di una notizia che se esaminata per bene darebbe a De Luca ulteriore credibilità sotto il profilo della legalità. Anzi con il titolo <<Ai lavori pubblici l’eterno sindaco di Salerno assediato dai magistrati campani>> il  bravo Iurillo dimostra come non si fa la cronaca giudiziaria, perché se avesse voluto dire la verità fino in fondo avrebbe dovuto dire che <<i magistrati campani non hanno mai realmente assediato De Luca>>, altro che storie. Ma la cosa più grave la racconta ovviamente Travaglio quando addita il sindaco come uno che <<è stato condannato e poi prescritto per reati contro l’ambiente>>. Da qui si capisce che l’informatore è strumentale, spocchioso e volgare.  La vicenda dell’unica condanna non risolta di Vincenzo De Luca la ricorderanno tutti: il 3 agosto 2001 scoppia l’incendio del sito di trasferenza di Ostaglio, sindaco da qualche mese era

Mario De Biase e De Luca nel gennaio precedente (prima di dimettersi come sindaco per andare alla Camera) sottoscrisse un’ordinanza per depositare la spazzatura ad Ostaglio per “ripulire la città” e non per arrecare danno all’ambiente. Il Pm Angelo Frattini, titolare dell’inchiesta, rinvia a giudizio Vincenzo De Luca (deputato),  Mario De Biase (sindaco), Giuseppe Ientile (capo servizio spazzamento), Michele Guadagno (vice sindaco) e Cono Giuseppe Federico (commissario straordinario del Comune nel periodo compreso tra le dimissioni di De Luca e  l’elezione di De Biase). L’accusa ancora oggi mi fa sorridere; insomma parliamo del bene della città e della salute dei cittadini che De Luca intendeva tutelare e il PM ritiene lui e gli altri <<rei di aver allestito il sito di stoccaggio in Ostaglio disattendendo le norme in materia e di aver stoccato un quantitativo di rifiuti notevolmente superiore alle capacità di recepimento del sito senza adottare le cautele atte ad evitare fenomeni di fuoriuscita del percolato, senza innucizzare i rifiuti e per aver disatteso le prescrizioni e le condizioni impartite dall’Asl Sa/2. Il tutto in dispregio della salute pubblica>>. Il Tribunale di Salerno, prima sezione penale in composizione monocratica dinnanzi alla dott.ssa Emiliana Ascoli il 24/06/2004 con sentenza n. 936/04, condanna gli imputati alla pena di mesi sei per De Biase e Federico, mesi quattro per De Luca, mesi tre per Ientile e Guadagno di reclusione, pena sospesa. Gli imputati ricorrono in appello. La prima udienza d’appello viene fissata per il 9 settembre 2009. Dinnanzi alla Corte, presieduta da Claudio Tringali, il sostituto procuratore generale dr. Ennio Bonadies chiede l’estinzione del procedimento per intervenuta prescrizione; la difesa degli imputati si oppone e rinuncia alla prescrizione.

A causa del malore di uno dei difensori (avv. Michele Pinto) l’udienza dibattimentale viene rinviata al 18 giugno 2010. “”Nell’udienza del 6 luglio 2010 i giudici della Corte di Appello assolvono De Luca + 4 per intervenuta prescrizione dei reati contestati. In pratica i giudici accolgono in pieno le richieste del sostituto proc. gen. Ennio Bonadies””. Oltretutto, per onestà intellettuale, va detto che Vincenzo De Luca, negli ultimi ventiquattro anni, è stato forse il personaggio più bersagliato, indagato, scandagliato dai giudici; destinatario di decine e decine di avvisi di garanzia è sempre rimasto impassibile al suo posto, spesso beffeggiando gli stessi magistrati, mai intimorito dalle cruenti azioni penali. Ebbene, credendo nell’assoluta fedeltà dei giudici al loro lavoro, delle due l’una, o buttiamo dalla torre i tanti magistrati che lo hanno indagato o buttiamo dalla torre Vincenzo De Luca; ma la situazione reale ci suggerisce una terza soluzione: assolviamo tutti, mentre il potere deluchiano cresce ancora a dismisura. Dal 1999 ad oggi sono passati quasi diciassette anni e di quel quinquennium deluchianum è rimasto molto poco; quelle idee progettuali condivise e condivisibili sono finite da tempo e “la democratica concertazione” è stata sostituita da potere assoluto, oligarchico ed anche apodittico. Fino all’esternazione più visibile del potere assoluto per Piazza della Libertà di cui parleremo nella prossima puntata.

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