Sagre, feste e sfilate: la guerra intestina della sinistra … dalla Principessa Costanza al Meeting del Mare … e il Vescovo di Teggiano ?

Aldo Bianchini

SALERNO – Il rischio delle filiere di potere, ovvero di governo dal nazionale al locale, esiste e come. Ed è a 360 gradi, con evidenti ricadute interne alla stessa sinistra che non potendo più accusare gli altri incomincia ad autoaccusarsi al suo interno. E questo potrebbe essere un brutto segnale di deriva del potere che in maniera così marcatamente evidente la destra non ha mai avuto. Insomma se non è zuppa è pan bagnato; il potere è il potere che si accompagna sempre, comunque e dovunque ad un sistema ramificato, stratificato e subdolamente perverso; in qualsiasi modo lo si voglia vedere, analizzare e giudicare. Un potere che prende piede, questo l’ho scritto numerosissime volte, anche dalle cosucce più squallide come la distribuzione dei finanziamenti a pioggia per sagre, feste, festini, sfilate e carnevalate estive; e chi più ne ha più ne metta. La politica in genere, non in grado di ragionare seriamente e serenamente ha consentito la nascita e la crescita di migliaia di associazioni (anche decisamente fantasiose !!) sulle quali riversare contributi a pioggia con la speranza di raccogliere quanto più consenso popolare possibile in termini di voti. E’ stata una politica incapace di guardare qualche centimetro oltre il suo naso e affonda sempre di più sotto la pressione incalzante di presidenti e di rappresentanti, più o meno legali, della miriade incontrollabile delle associazioni che con estrema arroganza organizzano e danno vita a manifestazioni che non lasciano niente sul territorio (almeno in termini di cultura, di economia e di occupazione) e appaiono sempre più come vere e proprie “carnevalate estive”; fatte, ovviamente, le debite eccezioni che non tocca a me codificare. Avendo ben presente questo concetto e non dimenticando mai che ad un sistema di potere si sostituisce un altro sistema, spesso più arrogante del primo, mi fanno ridere (ma di rabbia !!) tutti quelli che usciti o buttati fuori da un sistema criticano aspramente quello successivo. E’ appena il caso di accennare alla violenta polemica scatenata dal prete di Camerota, don Gianni Citro, contro il neo assessore regionale Corrado Matera reo di aver cancellato dall’elargizione dei contributi la manifestazione “Meeting del mare” a tutto vantaggio, sembra, della “Alla tavola della Principessa Costanza” di Teggiano. Prima di parlare di “don Gianni” mi corre l’obbligo di fare una premessa importante; una premessa che non ho letto sugli organi di stampa, almeno su tutti quelli ben foraggiati dal neo assessorato: “L’avv. Corrado Matera ha sbagliato come principio in assoluto”, la politica non si fa in questo modo; in primo luogo per aver imposto il fratello alla guida della Pro Loco che organizza il vincente corteo della Principessa, ed in secondo luogo per averlo troppo sovraesposto nell’assegnare al Comune ma indirettamente a lui il contributo a fondo perduto. Un contributo che, badate bene, la Principessa ha sempre avuto (anche durante la gestione regionale di Caldoro) e che merita ampiamente sia per lo spessore culturale della manifestazione che per la sua risonanza extraterritoriale. Oltretutto, mi assicurano i bene informati, sembra che il neo presidente della Pro Loco ha già dettato alcune linee innovative che hanno prodotto, da subito, un salto di qualità della stessa manifestazione. Ma resta il peccato originale che espone i due fratelli a critiche feroci e, soprattutto, ad una scarsa considerazione nell’immaginario collettivo che non consente a nessuno di scimmiottare gli atteggiamenti arroganti del capo supremo della Regione Campania. L’ho scritto già altre volte e lo ripeto anche per il bravo Corrado Matera: quello che può fare De Luca non è consentito a nessun altro; per questa ragione quella in corso è una polemica molto pericolosa che potrà incidere anche direttamente sui rapporti che Matera e il suo partito dovranno forzatamente avere con il kaimano. Non conta niente che Corrado Matera sia una persona perbene (e chi oserebbe dire il contrario !!), non conta niente che il suo accusatore abbia goduto in passato a mani basse di finanziamenti pubblici a pioggia; rimane il problema del peccato originale che prima ho descritto. E cosa dire, infine, di “don Gianni Citro” che qualcuno alcuni anni fa ebbe a definire “il mostro di Palinuro” per la sua grande capacità organizzativa di manifestazioni musicali con tutte le polemiche che le accompagnavano e che cercavano di superare le protezioni assicurate al sacerdote dalla giunta di sinistra dell’allora presidente Angelo Villani che aveva ereditato il grosso problema dalle giunte di Alfonso Andria. In pratica, don Gianni, è stato per un lungo periodo il terminale di una filiera di potere distributivo senza precedenti, tutto quello che toccava diventava oro, purchè lo facesse lui, il grande accumulatore seriale di manifestazioni molto lontane dalla Madre Chiesa della quale dovrebbe essere un convinto apostolo. Una filiera interrotta bruscamente e, forse, anche un po’ brutalmente nel 2009, tra la malcelata soddisfazione di tanta parte della sinistra, con l’avvento di Edmondo Cirielli alla presidenza della Provincia. Ora con ritorno della vecchia filiera di comando, anche se recante un altro e più importante nome, don Gianni si aspettava, forse, un ritorno al passato che non c’è stato. Da buon sacerdote, e in tanti dicono che lo è, il buon don Gianni dovrebbe sapere che se ha goduto in passato può anche soffrire ma tacere oggi che è rimasto fuori dal grande giro di distribuzione a pioggia di denaro pubblico. Un’ultima osservazione la riservo per il progetto “Meeting del mare” che è stato bocciato da Regione; se un progetto viene totalmente bocciato, mi verrebbe da dire, probabilmente è stato articolato e presentato male. Si faccia, quindi, un esame introspettivo il buon Gianni e soltanto dopo parli, se gli compete. Mi preoccupa, invece, il silenzio assoluto del vescovo della diocesi di Teggiano-Policastro, mons. Antonio De Luca, che almeno pubblicamente non ha ritenuto di spendere una parolina di richiamo all’ordine per l’insubordinato ed esuberante sacerdote della sua diocesi.

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