EIOPA: il sistema pensionistico europeo

Filippo Ispirato

ROMA – Ai nastri di partenza  il sistema pensionistico complementare europeo
L’EIOPA (Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali) si è di recente espressa a favore della creazione e dello sviluppo di un mercato unico europeo per i prodotti pensionistici individuali, i cd. Pan European Personal Pension Product (PEPP). 
Negli ultimi mesi il progetto sui PEPP si è fatto più concreto e le sue caratteristiche si stanno delineando in modo maggiormente definito: lo scorso 4 luglio l’EIOPA ha indirizzato alla Commissione Europea il proprio parere sulla creazione di un mercato unico europeo per i prodotti pensionistici individuali, nel quale conferma come la creazione del PEPP si ponga, ad oggi, come la strada migliore verso la realizzazione di tale mercato unico. 
La questione passa ora alla Commissione che ne dovrà valuta l’impatto e l’applicazione nel sistema europeo.
In sostanza il PEPP sarebbe un prodotto previdenziale che potrebbe essere collocato nei vari paesi europei, alternativo alle forme pensionistiche complementari presenti nell’ambito dei singoli paesi dell’Unione: il potenziale aderente avrebbe una scelta più ampia potendo optare per il PEPP o per il regime pensionistico complementare del paese di appartenenza, con l’importante novità per un lavoratore di “portare con sé” il proprio fondo pensione da un paese all’altro dell’Unione Europea, favorendo così la competizione tra i diversi gestori avendo essi la possibilità di presentare il proprio prodotto in più stati. 
L’idea che si sta quindi delineando è quella per la quale la creazione di un mercato unico per i prodotti pensionistici del cosiddetto “terzo pilastro” debba passare attraverso la creazione di un prodotto, con caratteristiche uniformi, che possa essere commercializzato in tutti i Paesi dell’Unione attraverso l’attribuzione di un passaporto europeo. Il PEPP dovrebbe essere introdotto attraverso un regolamento europeo, che darebbe vita a quello che è comunemente conosciuto come “secondo regime”, ponendosi come complemento della pensione pubblica in quei Paesi in cui i prodotti pensionistici aziendali sono assenti o poco sviluppati (come nel caso del nostro paese) e dall’altro, nei Paesi in cui il secondo pilastro è presente e sviluppato, come strumento aggiuntivo a completamento dell’offerta previdenziale. 
Secondo l’autorità di vigilanza europea il PEPP dovrebbe presentare specifici requisiti in merito alla trasparenza e alla semplicità per dimostrarsi fruibile, facile ed immediato, con specifico riferimento alla trasparenza e alla comprensibilità da parte dei non addetti ai lavori. Particolare attenzione verrà dedicata ad alcune informazioni basilari di cui il potenziale sottoscrittore ha bisogno, in termini di rischio, di rendimento atteso e di possibili variabili in grado di influenzare il livello della prestazione pensionistica

Un elemento da tenere in seria considerazione sarà probabilmente quello fiscale. 
Considerando che ogni paese applica alle forme pensionistiche complementari il proprio trattamento tributario sia in fase di accumulo che in fase di prestazione, diventa problematico, alle condizioni attuali, il trasferimento di un fondo pensione da un paese all’altro per il rischio di una eventuale doppia imposizione fiscale. La situazione ideale cui puntare in caso di riuscita del PEPP potrebbe essere quella di una armonizzazione fiscale tra i vari paesi europei. Tale elemento è al vaglio della Commissione europea 
In attesa dei prossimi passi che delineeranno quale sarà il futuro del PEPP, qualcosa in campo europeo si sta comunque già concretizzando con la prossima creazione del Resaver, sistema pensionistico europeo dedicato ai ricercatori e ai dipendenti delle organizzazioni che fanno ricerca: il progetto, coadiuvato dalla Commissione europea, viene incontro alle incertezze talvolta riscontrate dai ricercatori europei, per il mantenimento dei propri contributi pensionistici, nel trasferirsi da un paese europeo all’altro.

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