TERREMOTO/7: la sabbia e il cordoglio

Maddalena Mascolo

SALERNO – Come è sempre accaduto il giorno dei solenni funerali è anche il giorno del silenzio; e come sempre è accaduto che nel giorno del silenzio irrompe la magistratura inquirente con il sequestro probatorio, o meglio con i sequestri probatori. Ed ecco che nel giorno dei funerali Amatrice (martedì 30 agosto 2016) sono arrivati i sequestri di quello che resta degli edifici di interesse pubblico che, parimenti al resto del patrimonio urbanistico, si sono sbriciolati come farina a causa delle non estreme oscillazioni che, probabilmente, in altri Paesi non avrebbero prodotto alcun danno. Quasi sempre, insomma, la sabbia si miscela con il cordoglio; e partono i grandi scandali che tengono in apprensione per anni i soggetti interessati e che, come per miracolo, si concludono molto spesso con liberatorie assoluzioni. Nel momento della celebrazione dei solenni funerali sono tutti presenti: gente comune, autorità civili e religiose, politici, amministratori, sindaci e tecnici; mancano solo i magistrati che proprio in quel giorno sono impegnati ad apporre i sigilli alle varie zone del disastro per delimitare i rischi di asportazione delle cosiddette prove provate. Ma chi e dove sono gli imbroglioni ? quelli che mettono sabbia al posto del cemento, quelli che sottraggono il ferro previsto, quelli che utilizzano materie prime di scarsa qualità. Tranne casi eccezionali non sono stati mai scoperti e quando sono stati scoperti sono stati, poi, quasi tutti assolti perché le agguerrite difese hanno sempre dimostrato che i lavori di ristrutturazione erano soltanto lavori di miglioramento e non di adeguamento, che la sabbia del fiume era una sabbia particolarmente insidiosa e priva di riferimenti tecnici precisi, che nel cemento c’erano elementi di contrasto pur essendo un cemento di prima qualità, e che blà blà blà. Parole su parole, sproloqui su sproloqui che driblano facilmente le apodittiche relazioni dei CTU (Consulenti Tecnici dell’Ufficio) nominati dalle Procure e sudditi fedeli dei voleri dei vari sostituti procuratori. Ed ecco che la sabbia si mescola al cordoglio; lacrime, disperazione, incontenibili sfoghi anche collerici, poi dopo la classica domanda “diteci cosa volete che lo avrete” tutto si placa con i politici che si ergono a paladini della legalità e della libertà (leggasi sindaco di Amatrice) e con tutta la gente comune che va disperatamente alla ricerca dell’eroe di turno o, meglio ancora, del sindaco eroe.

E’ assolutamente umano tutto ciò, ma non è condivisibile. Di esempi ce ne sono stati, ce ne sono e ce ne saranno tantissimi; ed infine tutti insieme appassionatamente si va verso la risoluzione di tutti i problemi, verso la quiete giudiziaria, verso i risarcimenti virtuosi per chi li riceve (soprattutto per chi non dovrebbe ottenere neppure un centesimo), in attesa serenamente del nuovo sommovimento naturale: terremoti, alluvioni, frane, crolli, ecc. Nel frattempo c’è chi parla di come ricostruire e/o ristrutturare; chi dice con le catene metalliche, chi con i tiranti, chi con i supporto, chi con le reti contenitrici, chi con i cordoli superiori di cemento, chi con l’abbattimento dei resti del manufatto, chi con la ricostruzione in sito e chi, infine, con la delocalizzazione forzata. Ma a conti fatti, nell’atteso del prossimo evento, non si fa niente o quasi. Poi dipende dal tipo di propaganda mediatica che i potenti di turno riescono a mettere in campo per sgombrare il campo dalle precise responsabilità in modo da far passare la soluzione proposta come la migliore della storia, addossando semmai la colpa dei precedenti disastri ai predecessori nel governo del Paese. E’ stato così in passato, è cosi al presente e sarà così nel prossimo futuro. Ma ciò che accaduto questa volta con i morti davvero non si era mai registrato prima; eppure la propaganda mediatica (quelli di sinistra la fanno meglio di quelli di destra) ha fatto passare l’obbrobrio sotto traccia. Abbiamo tutti assistito alla penosa transumanza, nel giro di alcune ore, delle bare da Amatrice fino all’aeroporto di Rieti dove, su precisa indicazione del Prefetto dovevano essere svolte le funzioni religiose celebrative.

Le proteste della gente già martoriata dal sisma, capeggiata dal suo sindaco-eroe, ha in poco tempo imposto una rapida e totale marcia indietro; è intervenuto addirittura il presidente del consiglio dei ministri Matteo Renzi che ha aderito alla richiesta molto rumorosa, come nel suo costume, del sindaco Pirozzi ed ha ordinato il nuovo spostamente dei funerali che si sono regolarmente tenuti ad Amatrice, anche se con un costo aggiuntivo non facilmente valutabile in termini economici. Risorse che potevano e dovevano essere impegnate nelle zone disastrate e che per l’insipienza di qualcuno sono state letteralmente buttate al vento nella costruzione (con l’intervento dei pontieri del genio militare) di alcuni capannoni, di larghe spianate di terreno e di una nuova strada di accesso e di deflusso; tutte opere che non si sa se potranno risultare utili nel dopo terremoto. Ebbene nessuno che ha pensato di dimettersi dopo aver dato lo scellerato ordine dei funerali presso l’aeroporto di Rieti; e nessuno è stato rimosso dall’incarico. Anche perché è plausibile pensare che l’ordine è probabilmente arrivato dall’alto. Nel corso di questa inchiesta giornalistica stiamo cercando di dimostrare che dal 1962 (primo terremoto dell’Irpinia) ad oggi tutto è rimasto come prima, come era ai tempi del terremoto di Messina del 1908 che è stato capace di rimandare fino ai nostri giorni alcuni terremotati ancora negli alloggi provvisori del dopo sisma.

 

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