Peppino Samele: una vita da “socialista”

Aldo Bianchini

SALERNO – Cosa vuol dire oggi essere ancora socialisti e, soprattutto, cosa vuol dire essere socialisti a Salerno ? La risposta non è per niente facile, anche se dobbiamo ammettere che possono esserci diverse risposte. Se facciamo un riferimento alla storia che sta alle nostre spalle, almeno quella del secondo dopoguerra, dobbiamo riconoscere che il Partito Socialista ha cercato nel Paese come a Salerno di accendere sempre una luce di libertà, di speranza, di riformismo e di cambiamento nella gestione della cosa pubblica. Il PSI lo ha fatto soprattutto per portare una pacificazione tra i tre schieramenti partitici che per alcuni decenni (dagli ’60 agli anni ’90) si sono dati battaglia come non era stato mai dato di vedere. Alludiamo al PCI (Partito Comunista Italiano), alla DC (Democrazia Cristiana) ed al MSI (Movimento Sociale Italiano) che si sono scontrati in una guerra che ha seminato anche molti morti e feriti in ogni parte del Paese; anche Salerno ha pagato il suo tributo di sangue se pensiamo alla tragica uccisione di Carlo Falvella ed alle lotte che terrorizzavano il centro della città da Via Manzo a Via Diaz per finire sotto i palazzi delle principali istituzioni. Insomma il Partito Socialista Italiano a Salerno, attraverso la moderazione e la volontà di concertazione dei tantissimi socialisti, ha sempre cercato di fare da cuscinetto intelligente e propositivo in quell’aspra battaglia che coinvolse e travolse centinaia di giovani di tutte le estrazioni sociali. Ma il PSI salernitano, che aveva raggiunto l’invidiabile quota del 33% in termini di consenso elettorale nel cercare di andare oltre, cadde rovinosamente sotto i colpi mirati e pretestuosi di una magistratura che forse si sentiva scavalcata nel suo disegno progettuale che vedeva un’altra destinazione del potere; ovvero una deriva verso l’allora non fortissimo PCI. Il PSI e i socialisti di Salerno furono fermati bruscamente nella proposizione della rivisitazione urbanistica dell’intera città e di buona parte della provincia con il riammagliamento stradale che ancora oggi nessuno è stato in grado di completare. E se a Salerno le opere pensate ed avviate dai socialisti soltanto in parte sono state completate, in provincia il disastro è stato totale e tutto si è fermato. Basta pensare alla famosa strada a scorrimento veloce denominata “Fondovalle Calore” che ancora oggi è abbandonata e che all’epoca produsse il primo vero scossone giudiziario che portò, poi, all’arresto finanche dell’allora sindaco socialista Vincenzo Giordano in quel fatidico giorno del 31 maggio 1993. Qualcuno, anzi più di qualcuno, in quel momento disse che “i socialisti avevano perso il profumo delle idee socialiste”; profumo e idee ben idealizzate dal famosissimo “garofano rosso” degli anni ’80. Quella sera di quel tragico lunedì anche un semplice cittadino era seduto dinanzi al televisore di casa quando apprese la notizia del clamoroso arresto; Vincenzo Giordano (detto Enzo) era un suo amico, un suo carissimo amico, e fu colpito profondamente da quella brutta notizia. Parlo di Peppino Samele, salernitano doc e amico carissimo di Giordano, con il quale aveva trascorso tanti pomeriggi a passeggio e tante serate estive a giocare a carte nel giardino condominiale. Quella sera non cenò e nei giorni successivi cercò di capire cosa fosse successo e perché fosse successo tutto quello che era successo in pochi minuti; quei pochi minuti che avevano distrutto un partito e, soprattutto, avevano avviato il suo carissimo amico sul viale del tramonto verso un inarrestabile declino sia fisico che psichico. Peppino Samele è stato socialista fin dalla nascita, probabilmente non poteva non essere socialista, uno di quelli puri che si inebriavano al profumo delle idee socialista. Al suo grande amico non aveva mai chiesto niente nelle lunghe ore passate insieme, anche quando a piedi lo accompagnava verso il comune prima di defilarsi e scomparire dalla scena pubblica; “don Peppino” non era incline al palcoscenico e neppure alle prime file della ribalta (e non è tuttora !!), preferiva essere e rimanere soltanto grande amico del suo compagno di partito che aveva avuto il compito ingrato di gestire una città difficile e senza regole. Era sufficiente per Peppino Samele la pubblicità e il consenso popolare che riusciva a sollevare suo fratello Raffaele (detto ‘o mericano) che nel pieno centro di Torrione riusciva in quegli a smuovere fin dalle sue fondamenta una città che sembrava addormentarsi e appiattirsi verso un potere che stava arrivando e che avrebbe travolto tutto e tutti. Peppino Samele, da tempo ha superato la veneranda età dei novant’anni, ed è ancora socialista, pronto a commentare anche i fatti della “politica  non politica” che giorno dopo giorno si dipanano sotto gli occhi di tutti. E’ tanto socialista che è arrivato, dopo aver letto il mio libro “Vincenzo Giordano, da sitting bull a sindaco di Salerno”, a scrivermi una splendida lettera che mi corre l’obbligo di pubblicare: “”Gentile …. nonché amico, ho letto con molta attenzione il suo interessante libro che, a mio giudizio, dovrebbero leggere tutti coloro i quali non solo non conoscono la libertà di pensiero ma anche la vera storia del ventennio trascorso. Lei … con la saggezza e la professionalità di uomo libero ha saputo raccogliere tante testimonianze atte a far conoscere a chi legge, e con tanto coraggio “dico coraggio”, il vero volto del mio grande amico a conpagno Enzo Giordano. Grazie ancora … F.to: il socialista Peppino Samele””. Come commentare le poche ma incisive parole di Peppino Samele se non dicendo che è stato ed un socialista puro che tuttora si inebria al profumo delle idee socialiste. Peppino (mi consento di dargli del tu) è un socialista vero non raffrontabile con i tantissimi “presunti socialisti” che si sono venduti al primo e miglior offerente, tutti socialisti che ancora oggi governano gran parte delle istituzioni e che negli anni duri di tangentopoli furono i primi a disconoscere la loro fede. Peppino, invece, ha trascorso una vita da socialista e continuerà a trascorrerla tra gli affetti familiari più cari. Peppino Samele è la giusta immagine di cosa vuol dire essere oggi socialisti ed esserlo nella città di Salerno da lui sempre amata.

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