Camorra & Politica/9: per Aliberti e Paolino c’è corruzione elettorale o scambio politico/mafioso … oppure il nulla assoluto ?

Aldo Bianchini

SALERNO/SCAFATI – Fortunatamente per i coniugi Pasquale Aliberti e Monica Paolino (rispettivamente sindaco di Scafati e consigliere regionale di Forza Italia) tra la Procura della Repubblica e la Direzione Distrettuale Antimafia, entrambe di Salerno, si è aperta una voragine (spero incolmabile !!) che viaggia in punta di diritto e di interpretazioni giurisprudenziali sulla sottile differenza tra corruzione elettorale e scambio politico mafioso. Una differenza che al momento se da un lato mantiene i due coniugi sulla corda dall’altro garantisce loro lo stato di assoluta libertà e di movimento. Fortunatamente, ripeto, in questo Paese e soprattutto in questo distretto esistono giudici (requirenti o giudicanti che siano) capaci di sedersi dietro ad una scrivania per studiare parola per parola i risultati delle indagini prima di mandare a carte quarantotto la vita e il futuro di persone e di famiglie ad esse legate. In questo discorso, sia chiaro, annovero sia il PM antimafia Vincenzo Montemurro che la gip Donatella Mancini che non è assolutamente nuova a questo tipo di excursus tecnico-giuridici, fino al punto di essere considerata negli ambienti giudiziari una garantista dello stato di diritto sia nel senso assolutorio che in quello accusatorio. Detto questo passo al punto dell’intervento di oggi. In queste ore la difesa di Aliberti, quella della Paolino e degli altri indagati hanno ottenuto un rinvio dell’udienza preliminare che doveva celebrarsi giovedi 6 ottobre dinanzi al gip/gup per dare modo, legittimamente, alle difese di studiare tutti i presunti nuovi atti che il pm Montemurro ha depositato in uno all’appello che lo stesso pm ha prodotto contro il mancato arresto del primo cittadino Pasquale Aliberti, del fratello Nello Maurizio, di Gennaro Ridosso (figlio di Romolo) e di Luigi Ridosso (nipote di Romolo). La notizia, questa notizia, rimbalza, però, sui giornali in maniera assolutamente distorta fino a dare, tra le righe, per scontato che dai nuovi atti prodotti del pm Montemurro emerga con chiarezza la prevalenza della seconda tesi rispetto alla prima; cioè che esiste lo scambio politico mafioso sostenuto dal pm Montemurro e che stia sbiadendo la tesi sostenuta dal gip Mancini  che aveva affermato l’esistenza di una semplice corruzione elettorale. Dal che, se si leggono con molta attenzione i vari report giornalistici, si intuisce che prevalendo la tesi di Montemurro sarebbero imminenti gli arresti di politici, imprenditori e camorristi. A tal fine, sempre secondo i giornali, sarebbe decisiva la deposizione (nuova !!) di Romolo Ridosso (detto Romoletto) nella mani del pm Montemurro la mattina dell’8 settembre scorso e depositata l’altro giorno 6 ottobre 2016 all’apertura dell’udienza, dinanzi al gip, poi rinviata per le ragioni sopra indicate. E’ necessaria una precisazione prima di andare avanti; io non credo assolutamente di essere in grado di dare lezioni a qualcuno, soprattutto lezioni di giornalismo; un giornalismo che ho sempre interpretato con ragionamento logico e riflessivo, mai emotivo, e seppure non conoscendo le regole fondamentali del mestiere (vengo dal marciapiede !!) impegnandomi a leggere e rileggere gli atti; senza atti non mi sono mai pronunciato. E visti e rivisti tutti i report giornalistici mi sono chiesto se e quanti giornalisti hanno realmente letto la deposizione del Ridosso e l’hanno poi attentamente vagliata anche in relazione all’organizzazione territoriale-elettorale della politica e, soprattutto, degli elettori. Dunque, il cinquantacinquenne Romolo Ridosso (il grande accusatore !!) è stato sentito il giorno 8 settembre 2016 alle ore 11.45 nella Casa Circondariale di Benevento dove il ridosso è detenuto. Presenti all’interrogatorio il pm Montemurro, il capitano dei Carabinieri Iannaccone, il luogotenente Petrosino, il sovrintendente Stornaiuolo e l’avv. Giovanni Conte (difensore del Ridosso). Tra le altre cose ecco cosa ha riferito in merito all’aiuto elettorale, richiesto e dato, in cambio di favori politici: “”… prima del mio arresto ho svolto campagna elettorale per Paolino Monica oltre che a Scafati a Pompei, Santa Maria La Carità, Gragnano, Marcianise, ecc. Sostanzialmente mi rivolgevo ai miei conoscenti. A Marcianise, in particolare, dove mi sono recato in compagnia dell’avv. …., sono stato invece da …., uomo di fiducia e braccio destro di …., al quale ho consegnato dei volantini elettorali di Monica Paolino che mi erano stati consegnati dal fratello del sindaco. Anche in questa occasione il patto era che in cambio dell’appoggio elettorale ci avrebbero ricompensato con dei lavori alle nostre ditte ed io mi sarei occupato anche di ogni tipo di problema su Scafati come ad esempio in caso di furto di auto, per picchiare qualcuno che dava fastidio al sindaco ecc. ….””. Queste le prove, secondo il pm e secondo i giornali, dell’associazione di stampo politico mafioso con scambio di voti e di lavori e prebende varie. Peccato che nessuno ha fatto una riflessione di sostanza, cioè che tranne Scafati tutti gli altri paesi citati dal Ridosso non facevano e non fanno parte del collegio elettorale in cui Monica Paolino era candidata, per Forza Italia, alla Regione. E se soltanto queste sono le nuove prove portate dal pm dinanzi al gip/gup penso e credo che la situazione possa soltanto migliorare in favore degli indagati perché crolla paurosamente tutto il castello accusatorio basato sulle “rivelazioni straordinarie” del pentito, o non so cosa, Romolo Ridosso detto Romoletto, il quale non sapendo cosa fare è andato facendo campagna elettorale per la Paolino in comuni dove non potevano votarla. Con l’aggravante, sicuramente prevalente sulle attenuanti specifiche riferibili a ragioni di “ignoranza della ripartizione dei collegi elettorali”, che a Marcianise (paese fuori collegio) si sarebbe consumato il reato più grave. Ma non finisce qui; nel pacchetto di nuovi atti depositato dal pm Montemurro contro il mancato arresto degli indagati c’è anche la dichiarazione di Andrea Ridosso e della giornalista Valeria Cozzolino (di Metropolis); questi due atti meritano, però, una riflessione a parte. Alla prossima.

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