REFERENDUM: E’ finito il tempo dei personalismi di Angelo Giubileo

di Angelo Giubileo

SALERNO – L’ultimo sondaggio, prima dell’obbligo di legge che ne sancisce il divieto di pubblicazione, rileva che il SI otterrebbe il 45% e il NO quindi vincerebbe con il 55%. Uno su dieci è il votante indeciso. E quindi, a conti fatti, essendo circa 49 milioni gli aventi diritto al voto, si tratterebbe di circa 4-5 milioni di elettori. Ma, si sa ormai che i sondaggi lasciano il tempo che trovano e di tempo n’è rimasto davvero poco. In pratica, due settimane; posto che della proposta di riforma costituzionale se ne parla da due anni e mezzo e della consultazione referendaria da oltre sei mesi, dopo l’approvazione della proposta in Parlamento il 12 aprile scorso.

In ogni caso, si chiude un’epoca, l’epoca della II Repubblica; la quale ha prodotto, politicamente parlando, un danno certo al paese. Lo spazio di un articolo è insufficiente a spiegarne le ragioni, e pertanto mi soffermerò esclusivamente sul correlato danno d’immagine, quale prodotto della politica e prima ancora danno alla politica.

L’uscita dalla I Repubblica è stata l’uscita del paese dall’antifascismo. Il mastice che ha tenuto insieme l’Italia e gli italiani per circa cinquant’anni di governo democristiano prima e di coalizione di centrosinistra poi. Quel mastice, oggi, è diventato un “dentifricio”. Esattamente. Ovvero, il dentifricio “di” Bersani, che una volta uscito dal tubetto non è possibile rimettere dentro. Fuori di metafora: dall’antifascismo all’antiberlusconismo e dall’antiberlusconismo all’antirenzismo.

Con questo, vogliamo dire che la comunicazione, in effetti se serve, certamente non basta!

Occorre che, per prima, vi sia un’idea. A esempio: lo stendardo lucente di stelle sul paese degli uomini liberi (a parte Trump e la Clinton); Dio salvi la nostra benevola Regina (a parte Brexit); Germania, Germania, al di sopra di tutto al di sopra di tutto nel mondo, purché per protezione e difesa si riunisca fraternamente (a parte l’Ue); Siamo contro la tirannia, la bandiera insanguinata è sollevata (a parte i populisti alla Le Pen); etc. etc. Ma, non è affatto una questione di populismo. Una parola, come tante altre, che non identifica nulla. Plausibilmente, nulla; salvo che la desinenza in –ismo caratterizza genericamente, attraverso il linguaggio della comunicazione, un quid di negativo.

Lo schema comunicativo di questo referendum è stato da subito, visto il vento che ancora soffiava dall’Europa e dal mondo, “Renzi vs tutti” e poi, attraverso un rapido ma parzialissimo cambio di strategia, di nuovo lo schema, urlato ma mai comprovato, “nuovo vs. vecchio”, nel tentativo – non sappiamo ancora se vano, ed è questo che scopriremo all’esito della consultazione – di salvare comunque il salvabile: se dovesse vincere il NO, salvare comunque il soldato Renzi!

Eppure, riteniamo che non sia certo più questa l’idea, presunta e banale, che salverà la politica, almeno nel nostro paese. C’è un tempo per ogni cosa. Ed è giunto il tempo, l’ora, qui da noi, di pensare finalmente a qualcos’altro, che finalmente abbia un’identità e soprattutto un fine comune. Da una comunità più piccola fino alla ri-costruzione di una comunità sempre più vasta.

 

 

 

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