Dossier Salerno/34: le caste e l’ostentazione del potere

Aldo Bianchini

SALERNO – Ogni sistema di potere vive ed esterna momenti di pura esaltazione del proprio potere senza alcuna remora; la esternazione, che è ostentazione, del potere è una delle cose più tipiche della “casta proletaria” di cui ho tanto scritto nelle mie inchieste giornalistiche. Mettendo la casta come simbolo di ricchezza e di potere, quella proletaria rappresenta quella fascia di imprenditoria e di politica che partendo dal  nulla si è arricchita ed ha acquisito potere senza controllo e senza alcuna umiltà e/o rispetto delle peculiarità degli altri, di tutti gli altri. Negli anni scorsi ho portato avanti un’inchiesta sul “Cemento” che ha conquistato Salerno in passato, che la sta conquistando adesso e che continuerà a conquistarla in futuro. Nel presente la battaglia, se possibile, è ancora più furiosa che in passato quando, comunque, i vari personaggi non ci andavano leggeri. Una guerra che come in un’ultima sfida all’Ok-Corral (leggendario evento nella storia del far west del 26 ottobre 1881 a Tombstone in Arizona) sembra dilaniare senza soluzione i vari schieramenti in campo. In verità le battaglie per l’accaparramento del potere, nel segno del cemento, non sono una novità assoluta e la più cruenta risale addirittura al periodo compreso tra gli anni 88-90. Per la presidenza dell’importante Associazione si schierarono due fazioni in campo; una faceva capo al compianto Mario Del Mese senior (papà e nonno di Paolo e di Mario junior che da un po’ di tempo sono al centro della bufera del crac Amato) e l’altra al rampante costruttore nocerino Gennaro Citarella senior (papà e zio di Giovanni e Gennaro che di recente sono stati accusati di aver organizzato il famigerato “cartello di imprese” per l’accaparramento di quasi tutti i lavori pubblici messi a gara dalla Provincia di Salerno, e non solo. Il processo tuttora in corso prefigura nuove ed interessanti rivelazioni e nel quale, comunque, è già caduto anche il sindaco di Agropoli Franco Alfieri –oggi consulente regionale per l’agricoltura del neo governatore De Luca). In quella occasione sembrò quasi certo che l’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili) dovesse spezzarsi in due tronconi, finì con una “pace guerreggiata” che portò alla presidenza Luigi Cardito, l’avvocato imprenditore finito poi nelle maglie della giustizia e addirittura arrestato la mattina del 5 dicembre 1993 a seguito di un blitz della Guardia di Finanza e dei Carabinieri. Solo per la cronaca ricordo che Luigi Cardito insieme ad altri imprenditori si era legittimamente incontrato nell’Hotel La Lucertola di Vietri/Mare, il giorno 3 dicembre 1993, con l’allora candidato sindaco Vincenzo De Luca per capire, molto verosimilmente, gli eventuali sviluppi del programma elettorale del candidato. Due giorni dopo l’incontro Cardito ed altri imprenditori (tra i quali il potente Alberto Schiavo di Vallo della Lucania) vennero arrestati nel corso di un blitz disposto dai pm Vito Di Nicola e Luigi D’Alessio nell’ambito della tangentopoli salernitana. Anche in quegli anni alla base della guerra interna all’Ance c’era la pianificazione per l’aggiudicazione dei grandi lavori pubblici in quella che doveva essere la “rimodellazione urbanistica della Città” con l’esecuzione e/o l’avvio progettuale dei lavori come la “Lungoirno”, il “trincerone ferroviario”, la ristrutturazione del  “Teatro Verdi”, il “prolungamento della tangenziale”, la “sub-way” sotto il lungomare, il nuovo “porto turistico”, il rifacimento del “lungomare Trieste”, la delocalizzazione del “cementificio”, la realizzazione dei tunnel tra il “porto e cernicchiara”, la bretella autostradale tra “Fratte e Eboli”, il potenziamento della “Salerno-Avellino”, la “Fondovalle Calore”, la “Cilentana”, la strada “Aversana”, l’interporto di “San Nicola Varco” e tantissime altre opere. Verso la fine degli anni ’80 non ci fu l’accordo pacificatore (l’accordo fu raggiunto, forse, solo il 3 dicembre 1993 a Vietri), la politica non seppe mediare ed alla fine la Magistratura fece il suo lavoro spezzando le reni a tutti e mandando in frantumi un’epoca storica che poteva dare alla Città ed all’intera provincia una nuova via di sviluppo economico ed occupazionale. Dimenticavo !!, il super imprenditore Gennaro Citarella fu ucciso (si dice dalla camorra !!) la mattina del 16 dicembre 1990 e questo fatto, probabilmente, incise sensibilmente sull’apparente stato di pacificazione all’interno dell’Ance che durò per alcuni anni nonostante la decapitazione del 1993 e le burrascose denunce contro alcuni dirigenti interni ad inizio ’94, rei di aver dissipato un cospicuo patrimonio economico in “presunte” regalie varie a favore di amici, funzionari pubblici e personaggi vari. Ma quel maremoto, comunque, non produsse alcuna scissione radicale, cosa che invece in tempi recenti è avvenuta con la spaccatura in seno all’ ANCE e la nascita dell’ AIES (Vincenzo Russo), dell’ UCSANIEM (Pietro Andreozzi) e l’ ACS (Antonio Lombardi); tre-quattro nuove associazioni che si danno battaglia tra loro per conquistare i grandi lavori pubblici promessi ed avviati dal kaimano. In passato c’erano in ballo soltanto i lavori pubblici che erano e sono “latte da mungere”, nel presente oltre ai lavori pubblici ci sono anche i lavori cosiddetti “privati” inerenti la “grande colata di cemento” che sarà riversata proprio sulla Città grazie alla più grande speculazione edilizia di tutti i tempi. A cominciare dal visibile “Crescent” si arriva fino allo stadio Arechi passando per i “Picarielli”, ma anche dal termovalorizzatore (ormai cancellato) a Piazza della Liberta, per finire a Piazza Cavour (parcheggi interrati). C’è un enorme proliferare di C.U. (consorzi di urbanizzazione) che a macchia d’olio stanno acquisendo, sotto le mentite spoglie di grandi cooperative, tutti i suoli edificabili che fanno gola ai “colossi del cemento”. Si parla addirittura di “metodi a dir poco delinquenziali anche in danno di altri consorzi al fine di svuotarli e di farli scomparire dal mercato e dai programmi di urbanizzazione speculativa”, parole tratte da un esposto inviato anonimamente in Procura ed a molti organi d’informazione (c’è in corso una specifica inchiesta giudiziaria con evidenti risvolti pubblici sui giornali locali).  Per non parlare delle “frazioni collinari sul piede di guerra … i cittadini avanzano provocatoriamente propositi bellicosi di scissionismo nei confronti della città” (fonte Metropolis del 14 set. 2012). Ma tutto questo lo vedremo in futuro. In questa puntata intendo mettere a fuoco la situazione dei probabili lavori di Piazza Cavour di fronte al palazzo della Provincia perché è uno dei lavori più contestati in quanto simbolo della cementificazione, che tanto scalpore sta suscitando negli ambienti bene informati. Quando scrivo lo faccio sempre in buona fede e con molta sincerità, spesso sbaglio ed è umano. Dunque, in tutta sincerità quello che sto per raccontare avrei preferito proporlo all’attenzione della città di Salerno attraverso gli schermi televisivi, avrebbe avuto un impatto radicalmente diverso dallo scritto ed avrebbe fatto sicuramente molta più presa sull’immaginario collettivo dei telespettatori. Ritorniamo, quindi, all’argomento di oggi, Piazza Cavour di Salerno, con tantissime rivelazioni che attengono specificamente la “guerra del cemento per la conquista di Salerno”. In queste ultime settimane si fa un gran parlare del “conflitto” apparentemente soltanto di natura tecnico-giudiziaria sulla realizzazione di parcheggi e box interrati sotto il livello stradale di Piazza Cavour, quell’enorme spazio proprio davanti la provincia di Salerno. In atto c’è una battaglia molto cruenta tra Comune e il consorzio di imprese che dovrebbe, alla fine eseguire i lavori; al centro di tutto sembra esserci la UCS – ANIEM (Unione Costruttori Salernitani e Associazione nazionale imprese edili e manifatturiere) che ha come presidente l’imprenditore del cemento Pietro Andreozzi che è anche proprietario della Italian Auto (concessionaria Lancia) presso cui ha sede anche la UCS in cui sono confluiti pochi ma ben motivati imprenditori del mattone e nel cui c.d.a. risulta (o risultava) esserci anche Vittorio Forte, uno dei costruttori salernitani più vicini al potere politico del momento. In città c’è uno scontro in atto, non è una mia invenzione, tra l’ACS di Lombardi (con circa tremila iscritti), la AIES di Russo  e la UCS/Aniem di Andreozzi (con poche decine di iscritti); insomma tra Acs – Aies e Ucs/Aniem c’è stata una frattura dovuta essenzialmente a scelte politiche, di indipendenza e si sudditanza al potere politico, con un cambio di volta in volta delle singole posizioni sia delle Associazioni che degli imprenditori. Per parlare di singole imprese abbiamo assistito in un recente passato agli spostamenti incredibili di nomi con relative battaglie per l’aggiudicazione del termovalorizzatore, del 2° lotto del trincerone ferroviario, di Piazza della Libertà, del Crescent e di Piazza Cavour (solo per citarne alcuni). Nel bel mezzo di questa battaglia senza esclusione di colpi anche la Salernitana Calcio e il suo ultimo fallimento. Questi capovolgimenti di schieramento hanno dato praticamente il via ad una serie di conquiste da parte dell’Ucs che, con i suoi associati, è partita lancia in resta verso la conquista dei grandi lavori che al momento sono già in corso o sono soltanto sul tappeto. Parlo ad esempio dell’aggiudicazione dei lavori di costruzione del “2° lotto del trincerone ferroviario” (lavori in corso) che è stato appannaggio dell’ATI-Fadep srl/Andreozzi Costruzioni srl/Armafer con un ribasso d’asta del 13,9%. Tutte imprese facenti parte di quel pacchetto, esiguo ma potentissimo, della UCS che, ovviamente, è arrivata anche sull’appalto dei lavori per la costruzione dei parcheggi e box interrati di Piazza Cavour con alcune imprese minori sotto il velo protettivo della Andreozzi Costruzioni. Da qui, forse, le pesanti perplessità degli addetti ai lavori, Soprintendenza compresa nonostante la sua ondivaga presa di posizione.  Il Comune di Salerno, da tempo (forse fin da quell’incontro del 3 dicembre 1993 nell’hotel La Lucertola di Vietri) svolge il ruolo di  “grande appaltatore” di lavori pubblici sui quali l’occhio degli imprenditori del mattone è sempre vigile. Poco prima ho scritto anche di Vittorio Forte, un’impresa edile da sempre schierata con il potere. Vittorio Forte, per chi ancora non lo sapesse, viene da lontano fin dagli anni in cui gestiva tutti i lavori di costruzione, ristrutturazioni e riparazioni dell’INAIL di Salerno; un fatto assolutamente legittimo e svolto nel migliore dei modi. Un fatto che in quegli anni, 60-70, contraddistingueva la “spartizione del potere” con una serie di piccole e medie imprese salernitane che, in una sorta di suddivisione particellare da manuale Cencelli, conquistavano tutti gli Enti allora esistenti che garantivano una base sicura di profitti per il tentativo di inserimento nel grande circo dei palazzinari che all’epoca diedero vita, da Torrione fino a Mercatello, alla grande colata di cemento senza alcun criterio urbanistico che potesse avere una logica di inquadramento in un progetto di rilancio generale della Città. Nonostante questo assalto all’arma bianca dei palazzinari dell’epoca, è necessario ricordare a tutti che gran parte della città ancora oggi vive sulla scorta del residuo di quelle risorse economiche provenienti dalla “provincia” e che invasero Salerno per l’arricchimento di qualcuno e per il fallimento di altri. Ma torniamo subito a Piazza Cavour. Dalle cronache giornalistiche di qualche tempo fa l’appalto dei lavori per la costruzione dei parcheggi e dei box interrati sarebbe stato aggiudicato alla Andreozzi Costruzioni srl  (già presente nell’Ati per il 2° lotto del Trincerone Ferroviario). Ma per Piazza Cavour dopo la Andreozzi Costruzioni srl ci sarebbero altre due imprese. E qui la sorpresa; le due imprese sono la Forte Costruzioni srl e la Fenice Immoniliare srl; entrambe le ditte hanno la loro sede legale a Napoli. La Forte Costruzioni srl ha un capitale sociale di 10.000 euro mentre la Fenice Immobiliare un capitale sociale pari a 20.000 euro. Per quanto attiene il fatturato quello della Forte è pari a zero, mentre quello della Fenice è di 800mila euro. Dovrebbero, però, partecipare ad un lavoro il cui appalto iniziale è previsto in almeno 10milioni di euro; cioè a fronte del rischio lavoro le imprese espongono capitali sociali assolutamente fuori dalla regola. Dal “bilancio abbreviato d’esercizio” relativo al 2011 risulta che la Fenice non ha in atto alcun cantiere in quanto svolge esclusivamente l’attività immobiliare, dando in appalto a società edili la costruzione di edifici ad uso abitativo e non; la società è costituita da “sei soci”. Il quadro della Forte Costruzioni srl è un po’ più complesso; tra i soci la predetta annovera altre società come la Leonardo Costruzioni srl, la Casa Manzo A3 srl, la Macor srl, la Sette Marzo srl ed anche due nominativi privati (che per ragioni di privacy non pubblichiamo). Tutto questo, è giusto precisare, in maniera del tutto legittima, ufficiale e legale. La domanda che nasce spontanea dal guazzabuglio di società che si intrecciano come scatole cinesi è “perché non condizionare l’aggiudica dei lavori pubblici a situazioni più semplici e con ditte che hanno almeno, sotto il profilo del capitale sociale, una esposizione che possa garantire tutti e sotto tutti gli aspetti ?”. Ma su questo sta lavorando, al momento, la magistratura amministrativa, poi si vedrà. La guerra del cemento, ovviamente, continua tra caste e ostentazione del potere.

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