REFERENDUM: la frittura è servita e … la rottamatrice rottamata !!

Aldo Bianchini

SALERNO – “Pescator solingo in silente sera appena scesa” (dal canto del pescatore); l’amo l’aveva lanciato, e non da una barca sbilenca bensì da uno yacht d’altura, ma non c’è stato niente da fare. Il povero pescatore Franco Alfieri è ritornato a riva con le pive nel sacco, la frittura di pesce non s’ha da fare e non potrà essere fatta. Al massimo nel solito ristorante del centro storico di Salerno alla prossima riunione del “cerchio magico” del potere deluchiano sarà servita una più modesta “frittura di fragaglia” che secondo gli esperti è tutta un’altra cosa, in peggio naturalmente. Quello che era ritenuto un grande pescatore ha fallito il suo compito ed ha fatto infilare al suo capo (al quale ora dovrà dar conto e ragione !!) la prima vera, seria ed imprevista sconfitta politica degli ultimi ventitre anni. Alla luce della pregressa inimicizia politica tra i due verrebbe da pensare ad un trappolone in cui De Luca è caduto senza paracadute. Il sistema di potere, per la prima volta, ha fallito la sua missione ed è stato un tonfo senza precedenti soprattutto per Vincenzo De Luca che aveva offerto l’intera regione in  cambio di soldi per rimpinguare le casse pubbliche e continuare a fare feste e festini, sfilate e sagre. Nessuno si è lasciato distrarre dalle eco balle di Eboli e Marcianise, quelle sono balle deluchiane.  La Campania ha detto NO sia allo strapotere deluchiano che alla promessa di una bella frittura di pesce, un piatto tanto caro ai campani, e non solo ai cittadini dei paesi rivieraschi. Ma al di là della Campania la botta, tra capo e noce di collo, è arrivata da Salerno città e dall’intera provincia che fino a poche ore fa era una sorta di feudo e/o di Fort Apache; il tracollo è stato senza appello. Eppure De Luca l’aveva consegnata a Matteo Renzi su un piatto d’argento in quello strano e inquietante gioco di potere che caratterizzava le generazioni del passato e che, purtroppo, caratterizza anche quelle giovanili e gioviali di oggi, anzi forse oggi è peggio di ieri. I giovani, dei quali c’è assolutamente bisogno, non hanno capito che il loro ingresso nella cabina di regia non deve essere forzatamente la condizione per rottamare tutti gli altri. L’esperienza e l’età di alcuni potrebbe sempre essere utile a tutti. Così non si va da nessuna parte. Non conosco molti giovani impegnati in politica, quei pochi sono arroganti in varia misura e dimensione; anche quelli inseriti ai vertici delle varie segreterie provinciali (dalla sinistra alla destra) evidenziano tratti caratteriali quasi sempre di grande contrarietà verso gli anziani e in alcuni casi anche di una certa brutalità preconcetta. Insomma i giovani dovrebbero imparare il mestiere più difficile della storia: ascoltare. Fermo restando la loro bravura e la loro indispensabile presenza. I casi evidenti sarebbero tantissimi, ne cito uno più famoso e un altro più comune. Lo scontro tra Pina Picierno e Ciriaco De Mita è significativo ed esplicativo in tutti i sensi per i tanti scontri avvenuti ai vertici nazionali dei partiti; ed è esplicativo anche per i tantissimi casi più umili e locali che in alcuni casi sono stati più crudi e brutali di quelli nazionali. Gli esempi sarebbero tantissimi ma è giusto non ripetere l’elenco in quanto rischierei di fare gratuita pubblicità anche ai “personaggetti” (ragazze e ragazzi) che animano la politica locale e provinciale e che squallidamente e senza alcuna dignità si sono già schierati nel codazzo del loro capo supremo. Per quanto mi riguarda molti dei “vecchi politici”  dovrebbero andare a casa subito dopo tanti anni di politica, ma il cambio deve avvenire gradualmente e, soprattutto, in conseguenza del voto libero e democratico degli elettori, un voto che va sempre rispettato. I giovani prima di arraffare il potere dovrebbero agire proprio come ha fatto Matteo Renzi che, piaccia o meno, è il primo presidente del consiglio dei ministri che accetta la sconfitta e si dimette senza indugio alcuno anche con un discorso toccante ed intenso dal punto di vista emotivo. Ma come spesso accade i giovani non sanno apprezzare, a cascata, le cose buone della politica. Certo pensare e credere che a Salerno città il 60,1% degli elettori avrebbero detto no a De Luca era davvero un sogno molto improbabile. L’indicazione è secca e precisa, negli elettori c’è ancora un tantino di dignità, quella dignità che manca in maniera assoluta soprattutto ai componenti delle armate deluchiane.  Ma è accaduto, e partiremo da qui per i commenti sulla Città e sulle varie zone della provincia.

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