San Gregorio Magno: un rogo che arde ancora

 Aldo Bianchini

SALERNO – Nella notte tra il 15 e il 16 dicembre di quindici anni fa un rogo, non troppo accidentale, causò morte e distruzione nella SIR (Struttura Intermedia di Riabilitazione) di San Gregorio Magno. Alla fine si contarono 19 corpi straziati di persone affette da disabilità a causa di turbe psichiche. Diciannove morti che scatenarono l’ira del mondo politico, della sanità pubblica e dell’intera società civile. A distanza di quindici anni, però, alcune bare sono ancora depositate nel cimitero di San Gregorio Magno nell’attesa che qualcuno le reclami; anche questo dovrebbe essere letto come un segnale ben preciso della considerazione umane e sociale in cui sono tenuti i mentalmente labili; neppure le famiglie hanno reclamato quelle bare. Altro che “legge Basaglia” per la cancellazione degli ospedali psichiatrici (manicomi !!), qui siamo ancora alle origini della specie barbarica e pericolosamente poco incline alla pietà umana. E la giustizia ? La giustizia è arrivata molto tardi ma “La giustizia è sempre giustizia, anche se è fatta sempre in ritardo e, alla fine, è fatta solo per sbaglio” così diceva il grande George Bernard Shaw. Per la cronaca era la sera del 15 dicembre del 2001 quando le fiamme, forse dovute ad un corto circuito elettrico, avvolsero il prefabbricato (adibito a ricovero per malati mentali) riducendolo ad un cumulo di polvere sotto cui furono seppelliti per sempre 19 corpi straziati dalla violenza dell’incendio. Sulle responsabilità si è dibattuto tanto, forse troppo, ed alla fine sono stati condannati a pene severe chi aveva meno responsabilità ed a pene leggere chi quelle responsabilità, per uno strano gioco ed intreccio delle indagini, le aveva forse molto più pesanti. E’ rimasta fuori dal processo e dalle sentenze la responsabilità oggettiva ricadente sui direttori sanitari del distretto di Buccino, sul sindaco di San Gregorio Magno, sull’assessore comunale con delega alla sanità, sul tecnico comunale e sull’ingegnere incaricato dal comune di periziare la SIR. La responsabilità personale ricadente sui tre infermieri di turno quella sera nella SIR. Assolti con formula piena il vice sindaco e la terza infermiera di turno quella sera. Usciti presto dal processo per pregresso patteggiamento gli unici due tecnici della ASL incriminati e finiti agli arresti domiciliari per un certo periodo di tempo. Al centro della vicenda rimangono inquietante una “porta chiusa a chiave” probabilmente dall’esterno, la presenza o meno dei tre infermieri al momento della tragedia , e l’orrenda morte di diciannove persone. Chi aveva chiuso quella porta a chiave che in pratica non consentì agli ammalati di fuggire? Dove erano e cosa stavano facendo gli infermieri nella notte tra il 15 e il 16 dicembre 2001 ? Domande alle quali le lunghe indagini preliminari, l’impegno profuso dalla pm Maria Carmela Polito e dal procuratore aggiunto Michelangelo Russo, non sono riuscite a dare risposte verosimilmente adeguate alla smisurata entità della tragedia. Dalle fitte maglie del segreto istruttorio, all’epoca, emersero varie indiscrezioni. Uno degli infermieri si era allontanato momentaneamente per andare alla festa pubblica in paese (la SIR dista circa due chilometri da San Gregorio Magno), gli altri due si erano momentaneamente assentati. Insomma i ricoverati, a quell’ora della notte, erano stati lasciati soli e per di più chiusi dentro. Da chi, non si è mai saputo.

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