RAGGI: l’ostracismo della “casta”

Aldo Bianchini

ROMA – Ho già scritto alcuni articoli sulla neo sindaca di Roma, Virginia Raggi, che il buon Vincenzo De Luca ebbe a definire “la bambolina imbambolata”. Ed è proprio da questa apodittica affermazione che intendo partire per questo nuovo approfondimento sulla figura, sull’immagine e sugli atteggiamenti (spesso ostentatamente supponenti e schizzinosi !!) che la sindaca di Roma-capitale porta avanti senza indugi e/o imbarazzi fin da quando è stata eletta con un suffragio senza precedenti. Dal momento della sua elezione, però, è accaduto di tutto e di più e la Raggi (forse suo malgrado) è rapidamente divenuta lo strumento giusto per scardinare la credibilità del “Movimento 5 stelle”, e difatti lo sta scardinando dalle fondamenta giorno dopo giorno, nonostante fino a qualche ora fa lo stesso Beppe Grillo in persona le abbia offerto ciambelle di salvataggio di tutti i tipi. Il comico è intervenuto subito dopo il ricevimento di gala che c’è stato al Quirinale per gli auguri del Capo dello Stato a tutte le Autorità istituzionali della capitale e non solo. Grillo l’ha difesa accusando la cosiddetta “casta” di aver isolato la sindaca durante la cerimonia. A ben vedere e rivedere le immagini, diffuse da tutti i tg, Grillo obiettivamente non ha torto: la Raggi è stata isolata. Peccato, però, che lo stesso Grillo non si sia chiesto perché tutto questo è accaduto. Cerco di spiegarglielo io. E’ accaduto perché la Raggi fin dal primo minuto del suo mandato ha attraversato le innumerevoli difficoltà con una sguardo assente, severo e sprezzante verso gli altri, si è mossa con un’aria di superiorità e con lo sguardo di chi dice apertamente che “qui comando io, solo io”. Per non evidenziare il suo comportamento con la stampa sempre ai limiti della buona educazione e sempre scostante, infastidita e quasi schifata dal modo di agire (per carità, non sempre correttissimo !!) dei giornalisti. A conferma di quanto scrivo c’è la dichiarazione emersa durante la trasmissione “Agorà” del 22 dicembre su Rai/3: “La Raggi è una ragazzina che si è montata la testa e che si è trovata a fare una cosa molto più grande di lei e sta facendo un cumulo di disastri. Bene farebbe Grillo a ritirare il simbolo e ad invitare la Raggi a dimettersi. Tutti possiamo sbagliare e la Raggi sta sbagliando”. Ma la Raggi, nei pochi mesi da quando è stata eletta, ha saputo o voluto fare anche di più: gli appuntamenti mancati, lo sprezzante modo con cui ha trattato il presidente del Coni Giovanni Malagò costringendolo ad una lunga e vana attesa nei corridoi del Campidoglio; ma non ha saputo neppure apprezzare il gesto da vero gentiluomo dello stesso Malagò che il giorno dopo lo schiaffo in faccia le ha baciato la mano ad un ricevimento sportivo nazionale. Insomma la Raggi ne ha inanellate di cotte e di crude; nessuna meraviglia, quindi, se (sempre doverosamente con il telefonino in mano) nel corso del ricevimento di gala al Quirinale si è aggirata guardinga e desolatamente sola passando da un capannello all’altro alla ricerca di qualche sguardo amico. Non l’hanno neppure guardata, distratti dalle chiacchiere, ed hanno continuato a far finta come se lei non ci fosse; un atto di malcelata scostumatezza ma la Raggi cosa si aspettava, che le stendessero davanti il red-carpet. La casta è casta e va si rispettata, con tutti i suoi errori e contraddizioni; in caso contrario ti calpesta, ti isola e ti annulla e se sei con la testa montata ti cancella. Questo, almeno questo, qualcuno poteva pure spiegarglielo alla “bambolina imbambolata” di De Luca. Perché ora la Raggi è davanti ad un bivio: andare via o recuperare il tempo perduto; per farsi perdonare, comunque, non sarà sufficiente quella emozione pubblicamente mostrata l’altra sera nella casa della Caritas. I danni che ha fin qui prodotto sono tanti e sicuramente più pesanti di una semplice e tardiva emozione.

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