Consorzio: alla conquista del Vallo !!

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Nella genesi della politica c’è scritto che quando il potere diventa assoluto inizia la parabola discendente; in alcuni casi arriva meritatamente, in altri per acclarata insipienza dei suoi protagonisti. La storia del Consorzio di Bonifica Integrale del Vallo di Diano ne è la dimostrazione più plastica. Un territorio che annovera 14 comuni su 15 a colorazione PD perde la sfida importante del governo del Consorzio abbandonandosi ad una sconfitta senza precedenti: 7 consiglieri a 3. Cioè la maggioranza assoluta di un Ente che, pur non essendo l’ombelico del mondo, viene consegnata al partito che più di tutti riesce da tempo a gestire gli equilibri in vari Enti istituzionali locali, provinciali e regionali; non a caso da più parti si dice che la vittoria di De Luca alle Regionali è da attribuire all’UdC di De Mita e che la sconfitta di De Luca al Referendum è sempre da attribuire a De Mita. Ma per il PD arrivare a perdere il Consorzio di Bonifica del Vallo di Diano, da sempre nelle mani dei partiti più forti e rappresentativi del territorio, è davvero un’onta difficilmente sanabile perché il Consorzio è comunque uno dei paletti portanti di un territorio che ancora non riesce ad esprimere il meglio di se nonostante ne abbia tutte le capacità organizzative e professionali. Il successo, quindi, anche in questo caso è da attribuire all’UdC ? Niente affatto, nel caso specifico il successo è da attribuire (almeno secondo il mio punto di vista) a Corrado Matera, giovane avvocato teggianese e da poco anche assessore regionale tecnico al turismo, che ha stravinto le elezioni consegnando probabilmente il Consorzio nelle mani esperte di Beniamino Curcio che, sebbene contestato da taluni, rimane un personaggio della vecchia guardia capace di essere grande mediatore e buono per tutte le stagioni. Cosa questa che i giovani, soprattutto quelli del PD anche nel Vallo, devono ancora imparare a fare se vorranno esercitare un ruolo nel variegato mondo della politica e delle sue molteplici ramificazioni. Ma il peccato originale dei “giovani dem” è proprio quello di una radicalizzazione troppo marcata sul loro pensiero e di una difficile concertazione con i tanti altri giovani che animano le varie componenti politiche esistenti. Ma questo sarebbe un ragionamento troppo lungo e complesso che non può essere affrontato e spiegato in poche righe; cercherò di farlo nel tempo.

Domenica 18 dicembre 2016 le elezioni del Consorzio, per il prossimo quadriennio, hanno dato questo esito: sette seggi alle liste che fanno capo all’UdC di Matera e tre seggi alle liste che fanno capo al PD; magra soddisfazione per i 14  sindaci PD che da qualche tempo possono contare su “una filiera di comando” senza precedenti con Provincia, Regione e Governo dello stesso colore. Il risultato testimonia di una mazzata senza precedenti per il PD e che espone i 14 sindaci del Vallo di Diano ad una serie di commenti e considerazioni non del tutto positive.

Qualcuno potrebbe anche pensare ad un accordo sotto traccia tra il PD e l’UdC, ma gli accordi si fanno alla pari non a prezzo di una schiacciante vittoria in favore dell’altro; di sicuro c’è il fatto che il PD del Vallo di Diano fortemente bloccato da un eccesso di litigiosità interna ce l’ha messa tutta. Aveva un ottimo presidente nella persona di Giuseppe Morello, valente agronomo teggianese, che ha diretto l’Ente in maniera piuttosto brillante e positiva negli ultimi quattro anni; Morello ha abbandonato il campo ormai diventato troppo rischioso sul piano operativo e il PD ha perso l’ultima speranza. Non c’è stato accordo, quindi, ha vinto la politica territoriale che Corrado Matera ed il suo gruppo hanno saputo dispensare sul comprensorio valdianese con un’azione capillare che ha coinvolto la gente in un discorso di coinvolgimento complessivo e, per certi versi, anche strategico. In pratica l’UdC ha saputo scegliere un leader nella figura di Corrado Matera (giovane avvocato teggianese) che a sua volta ha saputo scegliere una serie di collaboratori giovani e meno giovani ed ha saputo coinvolgere tutti i plenipotenziari locali, a cominciare da Gianfranco Cavallone che è stato chiamato a recitare un ruolo molto importante nella segreteria particolare dell’assessore regionale al turismo. Tutto questo senza che nessuno si sia rizelato nell’ottica del rispetto che si deve ad un leader che organizza, da zero, il suo cerchio magico. Questo non hanno saputo, potuto o voluto fare i 14 sindaci del Vallo che si sono sempre, fraternamente, scontrati su tutto come se un problema riguardante un paese non fosse anche un problema del territorio ovvero un’esigenza di uno non corrispondesse all’esigenza dell’altro. Certo qualcuno potrà anche dire che sul piatto della bilancia c’è stata l’affermazione del PD nella Comunità Montana del Vallo, ma sostenere che Raffaele Accetta possa essere annoverato tra i piddini storici è puro eufemismo; non so se Accetta è ancora autosospeso dal partito ma sicuramente la sua fede è smaccatamente socialista di vecchia data e rimane, comunque, uno dei pochi personaggi politici in grado di pensare con il proprio cervello e di mediare qualsiasi soluzione in favore delle comunità che è chiamato a rappresentare. Poi, se vogliamo dirla tutta, i rischi di soppressione della Comunità Montana sono notevolmente più alti di quelli che corre il Consorzio.

Difficile dire, oggi, se il segnale proveniente dalle elezioni del Consorzio debba essere inteso come campanello di allarme nel contesto di una situazione di malcontento generalizzato nei confronti di un partito, il PD, che rappresenta lo scudo e l’arma  dello stesso governatore De Luca in barba ai tanti scalpitanti giovani del Vallo di Diano che, come quelli della città capoluogo, fino ad oggi non hanno ancora dato segnali di indipendenza dal pensiero del grande capo e, quel che è peggio, dal pensiero dei suoi figli; parlo, ovviamente, di una generazione nata e cresciuta soltanto all’ombra del potere egemonico di una sola persona che ha stracciato e ricucito il PD più di una volta. Una generazione che ha dato soltanto segnali di violenza (rivolta fisica a Salerno per il congresso provincia dei giovani dem) e mai della espressione più nobile della politica.

Sta di fatto che la gente, quella comune, incomincia a rendersi conto che la famigerata “filiera di comando” (tante volte evocata dal giovane coordinatore valdianese del PD Mimmo Cartolano) non ha portato alcun beneficio pratico in favore del territorio a fronte delle tante promesse fasulle (che non è il caso di ricordare e di elencare di nuovo) fatte in campagna elettorale dall’ex sindaco di Salerno Vincenzo De Luca. In questo squarcio si è infilata l’abilità politica di Corrado Matera che per troppo tempo, e sicuramente ingiustamente, è stato tenuto ai confini del vero potere, quasi in una posizione di emarginazione come quella benevolmente concessagli per la vicepresidenza del Parco. Adesso, di fronte ad un risultato referendario che tutti i sindaci del Vallo hanno perso e di fronte alla conquista a piene mani del Consorzio, si pone in tutta la sua capacità operativa quello che potremmo definire l’astro nascente, in politica, del Vallo di Diano; forse l’unico uomo che potrà restituire la giusta e dovuta dimensione all’intero territorio. Certo dovrà essere oculato nelle scelte e cauto nel favorire gli ingressi di massa perché non mancheranno plebei e questuanti, anche per evitare di scadere nella risoluzione storica del potere che quando arriva all’apice comincia la discesa.

Ma il Vallo di Diano esprime due giovani promess, potrebbe dire qualcuno; sicuramente si, ma bisogna tener presente le differenti posizioni politiche dei due soggetti in campo. Difatti Tommaso Pellegrino, presidente del Parco, appare più come una promanazione voluta dalla casta, mentre Corrado Matera come un’espressione diretta del territorio, cioè dell’elettore comune. Tommaso, sorretto dalla casta, diverse volte si è trovato in contrapposizione con i sindaci e, comunque, non ha ancora il consenso popolare; Corrado, sponsorizzato dalla gente comune (almeno per quanto riguarda l’imprevisto esito referendario e l’impensabile risultato del Consorzio) se non ha trovato il conforto dei sindaci li ha comunque zittiti.  Ora i due saranno presto chiamati al confronto, forse diretto ovvero per interposte persone, sul piano squisitamente elettorale; soltanto dopo avremo la conferma di chi sarà capace di primeggiare per assumere il ruolo guida di tutto il territorio valdianese.

E i sindaci ? Beh !! loro come al solito rimarranno nel mezzo, tanto non sono né figli della casta e né espressione della maggioranza popolare. La dimostrazione viene dalla battaglia che si sta consumando sul metano ad opera del comitato “No-Biometano di Sant’Arsenio”; ma questo sarà oggetto di un prossimo approfondimento.

NOTA: Le ultime notizie danno il risultato di 6 a 4 per effetto dell’entrata (grazie anche ai resti dell’UdC) di un esponente di seconda fascia, tale Tardugno, per il PD. Cambia di poco il risultato ma la sostanza resta quella descritta: un successo incredibile per l’UdC.

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