PORTO: ritorno al passato ?

Aldo Bianchini

SALERNO – Una lunga, articolata e meticolosa analisi fatta dall’ing. Gaetano Perillo sull’intervista televisiva realizzata con il presidente dell’Autorità Portuale, avv. Andrea Annunziata (pubblicata sullo spazio web-tv di questo giornale), mi dà la possibilità di un nuovo approfondimento sullo stato dell’arte del porto di Salerno. Comincio con la domanda che è nel titolo: “Ritorno al passato ?”. In buona sostanza credo di si, questa è l’amara constatazione che va fatta alla fine di un lungo periodo di crescita di tutte le attività portuali e retro portuali, timidamente iniziato già con la presidenza Bonavitacola e clamorosamente esploso sicuramente, ed a 360 gradi, sotto la presidenza Annunziata. Ora si tratta di capire se gli sforzi compiuti e i traguardi conquistati in questi anni del lungo mandato di Annunziata saranno completamente azzerati e se il porto di Salerno ritornerà ad esse un “piccolo porto” di provincia rispetto alla megagalattica dimensione di quello partenopeo. Difatti sono proprio le dimensioni, sideralmente distanti e diverse, dei due porti a fare la differenza almeno sulla carta con una naturale propensione di Napoli a fagocitare Salerno per inglobarlo in una realtà assolutamente caotica, disomogenea e disorganizzata; nonostante gli apodittici annunci promulgati, come editti, da Spirito nella sua veste di nuovo presidente dell’Autorità Strategica Regionale della portualità campana. E’ vero che il più piccolo viene sempre cooptato dal più grande, ma nello specifico ci sembra mostruosamente ingiusto che un gioiellino come Salerno debba essere invischiato in una ormai storica, quasi congenita, debacle organizzativa di Napoli che non riesce a tirarsi fuori dalle secche delle polemiche e delle lotte di potere. E’ un peccato mortale buttare alle ortiche i risultati conseguiti nel corso dei tanti viaggi a Miami, L’Avana, Shangai (per citarne solo alcuni) dove Annunziata ha miracolosamente moltiplicato le potenzialità di Salerno; è un peccato mortale perdere la FCA (Fiat Crysler Automobile) con i suoi prestigiosi carichi; è un peccato mortale annullare la convinzione degli operatori marittimi che a Salerno, nonostante la ristrettezza degli spazi, tutto ha funzionato alla perfezione; è un peccato mortale far finta di non vedere l’abnegazione e la professionalità con cui tutti gli addetti nell’ambito dell’Autority si sono prodigati e sacrificati per anni. Potrebbero sfumare i sogni della Porta Ovest e della “stazione marittima” ancora colpevolmente lasciata come uno scatolone vuoto, potrebbero slittare nel tempo gli attracchi dei colossi del mare già strutturalmente preparati, potrebbe per sempre rimanere solo a livello virtuale lo smantellamento del “viadotto Gatto” vero e proprio schiaffo all’ambiente, così come potrebbe allontanarsi per sempre la riorganizzazione della “nautica da diporto” e della redistribuzione dei pontili; senza trascurare la creazione degli spazi retro portuali a cominciare dalla “zona Cernicchiara” funzionale innanzitutto ai due tunnel di Porta Ovest. “Al bambino nato e cresciuto meglio non bisogna togliere ma aggiungere”, ha ammonito Annunziata nell’intervista; aggiungere per consentirgli di mantenere la raggiunta vitalità e nel contempo fargli acquisire una vigoria irrobustita fornendogli tutti i mezzi di cui necessita per lanciarlo verso l’età più matura. Un ammonimento, quello del presidente Annunziata, che sembra essere caduto nel vuoto della politica (alludo a quella locale e regionale) che non riesce ad essere presente sulla scena nazionale della “riforma portuale”. Sarà anche stato deciso tutto, sarà che non c’è più niente da fare per Salerno, ma la lenta e mesta conclusione di una splendida avventura potrebbe essere ancora evitata, almeno nei toni dimessi e inconsistenti. Qualcuno ha scritto che ora è interessante capire quali servizi rimarranno a Salerno e quali operatori sceglieranno il nostro porto; pensarla in questo modo è assolutamente sbagliato, soprattutto dopo i clamorosi successi che la nostra portualità ha inanellato a livello nazionale, europeo e mondiale. Per capire il nostro destino non è possibile aspettare le scelte degli altri che saranno sicuramente fatte sull’onda della convenienza e non su quella dell’organizzazione; ma il rimpianto più grosso è legato al dubbio che la partita sia stata giocata come merce di scambio (non si sa bene ancora per cosa !!) a disdoro di una splendida realtà che è stata per decenni l’unico punto di riferimento economico, occupazionale e imprenditoriale dell’intera provincia di Salerno. E’ vero che in politica due più due non fa mai quattro, ma in questo caso la situazione appare molto compromessa.

One thought on “PORTO: ritorno al passato ?

  1. Letto l’approfondimento svolto dal Direttore e riascoltata l’intervista con il presidente dell’Autorità Portuale, sembra di assistere ad un accorato avvertimento – per di più venato da rimpianti ed espliciti timori – per quel che starebbe per abbattersi sul porto di Salerno.
    Tuttavia, vorrei essere meno pessimista!!
    Intanto, … perché “Ritorno al passato?”
    Auspicherei piuttosto un “Ritorno al futuro”, nell’accezione di cui al famoso film (I° episodio della trilogia, anno 1985) del regista Robert Zemeckis, nel quale – per l’imprevisto e accidentale azionamento di un congegno della “macchina del tempo” ideata da uno stravagante scienziato – il protagonista 17enne viene proiettato indietro nel tempo nella sua cittadina di trenta anni prima (1955) e assiste a vicende riguardanti anche i suoi futuri familiari – come erano e come si comportavano allora – delle quali vicende egli conosce già svolgimenti ed epiloghi.
    Una analoga retrospettiva, applicata al porto commerciale salernitano, farebbe vedere in effetti che anni fa ci furono comportamenti e si assunsero decisioni importanti con l’intento di conseguire positivi risultati per lo sviluppo della struttura, risultati che poi si sarebbero realmente avverati, anche se non tutti in maniera ottimale.
    Ma ora non credo sia prudente né ragionevole andare a ritroso per rievocare fatti passati. Piuttosto, deve prevalere la convinzione che occorre proiettarsi anche verso gli anni a venire, come raccontato negli altri episodi della citata trilogia. E quindi, premendo il pulsante della macchina del tempo, questa volta per catapultarsi in avanti, provare a intravedere la futura configurazione del porto e il ventaglio delle sue attività, quale concreto risultato delle azioni avviate o da avviare ai giorni nostri.
    Al di là di tale immaginifica rappresentazione, troverei insensato, pretenzioso e utopistico instaurare con Napoli un duello sulla falsariga di quello biblico fra Davide e Golia, con l’intento di pervenire al medesimo verdetto, cioè con la vittoria del più piccolo e meno attrezzato dei duellanti a danno del gigantesco rappresentante della parte avversa.
    Tanto meno accettabile – anzi disastroso – sarebbe il risultato inverso.
    Ecco perché si deve tendere ad una salomonica parità (assegnata ai punti) da perseguire con una strategia in cui la tecnica si oppone alla forza, in un confronto col quale però non si mira ad annullare uno o l’altro dei contendenti, ma si crea fra gli stessi una simbiosi e quindi un organismo forte e vitale, capace di competere con avversari, altrimenti difficilmente abbordabili e sfidabili.
    Non è certo un match agevole da disputarsi. Una prima grossa difficoltà, capace di influenzarne lo svolgimento, si avrebbe se una qualsiasi iniziativa innovativa e coinvolgente si scontrasse con una forma di apatia dei protagonisti, a ciò indotti a causa di una assuefazione alla routine o – peggio ancora – perché frenati da una mancata e/o inadeguata padronanza di specifiche e convenienti informazioni in tema di logistica e portualità.

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