Camorra & Politica/34: le riflessioni di Pasquale Aliberti !!

Aldo Bianchini 

SALERNO – Siamo alla puntata numero 34 di una inchiesta-racconto che ho volontariamente denominato “Camorra & Politica” per fare in modo che in questa sorta di “rubrica giornalistica” possano essere raccolti tutti i fatti, o quasi, di camorra e dei suoi intrecci con la politica di tutto il territorio salernitano e non solo e non soltanto per Scafati e/o Pagani, realtà territoriali di cui spesso ho scritto. L’ultima puntata l’ho dedicata all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2017; a questa puntata ho dato il titolo “riflessioni di Pasquale Aliberti” innanzitutto per dare voce ad un ex sindaco che è stato tra i più votati d’Italia (purtroppo per lui apparteneva alla destra !!) ed in secondo luogo per rimarcare uno stretto rapporto che comunque esiste tra le inchieste condotte nell’agro sarnese-nocerino e le dichiarazioni pubbliche rese dal Presidente della Corte di Appello di Salerno nell’ambito dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Nella sua allocuzione il Presidente ha fatto un chiaro riferimento alla circostanza secondo cui, nella città capoluogo di provincia, un bene confiscato alla Camorra è stato intitolato alla moglie dello stesso camorrista (parlo sempre al condizionale !!). Pasquale Aliberti mi ha scritto un lungo approfondimento che credo sia degno di pubblicazione: “Una eroina la signora ? Non pare. Condannata per estorsione, è considerata la cassiera del clan. Pare che, nella vicenda, ci sia stato l’intervento e l’assenso dell’Amministrazione Comunale. Savastano è sotto inchiesta (il riferimento è alla nota inchiesta sulle Cooperative di servizio). Non credo e non rinuncio al principio garantista. Però, in questi casi, servono dalla politica segnali forti. L’assessore chieda scusa e lo faccia anche De Luca. Chiedano scusa senza il classico scarica barile e prendano le distanze pubbliche da questi signori della criminalità. Ai mascalzoni ed ai delinquenti non si intitolano beni, non ci fanno “inchini”. Serve chiarezza ! Chi governa questa città abbia il coraggio, poi, di denunciare un problema più generale. La camorra ha invaso Salerno. Ha messo le mani o tentato di metterle in tute le principali opere pubbliche. La camorra usa Salerno come piazza per il riciclaggio. La nascita di bar e ristoranti ? Il boom di Salerno ? Con la crisi della movida è evidente che questo dinamismo è al servizio, per una buona parte, della criminalità. Il tasso di mortalità delle attività è molto alto, preoccupante. Sicuramente nei numeri incide la crescita della Città, sicuramente è un  segno della crisi ed unica via di salvataggio per molti giovani, ma il dato più generale deve allarmare. A Salerno molte attività servono per riciclare e fanno concorrenza sleale alle realtà sane e storiche del territorio. I due articoli di oggi 3 febbraio 2017, da Il Mattino e La Città, messi insieme invitano a questa riflessione. Cronache lo fa, in verità, da molto tempo e adesso tocca all’opinione pubblica riflettere, alla politica rispondere e ad altri indagare”. Nella prossima puntata provvederò a pubblicare per intero l’intervento pubblico di Gaetano Amatruda per analizzarlo nei tanti suoi aspetti; buona parte di detto intervento è stato già fatto proprio da Pasquale Aliberti, e non per una appartenenza di partito (quella non c’entra proprio niente) che ha continuato con il suo sfogo nel messaggio che mi ha inviato: “Alla luce di questa riflessione di Gaetano Amatruda stavo pensando che sarebbe stato opportuno intitolare il centro sociale realizzato sul terreno confiscato alla camorra a Scafati a Franchino Matrone, detto a’ belva. Sicuramente per la giustizia sarei stato meno camorrista e più sceriffo”. Credo nella sincerità dello sfogo di Aliberti e per questa ragione non mi appare come una reazione nervosa e immotivata, o peggio ancora come una reazione contro tutto quello che gli si sta abbattendo addosso da un anno e mezzo a questa parte con le accuse di “associazione politico-mafiosa finalizzata allo scambio di voti” tra l’amministrazione comunale di Scafati e i diversi clan camorristici del comprensorio di Scafati e zone limitrofe. Prima di andare alle conclusioni di questa puntata mi corre l’obbligo di fare una precisazione doverosa. Nella relazione di inaugurazione dell’anno giudiziario si fa riferimento proprio “all’intitolazione, avvenuta verosimilmente grazie all’intervento di un amministratore comunale, di un bene confiscato alla camorra a nome della moglie del camorrista destinatario del provvedimento ablativo” (caso che indica l’atto del portar via) -fonte Il Mattino del 30 gennaio 2017-; quindi nella relazione si parla di “un amministratore” e non di “tutta l’amministrazione”, tanto state tranquilli che anche in questa vicenda De Luca non ha firmato assolutamente niente; anche se gli spifferi dal palazzo portano fuori una durissima presa di posizione di Savastano (la scopriremo nella prossima puntata). Io non sono simpatizzante del governatore De Luca, non lo sono stato da sempre e posso dichiarare senza tema di essere smentito che in tantissimi tra quelli che oggi gli danno addosso sono stati chi più e chi meno vicini alle sue posizioni in passato. Ma arrivare ad affermare che anche De Luca deve chiedere scusa per l’intitolazione alla moglie del camorrista del bene confiscato mi sembra affrettato e sovradimensionato. De Luca dovrebbe chiedere scusa per tante altre cose, ma in questo caso specifico proprio no; anche perché questo problema della vicinanza dell’assessore con alcuni ambienti poco chiari è un fatto antico e risale a tempi biblici che già un lungo processo ha sviscerato non ravvisando elementi di contestazione sul piano delle responsabilità penali. Del resto all’inaugurazione di “Casa Valeria”, stando sempre alle anticipazioni de Il Mattino, sembra ci sia andato anche il questore dell’epoca (che ora governa Milano); e su questo andrebbe fatta una considerazione in positivo e non in negativo. Ma è bene ritornare al cosiddetto sfogo di Pasquale Aliberti per anticipare che nelle prossime puntate riporterò altre sua considerazioni sul momento che sta vivendo, come uomo e padre, nell’attesa di quel 7 marzo 2017, data in cui la Cassazione dovrebbe pronunciarsi sulla richiesta di arresto da parte della Procura di Salerno. E’ giusto, comunque, prima di chiudere questa puntata chiarire che è lo stesso sostituto procuratore della repubblica, dr. Vincenzo Montemurro, che è titolare sia dell’inchiesta su Scafati che dell’inchiesta sulle “cooperative di servizio” di Salerno; un’inchiesta che potrebbe portare a risultati veramente sconvolgenti.

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