TORRIONE: c’era una volta l’edicola-agorà !!!

 

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Il quartiere “Torrione” di Salerno è un quartiere ideato e realizzato assolutamente al di fuori di ogni regola urbana, se per quartiere intendiamo quell’agglomerato di palazzi (vecchi e nuovi) con una propria “agorà”; a Torrione non c’è niente di tutto questo. E lo dico sulla base della mia esperienza personale in quanto vivo a Torrione dal 1958. Venivo da un paese della Basilicata, Muro Lucano, e notai subito (seppure ancora ragazzo) questa difficoltà di trovare un’identità che il quartiere non aveva e che, conseguentemente, non avevano neppure le persone che ci abitavano e che negli anni ’60 si triplicavano durante il periodo estivo; era Torrione, difatti, ad offrire una grande capacità ricettiva per tutti i bagnanti che venivano dall’avellinese, dal cilento e dal potentino. Ma quelli, si dirà, erano altri tempi; ed è giusto che lo si dica. Ebbene quell’agorà mancante e sconosciuta piano piano prese le sembianze dell’edicola per la vendita dei giornali, e presto quell’edicola divenne un punto di riferimento conosciuto da tutti e in tutta la città. Insomma quella che non era riuscito a fare il quartiere (che nel tempo si è più volte trasformato) lo fece, invece, l’edicola che verso la fine degli ’50 era gestito da un giovane. Si chiamava Ludovico e l’edicola gliela mise il papà; Ludovico era un artista nato e non poteva resistere a lungo ingabbiato in una struttura mettalica di pochissimi metri quadrati a servire la gente fin dalle sei del mattino. Facevano storia i suoi viaggi a Parigi per esporre nel quartiere di MontMartre le sue opere che erano, comunque, molto apprezzate; per dirla breve, Ludovico a Parigi era un nome. Ma doveva vivere e finchè gesti l’edicola tenne sempre fede ai suoi impegni con la clientela che era già massiccia e che col passare del tempo diveniva sempre più numerosa e particolarmente esigente. Con Ludovico avevo un rapporto splendido; negli anni ’50 i soldi si vedevano con il lanternino e per me che amavo leggere la cronaca, ed anche i gialli-thriller, il fatto costituiva un grosso problema. Me lo risolse Ludovico con la sua disponibilità a darmi i giornali, i gialli ed anche la rivista settimanale “Sport illustrato” da cui nel ’62 ricavai una splendida gigantografia di Salvatore Morale (vincitore dei campionati europei di atletica leggera a Belgrado nella specialità dei 400/ostacoli) che ho tenuta, regolarmente incorniciata, per molti anni nella mia cameretta. Ogni tanto portavo qualcosa di soldi a Ludovico che, con la sua riconosciuta flemma, non mi diceva mai nulla, anzi mi suggeriva i nuovi acquisti. Ludovico con noi, e noi con Ludovico, in quegli anni assistemmo al passaggio di Jacqueline Kennedy (già first lady dell’America) proveniente da Paestum e diretta a Positano dove era attesa dallo splendido yacht dell’avvocato Gianni Agnelli che in quel periodo era ancora un giovane viveur e padrone della dolce vita internazionale che la faceva da padrona in tutti i jet-set più esclusivi. Davanti all’edicola passò anche la stupenda “fiaccola” che, proveniente da Olimpia e sbarcata in  Sicilia, si avviava vero Roma per dare l’avvio alla Olimpiade più bella della storia. L’edicola ha visto anche momenti terribili, come quel pomeriggio del 26 agosto 1982; proprio dinanzi l’edicola era parcheggiata l’auto dei poliziotti Antonio Bandiera e Mario De Marco che erano andati nel bar Moka (gestito all’epoca dal mitico Simplicio) per centellinare un caffè. Qualche minuto dopo attratti dagli spari provenienti da Via Parisi salirono in auto e si diressero verso quel vicino luogo dove, purtroppo, trovarono la morte ad opera delle Brigate Rosse. Man mano che il tempo passava l’edicola divenne il punto di riferimento di tutti noi giovani studenti e non della zona, ma anche degli adulti e degli anziani. All’epoca per noi che vivevamo a Torrione erano due i detti principali: “Vediamoci all’edicola” oppure “andiamo a Salerno” perché il cavalcavia del tratto ferroviario stazione-porto che scavalcava l’arteria principale (Via Torrione) segnava come una barriera tra la città e le sue periferie; Torrione era la periferia più grande e conosciuta, poi vennero Pastena e Mercatello. Con alcuni miei amici, tra i quali ricordo distintamente Pietro Loro e Giuseppe Mecca (detto Pippo), ero lì il 21 agosto 1962 quando, nelle prime ore pomeridiane, arrivò la tremenda scossa del terremoto che nel suo epicentro (in Irpinia) raggiunse una magnitudo 6.1 della scala Ricther; ci fu un fuggi fuggi generale ed anche noi scappammo verso le nostre abitazioni con la speranza di trovare tutti bene in salute, come fu. Quel terremoto, per la cronaca, registrò anche sette morti in Irpinia. Ci ritrovammo sempre lì, intorno all’edicola che aveva cambiato gestione e fisionomia pur occupando sempre lo stesso spazio, la sera del 23 novembre 1980 quando il terremoto ancora più violento di quello di diciotto anni prima (magnitudo 6.9 scala Richter) ci costrinse a lasciare le nostre abitazioni ed a rifugiarci sul lungomare dopo aver fatto brevemente il punto della situazione proprio intorno all’edicola. All’inizio degli anni ’90 l’edicola cambiò nuovamente gestione ed arrivò la cordialissima signora Anna che con il marito Michele diede vita alla gestione più attenta, professionale e allargata. Insomma in edicola c’era di tutto e intorno ad essa si discuteva di tutto, l’edicola era come un cuore pulsante di tutto il quartiere; per venticinque anni la signora Anna è stata un punto di riferimento essenziale per tutti gli abitanti di Torrione. Sempre disponibile, metteva a proprio agio tutti ed a tutti e da tutti attingeva e dava notizie (anche le più disparate). Tra me e la signora Anna si era creato, negli anni, una sorta di simbiosi; lei conosceva le mie esigenze ed anche i miei difetti e rendeva il tutto più semplice, più normale, sempre con pazienza certosina nel mettermi da parte anche i giornali che caso mai non ero passato di buon mattino a ritirare. Ricordo un episodio molto importante per far capire meglio i confini della cordialità della signora Anna; nel marzo del 2002 morì mia suocera che abitava con noi. Ebbene la signora Anna fu la prima, e forse anche l’unica, a far arrivare a casa, verso le nove del mattino, cappuccini e cornetti (come si usa in questi casi). Un grazie particolare alla signora Anna, ma anche al marito Michele, che ogni giorno per venticinque anni sono arrivati alle quattro del mattino ad aprire l’edicola per accendere un faro di riferimento che era stato costruito pazientemente nei decenni. Parlo, badate bene, di una struttura che è stata una delle edicole più importanti della città fino al punto di venir fornita per prima in tutta Salerno, e non solo perchè i distributori uscivano a Sala Abbagnano dalla tangenziale ed arrivavano al centro di Torrione con molta facilità. Infine nell’agosto 2016 inaspettatamente la chiusura; probabilmente un problema familiare male gestito ha portato alla riconsegna della licenza al Comune. Un sogno divenuto realtà e durato oltre sessant’anni è finito nel breve volgere di un mattino, senza alcun segnale premonitore. Nella notte tra il 27 e il 28 gennaio 2017 la rimozione definitiva dell’edicola; con quel carro grù se ne è andato un altro pezzo molto importante della storia di Salerno, della nostra città.

 

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