Camorra & Politica/43: l’uomo nero di Scafati

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Per comporre questo ennesimo approfondimento sulle possibili infiltrazioni della camorra spa nell’amministrazione comunale di Scafati devo prendere a prestito due frasi pubblicate sul quotidiano “Le Cronache” a pag. 17 del 22 marzo 2017.

            La prima frase sarebbe stata scritta da Pasquale Aliberti su face book: “Uomo nero ti abbiamo tolto il cappuccio, adesso il romanzo lo scriviamo noi …”.

            La seconda frase sarebbe stata pronunciata da Mario Santocchio nel corso di un’intervista rilasciata al bravo e attento giornalista Adriano Falanga di Le Cronache: “Le congiure sono nella sua testa, la verità è ben altra, ha perso la sua maggioranza per la sua ingordigia. Relativamente al riferimento all’uomo nero resto basito dal linguaggio  di un professionista che si richiama a figure che non esistono, ripeto lo vedo molto confuso e a tratti preso dal panico e disperato”.

            Insomma bella storia se non fosse per il fatto che i due contendenti sembra si siano scambiati i ruoli professionali; l’avvocato Santocchio vuole fare il medico e il medico Aliberti vuole fare l’avvocato.

            Ma come spesso accade nelle storie a tinte gialle entra in scena il più classico dei libri che quanto meno serve a smentire la tesi dello “Aliberti  Vs Account Fake”; c’è un libro da gestire e non una decina di falsi account o, peggio ancora, la sostituzione e/o mistificazione di contenuti; il libro ha un titolo preciso “Passione e tradimenti” ed è stato pubblicato da Pasquale Aliberti nel novembre del 2014, cioè in epoca assolutamente non sospetta rispetto agli eventi giudiziari che verranno alla luce soltanto dieci mesi dopo con il blitz del 18 settembre 2015.

            Abbastanza spesso nel corso della mia lunga attività di cronista giudiziario mi sono trovato al cospetto di libri scritti dagli indagati, soprattutto se politici di prima grandezza, ed Aliberti è stato un politico di prima grandezza. Quasi tutti i libri, però, sono stati scritti dopo che gli scandali erano già scoppiati e, quindi, non sono stati quasi mai presi sul serio dagli inquirenti. Tutti ricorderanno il famigerato “processo California” a carico dell’ex ministro Carmelo Conte e di altri 71 imputati di associazione a delinquere di stampo camorristico. Ebbene anche l’ex ministro Conte, pochi mesi prima che scoppiasse lo scandalo giudiziario aveva scritto il suo libro “Sasso o coltello”, anch’esso pubblicato casualmente nel mese di novembre anche se nell’anno 1994, in piena era tangentopoli.

            Nel corso di questi ventitre anni ho letto numerose volte quel libro, anzi l’ho studiato nei minimi dettagli e ne ho ricavato la convinzione che Carmelo Conte aveva scritto, con largo anticipo rispetto ai fatti, la vera storia così come si sarebbe dipanata negli anni successivi. Non so quanti hanno letto quel libro, so per certo che è stato distribuito in diverse migliaia e migliaia di copie. I libri, purtroppo, vengono raccolti e molto spesso depositati nello scaffale di casa; non c’è tempo per leggerli, quel pochissimo tempo da dedicare alla lettura viene impegnato per dare uno sguardo ai titoli di cronaca dei giornali per le notizie del giorno.

            Da quel libro ho appreso, per esempio, che contro Conte fu organizzato un complotto dal quotidiano Il Mattino e dall’allora direttore Pasquale Nonno; che qualcuno partecipò all’organizzazione del delitto Giacumbi ma rimase impunito; che contro il PSI ci fu un complotto a livello internazionale con l’interesse dei comunisti dell’est; che molti personaggi citati per nome e cognome non hanno mai reagito e/o querelato l’autore del libro che è rimasto come una pietra miliare nella storia di tangentopoli.

            Per ritornare all’articolo di Le Cronache ha fatto benissimo Falanga a citare il nocciolo della burrascosa vicenda che è e rimane la mancata realizzazione del centro commerciale ad opera del consorzio “Investire Futuro”. Il giornalista si ferma qui e registra la risposta di Santocchio che asserisce di non avere alcun rancore nei confronti di Aliberti e, soprattutto, non ha alcuna idea sul perché della presunta strenua opposizione dell’ex sindaco contro il centro commerciale.

            Per saperne di più o almeno per quanto riguarda la versione di Aliberti bisogna andare al XIV ed ultimo capitolo del suo libro dal titolo “Giù le mani dalla città”. Pasquale Aliberti testualmente scrive:

            “”Era il primo weekend dopo le fatiche di quella straordinaria e vittoriosa campagna elettorale del 2008. Lo trascorsi con la famiglia a Palinuro, dove mi ospitò l’avvocato Mario Santocchio … —Pasquale, a Scafati c’è bisogno di un luogo di aggregazione, un posto dove la gente possa incontrarsi  e divertirsi. La città è morta, la gente non la vive, è abituata a fare i propri acquisti   nel paese di provenienz– così mi disse mentre eravamo in mezzo al mare, nelle splendide acque di Palinuro, a fare noi due soli una lunga nuotata, lontano dalla confusione della spiaggia dove erano tanti i conoscenti, gli Scafatesi che venivano qui a trascorrere le loro vacanze. Ci eravamo allontanati proprio per sfuggire alla curiosità di chi voleva conoscere, parlare o mostrare la propria vicinanza al Sindaco neo eletto. —Mario, sono d’accordo, hai ragione. C’è bisogno di una scossa. Scafati ha bisogno di essere rivitalizzata. La gente si aspetta molto da noi, soprattutto chi ci ha sostenuto contro quelle famiglie che in passato hanno cementificato il paese— … Lui continuò –qui c’è bisogno di creare occupazione e anche di rilanciare l’economia … dobbiamo puntare sul terziario, un centro commerciale, una grande struttura potrebbe essere un’idea. Che ne pensi –Non era certo quello il momento per una riflessione o una risposta radicale … avevo intuito che la questione lo interessava in maniera diretta e personale, ben al di là delle generiche riflessioni  sullo sviluppo della città morta. Gli risposi anche io vago …””.

            Parole e frasi giuridicamente discutibili ma assolutamente non rilevanti né per capire e né per ipotizzare dirette e precise responsabilità penali; parole e frasi pesantissime, però, sul piano strettamente politico.

            Questa la versione univoca di Pasquale Aliberti su quell’incontro marino che doveva stigmatizzare le linee guida per il rilancio della città di Scafati; naturalmente non c’è la controprova sulla veridicità di quanto scritto da Aliberti. C’è però il fatto che, almeno fino ad oggi, non sembra che quel libro nei suoi particolari o nei suoi specifici riferimenti abbia dato origine a querele di sorta. Proprio come accadde per il libro di Carmelo Conte che tutti posseggono e che, forse, soltanto in pochi hanno letto.

            Ma siamo già alla cronaca del blitz (nove inquirenti) disposto dalla procura Antimafia ed eseguito la mattina del 3 aprile 2017 alle ore 7.30 del mattino in Via Aquino n.10, cioè nell’abitazione di Aliberti; inquietante la materia del contendere: Face Book.

            Nella prossima puntata scriverò il mio punto di vista che va oltre la semplice cronaca dell’avvenimento comunque cruento, perché quando si entra in casa della gente non è mai un momento facile, anche per gli investigatori; peggio ancora quando sull’uscio di casa ci sono anche i giornalisti. Alla prossima.

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